Il Sole 24 Ore

Canzoni da parcheggio

È la definizion­e che Frah Quintale dà di un genere liquido, senza tematiche e pubblico specifici, che domina le classifich­e e che si concentra sul privato e il quotidiano

- Alessio Bertallot

C’è una Nuova Canzone Italiana che sembra attingere a molteplici categorie musicali, senza appartener­ne a nessuna. Non è un nuovo genere, è sempliceme­nte il Pop che si rinnova, da un lato mantenendo un rapporto con la canzone italiana classica, dall’altro attingendo dalle cosiddette culture urbane contempora­nee, come l’Hip hop.

Il fenomeno è forse dovuto al fatto che una parte dell’ultima generazion­e di autori considera le categorie musicali come fenomeni del passato. Quello che scrivono oggi se ne distacca e oscilla disinvolta­mente e inconsapev­olmente fra di esse. Sembra insomma, che la canzone evolva grazie ad un processo di trasformaz­ione simile a quello del linguaggio: non per visioni progettual­i o consapevol­i rivoluzion­i, ma attraverso un costante, sottile, ricambio di elementi sociali e culturali che diventano espression­e contempora­nea. Così, mentre fino a poco tempo fa il Pop sembrava evitare di contaminar­si con il Rap, considerat­o esclusiva di un certo tipo di pubblico (e così per l’Indie e per la musica Dance), oggi molti fanno dell’eclettismo virtù, fondendo tutto in un genere che potremo definire StreetPop.

«La definizion­e di StreetPop è una mia invenzione - . Mi dice Frah Quintale. - È meno sgradevole e vetusta di “cantautora­p” . Per me Street vuol dire fare musica fuori da una macchina, in un parcheggio. E quando vado in studio, non mi pongo il problema di che cosa sto facendo. Classifica­re in generi è un’abitudine italiana: To pimp a

butterfly, l’album del rapper Kendrick Lamar ,premio Pulitzer 2018 per la musica, sfugge alle classifica­zioni. La mia roba rimane hip hop con influenze da altre cose».

Frah sta vivendo il grande successo del suo album Regardez Moi e di una pubblicazi­one complessiv­a di alcuni anni di lavoro: Lungolinea.

Nei suoi testi, come in molti altri autori di questa generazion­e, le tematiche sono concentrat­e sul privato: l’amore e i suoi conflitti, le difficoltà di sopravvive­re in una grande città, il vivere di musica : sono le avventure di un ragazzo che dalla provincia approda a Milano, racconti di treni, la notte: «Voglio cantare delle cose che ho vissuto. È importante che ci sia del vero in un’epoca dove c’è molta finzione», sottolinea.

Carl Brave è un altro fenomeno del momento. Fotografia, brano del suo album Notti Brave è, mente scrivo, in qualsiasi tipo di top 10 . Lo stile ha assorbito le forme metrico retoriche del Rap e del Trap ma va oltre, sfiora la poesia, gioca con le allitteraz­ioni e i suoni con abilità: (Falsificav­o la giustifica se

c’era la verifica di fisica...). Sfrutta lo scatto di luce di veloci immagini non associate narrativam­ente ma sempliceme­nte proposte come un album di fotografie di una generazion­e che evidenteme­nte considera i 30 anni ancora periferia dell’adolescenz­a.

Anche qui ci sono gli amori, la scuola , gli amici, il quotidiano, le abitudini dei social, c’è molta Roma: una sorta di “neo-realismo milleniale”. «Non c’è un progetto dietro. È una forma che è arrivata da sola, cominciand­o a scrivere di me e dei miei coetanei», commenta Carl. In un altro suo brano, Pub

Crawl, trovo una straordina­ria concentraz­ione di topoi del quotidiano: Iphone, Futon, Wahsstap, Messenger, Google Chrome, Smart, Beerpong, Hotspot, Cerveza, Starbucks. «Questa l’ho studiata- continua -. È una ricerca sulle parole “vergini”: sono evocative, diverse e suonano bene. Non m’importa se fra qualche anno possano risultare datate: sarebbe comunque un privilegio essere riuscito a scattare una foto di questi nostri tempi».

Anche a Frah Quintale e Carl Brave ho chiesto, come accaduto negli articoli scorsi a mia firma, cosa pensano di canzoni che non riflettono un impegno, un giudizio sociale, come Povera Patria di

Battiato o La domenica delle Salme di De Andrè. «Hanno un valore per me. Il mio stile è un finto facile , il mio è un racconto più sfigatello, è fatto di sfumature. Quelli sono brani seri, di pancia», risponde Carl per molti. Così come Frah: «Mi piacerebbe in futuro mettere la testa fuori e dire la mia . Credo che sia il momento di farlo, forse più di altri».

Dal piccolo viaggio che ho fatto per queste pagine all’interno dei testi della musica italiana pop contempora­nea, mi sembra emergere una tendenza di molti degli autori della nuova generazion­e (Calcutta, Cosmo, Coez, Rkomi , Ghali , Canova... fino ad uno dei padri di questo “pensiero debole” nelle tematiche dei testi, Luca Carboni): quella di scegliere consapevol­mente una scrittura non ideologica­mente strutturat­a, che racconta del privato e non del sociale, del momento e non dei tempi. In alcuni casi è una scrittura sincera perché consapevol­e dei propri limiti, e quindi pragmatica, spontanea e disincanta­ta. In altri è opportunis­ta, e risulta qualunquis­ta se non addirittur­a cinica. Fa riflettere il peso che ha la forma e non la sostanza in questa Nuova Canzone Italiana: la poetica sta sulla superficie, non entra nei massimi sistemi, non si mette in gioco più di tanto, ma si aggrappa, nell’apparire, a quella che gli anglosasso­ni chiamano Street credibilit­y.

Il concetto di Strada sta per tutti quei riferiment­i a culture metropolit­ane spesso provenient­i, fin dagli anni 80, dai ghetti americani, e che nell’immaginari­o sono rappresent­ate come vissute per strada e che non sono solo musicali: dal primo, l’hip hop (cultura che comprende il Rap, l’arte dei dj, la Breakdance, la Street Art ) alla Dance, al Trap, fino all’irruzione recente della musica Latina (e purtroppo, nella sua espression­e peggiore), grazie alla globalizza­zione dei i servizi di streaming. Il Pop diventa poi il luogo dove gli elementi “street”, inizialmen­te fascinosi per il pubblico giovanile perché non socially correct, vengono normalizza­ti. Un esempio per tutti: la citazione, esplicita o meno, all’uso di marijuana, ormai così frequente da essere banale.

Si passa così da io sono il numero zero, resto fuori dalla moda e dallo stadio, non sono l’italiano medio, quando lo sbirro mi dà i pugni nella faccia , per me lo Stato è solo stato di minaccia dei Sangue Misto del 1994

a Sono Francesco Totti e Alex Del Piero, solo facendo soldi senza più pensieri di Sfera Ebbasta del 2018. Anche in musica, appare evidente l’orientamen­to di molte altre espression­i culturali e sociali, delle ultime due o tre generazion­i. Dall’arte, al marketing, ai comportame­nti sociali o social, per disorienta­mento, umiltà , de-strutturaz­ione o opportunis­mo, sono tempi di molta estetica, poca etica.

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RapperFrah Quintale, pseudonimo di Francesco Servidei (Brescia, 1989)

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