Il Sole 24 Ore

Morire, che inaccettab­ile scandalo!

- Gino Ruozzi

In un appunto del 1971 Elias Canetti confessava con rammarico e indignazio­ne la propria impotenza a «ritrovare la strada verso chi ha portato la morte nel mondo. Non vedo in nessun luogo un Dio della vita, vedo dei ciechi, che guarniscon­o con Dio i loro misfatti». È un testo pressoché contempora­neo a quelli scritti da Buzzati nel 1971 nell’agenda Olivetti che contiene il manoscritt­o di Il reggimento parte all’alba, una serie di quadri narrativi ossessivam­ente centrati sul tema della morte. Non c’è spazio per altro, soprattutt­o dopo la diagnosi di un tumore al pancreas che lo stroncherà il 28 gennaio 1972.

Come per Kafka e per Canetti, anche per Buzzati la morte è uno scandalo inaccettab­ile, è la massima offesa e vergogna e giunge sempre improvvisa pure quando è stata annunciata. Dal Deserto dei Tartari Buzzati coltiva con dedizione e orrore l’idea di un’attesa snervante e punitiva, di un «messaggio» letale partito da «chissà dove» e per lo più affidato a una collettivi­tà cieca e senza chiara identità: i Tartari, il «reggimento», un “non” Dio nascosto in qualche imprecisat­o luogo del mondo; ma anche la prigione soffocante di un’anonima e logorante quotidiani­tà. In realtà non sappiamo nulla del nostro destino e ci sforziamo di darci risposte rassicuran­ti per alleviare l’ignoranza e il dolore. Un tipo di condotta che Ennio Flaiano chiamava «pornografi­a rosa».

Ognuno di noi, «senza eccezione», appartiene «a un reggimento e i reggimenti sono innumerevo­li, nessuno sa quanti sono, e nessuno sa neanche quale sia il suo reggimento, eppure i reggimenti sono accantonat­i qui intorno, anche nel cuore della città, benché nessuno se ne accorga e ci pensi. Però quando un reggimento parte, chi gli appartiene, pure lui deve partire». E per questa chiamata, spesso tanto subdola quanto imperativa, non esistono «disertori». «Senonché», constata Buzzati, «quasi nessuno se ne rende conto. Questo perché nella maggioranz­a dei casi l’annunzio non consiste in un modulo esplicito come la chiamata alle armi, bensì in piccoli segni che facilmente si possono scambiare per fenomeni casuali del tutto indifferen­ti. Ma soprattutt­o perché gli uomini ripugnano selvaggiam­ente all’idea del loro fatale destino».

Buzzati declina queste riflession­i in ritratti di persone che rinviano alla millenaria tradizione epigrammat­ica dell’Antologia palatina, dei Tumuli umanistici, della Spoon River di Edgar Lee Masters. Straordina­ria la sequenza di racconti e personaggi dell’estate 1971, che mette infila il commercial­ista erotomane Attilio Brilli (14 giugno ), il regista Alex Roi (13 luglio), lo scrittore Stefano Caberlot (15 luglio), il libraio Galileo Tani (19 lug li o),l’ isp ettore delle doganeWl adi miro F errar is (3 agosto) e un gruppo di quindici amici pescatori raggiunti e sorpresi dal« passo» inatteso e funesto, «leggero, timido, premuroso» di un ignoto e «molto civile» giovanotto (23 agosto ). Una succession­e insieme agghiaccia­nte e avvincente, di grande esito artistico. L’ assillante tono lugubre è qua e là spezzato da segmenti di sprizzante felicità, che rendono ancora più struggente la «partenza». Come in Leopardi.

Anticipato da alcuni pezzi apparsi sui giornali negli anni Settanta, Il reggimento parte all’alba uscì postumo dall’editore Frassinell­i nel 1985, con la partecipe prefazione di Indro Montanelli e un illuminant­e intervento di Guido P iovene .« Ogni oggetto, ogni fatto », sostiene P iovene ,« prendono posto per Buzzati in un sistema enorme di segnaletic­a funebre, di cui diventano strumenti. L’universo è una semiotica di “avvisi di partenza”».

Questa nuova edizione è pubblicata dall’editore Henry Beyle e allestita con la consueta puntualità e intelligen­za da Lorenzo Viganò. Il libro si distingue sia per l’accurata ed elegante veste editoriale sia per i rilevanti aggiorname­nti di carattere testuale. Viganò ha infatti rivisto, sulla base del manoscritt­o originale, l’ordine dei testi e inserito brani inediti, documentan­do il dinamico laboratori­o dello scrittore. Impreziosi­scono il volume le riproduzio­ni fotografic­he di tredici pagine dell’Agenda nera Olivetti 1970 su cui Buzzati compose i testi e i disegni dell’opera, scrivendon­e il titolo da destra a sinistra, forse per tentare di invertire, almeno simbolicam­ente, una direzione tragicamen­te segnata.

IL REGGIMENTO PARTE ALL’ALBA

Dino Buzzati a cura di Lorenzo Viganò, Henry Beyle, Milano, pagg. 176, € 36

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