Taglio selettivo del cuneo: 5-10 punti per imprese 4.0
In vista della manovra allo studio misure per rilanciare i contratti stabili nelle aziende attive nell’innovazione tecnologica - Un piano da 1-1,5 miliardi
Per rilanciare i contratti a tempo indeterminato il Governo sta pensando di alleggerire il cuneo fiscale alle sole imprese attive nel settore innovazione: un taglio fino a 10 punti nel caso la dote con la prossima manovra raggiungesse 1,5 miliardi, la metà se le risorse si fermassero a un miliardo. È quanto stimano le prime ipotesi tecniche che valutano al ministero del Lavoro, in attesa del confronto con il ministero dell’Economia la prossima settimana. A insistere sul taglio selettivo sarebbe soprattutto il ministro del Lavoro Di Maio. Allo studio anche la possibilità di agganciare all’intervento un piano di revisione tariffaria Inail, in modo da irrobustire il taglio del costo del lavoro di alcune centinaia di milioni.
Un taglio selettivo, limitato al settore dell’innovazione tecnologica. È quello al quale sta pensando il Governo per alleggerire il cuneo fiscale-contributivo sui contratti a tempo indeterminato. La sforbiciata in chiave 4.0 sarebbe di almeno cinque punti con la possibilità di salire fino a 10 punti nel caso in cui la dote a disposizione con la prossima manovra raggiungesse quota 1,5 miliardi. Se l’asticella delle risorse utilizzabile si fermasse a un miliardo, il taglio verrebbe dimezzato. Almeno sulla base delle primissime ipotesi tecniche che si stanno valutando al ministero del Lavoro in attesa del confronto sulle reali compatibilità con il ministero dell’Economia. Che dovrebbe scattare già la prossima settimana. Tra le “subordinate” molto gettonate a via Veneto c’è anche quella di agganciare a questo intervento un piano di revisione tariffaria targato Inail, che avrebbe l’effetto immediato di irrobustire il taglio del costo del lavoro di alcune centinaia di milioni.
A insistere sul taglio selettivo sarebbe soprattutto il ministro del Lavoro, e vicepremier, Luigi Di Maio, che già a inizio luglio aveva annunciato un pacchetto di misure in questa direzione, con l’obiettivo di aiutare «quei settori e quelle categorie» in grado di aver ripercussioni positive sull’economia.
L’ipotesi sulla quale, al momento, si stanno concentrando i tecnici del Lavoro è quella di ridurre, in caso di assunzione stabile, l’attuale aliquota di almeno cinque punti. Il taglio sarebbe strutturale, ma, come detto, limitato alle sole aziende con vocazione 4.0. Una mossa condizionata dalle poche risorse a disposizione, che seguirebbe l’attuale mini-incentivo in favore di chi stabilizza under35 (esonero del 50%, fino a 3mila euro, per tre anni) confermato dal decreto dignità anche per il 2019 e 2020. Alla fine, infatti, la dote per il taglio del cuneo non dovrebbe superare gli 1,5 miliardi.
Restano, però, diversi nodi da sciogliere. A cominciare dal bacino interessato dalla sforbiciata al cuneo, di non facile e univoca individuazione. Con il rischio, quindi, sempre dietro l’angolo quando si ipotizzano misure selettive, «di determinare possibili abusi e squilibri nel mercato e tra le stesse imprese», evidenzia Arturo Maresca (La Sapienza, Roma). Nella maggioranza c’è chi punta a far partire un’operazione più ad ampio raggio coinvolgendo altri settori produttivi, e comunque con effetti “più generalizzati” e pertanto meno settoriali.
C’è poi la questione delle tariffe Inail. A questo proposito a giugno, in occasione della relazione 2018 sull’attività dell’Istituto, Di Maio aveva affrontato il tema del costo del lavoro e della sicurezza sul lavoro parlando di possibili «meccanismi di incentivo» per chi investe di più e fondi per start up impegnate sui fronti dell’efficienza sanitaria e la sicurezza sul lavoro. Nella stessa occasione era stato affrontato il tema della revisione delle tariffe Inail. Un’operazione, quest’ultima, che potrebbe essere realizzata in parallelo all’intervento sul cuneo.
A premere per abbassare le tariffe Inail è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, favorevole, più in generale, ad alleggerire il costo del lavoro stabile a carico delle imprese: «L’obiettivo deve essere quello di spingere i contratti a tempo indeterminato, che devono tornare a essere un canale importante di ingresso nelle aziende».
Nei dossier tecnici che torneranno a essere esaminati dopo la pausa estiva ci sono anche Flat tax, reddito di cittadinanza e ripristino della Cigs per cessazione d’attività, pensioni con quota 100 modulabile per la gestione degli esuberi e il ricambio generazionale (si veda Il Sole 24 Ore di giovedì scorso). Da sciogliere c’è poi il nodo del piano per la messa in sicurezza di infrastrutture, invasi e forse scuole. Un maxi-intervento che il Governo vorrebbe realizzare al di fuori dei vincoli Ue oppure estendendo i nuovi spazi di flessibilità che il ministro Giovanni Tria sta trattando con Bruxelles. Sulle infrastrutture Tria, in procinto di partire per la Cina, resta prudente dando la priorità all’utilizzo dei circa 150 miliardi per 15 anni già in bilancio. La vera partita per il Mef, al netto della questione-spread, è sulla flessibilità per la manovra. L’obiettivo sarebbe quello di ottenere un margine dai 10 ai 12 miliardi rallentando il percorso per la riduzione del deficit strutturale. Una dote che verrebbe utilizzata per disinnescare le clausole Iva (oltre 12,4 miliardi). E di questo si parlerà all’Eurogruppo e all’Ecofin del 7-8 settembre.