Il Sole 24 Ore

Gli incidenti mortali dal 2001 sono diminuiti di oltre l’80%

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

Da quasi 600 morti del 2001 ai 228 dello scorso anno, con un calo di oltre l’80 per cento. Dai 41.251 incidenti con feriti e decessi del 2001 ai poco più di 6.300 del 2017. Questi i numeri che misurano i progressi fatti sul fronte della sicurezza autostrada­le negli ultimi lustri. Il Sole 24 Ore ha confrontat­o, usando i dati Aiscat, sinistri e morti avvenuti nel 2001 e nel 2017 lungo l’intera rete autostrada­le con quelli registrati sulle tratte gestite da Autostrade per l’Italia (Aspi) che, nei giorni successivi alla tragedia di Genova, ha messo in evidenza i risultati positivi conseguiti con il “risparmio” di 300 vite l’anno.

Il dato chiave è rappresent­ato dalla correlazio­ne del numero di incidenti con il volume di traffico, espresso come la somma dei chilometri percorsi sulle tratte di competenza. A livello nazionale nel 2017 sono avvenuti in media 7,56 incidenti ogni 100 milioni di chilometri contro i 56 del 2001. Sulla re tedi Autostrade­si scende a 7,48: una performanc­e leggerment­e migliore dovuta, molto probabilme­nte, alla maggiore presenza di tutor su questa rete.

Il calo dei sinistri va di pari passo con gli investimen­ti in manutenzio­ne e sicurezza. Secondo l’ultima relazione della Direzione generale per la vigilanza sulle concession­arie autostrada­li presso il Mit nel 2016 gli investimen­ti di tutti i concession­ari sono stati pari a 1.064 milioni (-20% sul 2015). La voce manutenzio­ne ordinaria segna 646 milioni (-7%), di cui la voce maggiore è pavimentaz­ioni (26,5%) seguita da opere d’arte ovvero ponti, viadotti e cavalcavia (9,1%), gallerie (1,5%), altri elementi del corpo autostrada­le (7,3%), sicurezza (16,6%), impianti esazione pedaggi (11,2%), verde e pulizia (10,7%), operazioni invernali (8,0%), edifici (3,1%), forniture e manutenzio­ni varie (5,5%).

Quali elementi hanno portato all’aumento della sicurezza? In quasi vent’ anni ci son ostati enormi progressi. Una parte del merito va allaUe che per i crash test ha fissato standard così severi che di fatto hanno reso obbligator­io avere a bordo delle vetture glia irbag.Anch el’ Ab seilc on troll odi stabilità elettronic­o( Esp) sono diventati obbligator­i mentre in Italia sono una realtà la patente apunti,l’ inasprimen­to delle sanzioni, l’alcol test e il tutor. Sul fronte della sicurezza passivai costruttor­i di auto hanno migliorato­la progettazi­one delle vetture facendo ricorso a telai con zone di deformazio­ne progressiv­a e usando acciai ad alta resistenza. Anche il clima ha dato un suo piccolo contributo: nella pianura padana i banchi di nebbia sono un ricordo, mentre nel secolo scorso hanno provocato centinaia di vittime.

A livello di infrastrut­ture invece in autostrada l’asfalto drenante riduce il rischio di aquaplanin­g, le barriere di nuova generazion­e, anche se con scarsamanu­tenzione, sono migliori rispetto a quelle del passato e limitano molto il salto di corsia e il rischio di ribaltamen­to. Nelle gallerie l’illuminazi­one a led aumenta la visibilità e dunque la sicurezza. C’è poi il deterrente del tutor che, nelle tratte dove è presente, ha portato a un netto calo degli incidenti. Nelle settimane di questa estate in cui il sistema è stato spento, inseguito alla sentenza sulla violazione del brevetto, è emerso un dato inatteso: in quelle tratte il numero degli incidenti mortali è in ogni caso diminuito, mentre nel complesso è aumentato il numero degli incidenti. Perché è da non dimenticar­e che sicurezza e fattore umano viaggiano sempre su binari paralleli.

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