Emma Dessau Goitein ha dipinto l’ebraismo ashkenazita
Èdifficile immaginare oggi, dopo il tortuoso scorrere del secolo scorso e, soprattutto, dopo il crepaccio profondo scavato dalle persecuzioni nazi-fasciste, cosa significasse l’Italia per gli ebrei d’Europa agli inizi del Novecento. Un paese antico e nuovo, pieno di storia e di arte ma anche una società ottimista e dinamica, rinata con il Risorgimento. Se i sionisti cercavano ispirazione nell’Italia delle guerre d’indipendenza, gli intellettuali ebrei, soprattutto dei paesi di lingua tedesca, vedevano nella penisola un’oasi felice, al riparo dall’antisemitismo, in cui l’ebraismo era rispettato e integrato nella vita civile. Il 1938 era ancora lontano, e nessuno poteva immaginarsi il tradimento delle leggi razziali. Ci sono diversi modi per calarsi in questa atmosfera per noi nostalgica. Uno dei metodi migliori è procedere per immagini e ripercorrere l’atlante italo-ebraico-tedesco offerto dalla mostra che Perugia dedica a Emma Dessau Goitein. Nata a Karlsruhe nel 1877 in una famiglia di profonde tradizioni giudaiche, Emma impersona, nella propria biografia e attraverso il suo lavoro artistico, un mondo di confine. Viene dall’ebraismo ashkenazita, radicato nella Torah e negli studi talmudici. Il padre, Gabor Gedalja Goitein, discende da una dinastia rabbinica boemo-ungherese, ed è esponente di un certo rilievo del movimento neo-ortodosso. La madre è una donna indipendente e tenace, in grado di sostenere i propri quattro figli, dopo l’improvvisa morte del marito, nel 1883. Si studia, a casa Goitein, molto, bene, con passione. Emma riceve un’approfondita formazione artistica. Sua sorella Rahel è invece la prima donna addottorarsi in medicina in Germania, nel 1907. È il matrimonio con Bernardo Dessau, fisico e professore universitario, a portare Emma in Italia. Bernardo insegna dapprima a Bologna e poi all’Università di Perugia. Cosa può esserci di meglio, per un’artista venuta da Oltralpe, dell’Italia del mito, dell’arte e della luce solare? Il percorso artistico della Dessau si snoda tra le eleganze del liberty, una vena di acuta ritrattista e temi più direttamente ebraici. Disegna ex-libris per committenti di prestigio, tra cui il grande bibliografo Elkan Nathan Adler, ma non trascura neppure i protagonisti della vita ebraica italiana dell’epoca. Suo il ritratto, molto penetrante, di Rav Samuel Hirsch Margulies, il talmudista giunto dalla Galizia per ricoprire, con grande successo, la carica di rabbino di Firenze e di guida del Collegio Rabbinico Italiano. Nel volto di Margulies, dall’aria a un tempo esotica, aperta e autorevole, sembra riassumersi tutta una stagione culturale, sapientemente legata al passato e pure capace di confrontarsi con la modernità. La si potrebbe chiamare una “doppia presenza” del giudaismo italiano, durata fino al 1938, che si richiama concettualmente a quell’altro doppio ruolo, nella vita della famiglia e nell’impegno di lavoro, di cui parla Silvana Greco a proposito della Dessau. Gli anni Trenta, che si aprono per Emma con riconoscimenti pubblici e incarichi di rilievo, affondano poi nel dramma della discriminazione. Durante l’occupazione tedesca, lei e il marito Bernardo riescono a salvarsi, grazie alla protezione che viene loro offerta da amici perugini. Dopo la guerra, Emma non disegnerà più. L’atlante della sua visione artistica, così variegato agli inizi del secolo, si chiude nel silenzio. L’Italia accogliente e sfavillante d’arte, che l’ha accolta ai primi del secolo, è solo un ricordo. Svanito, cinereo, muto.
Il suo percorso si snoda tra eleganze liberty, una vena d’acuta ritrattista
e temi ebraici
EMMA DESSAU GOITEIN: UN’ARTISTA EUROPEA A PERUGIA Fedora Boco, Maria Luisa Martella, Gabriella Steindler Moscati
(a cura di) Fabrizio Fabbri Editore, Perugia, pagg. 152, € 25 LA MIA VITA INCISA NELL’ARTE. UNA BIOGRAFIA
DI EMMA DESSAU GOITEIN
G. Steindler Moscati
Mimesis, Milano, pagg. 240, € 20