E LA CAPRA APPARVE NEL MERIGGIO
s Lo struggimento di una ver
tigine sul sottofondo di un tic
chettio: è quello della pietra sul guscio di una mandorla, per gustarne il frutto. Il tutto accade nel sopraggiungere di una sera d’estate al Parco archeologico della Valle dei Templi ad Agrigento, raro esempio di eccellenza culturale e paesaggistica.
È la sindrome della capra girgentana più che quella di Stehdhal perché l’animale appare nell’incanto del meriggio – tra i mandorleti, i carrubi e i pergolati di gelsomino – e il visitatore si ritrova nella dolce affezione di un incontro metafisico.
L’ ovino di cui Andrea Camille ritesse le lodi è caro assai a Giunone il cui tempio, con quello della Concordia, èrifug iodi un baluginio sac rissi modi Numi tutti santissimi. Razza pregiata, quella girgentana, data per estinta è tornata a zampettare tra le vestigia nell’habitat a lei naturale.
Cosa ovvia – la capra ad Agrigento – come scorgere lo stambecco sullo Stelvio, ma al prezzo del paradosso: l’architetto Giuseppe Parello, il direttore del parco archeologico, a causa dell’ottusa burocrazia regionale ha dovuto iscriversi all'albo degli allevatori.La madre di Parello ancora non sa spiegarselo: «Ma come, ti ho fatto studiare per ritrovarti capraio?». Non è così, dice il figlio ma spietata è la verità: «E nemmanco pecoraio ma capraio!».
@Buttafuoco