I professionisti passano al gioco di squadra
Con l’unione di più competenze si rafforza l’offerta ai clienti - Premiati da fatturati in crescita, a mettersi insieme sono commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati - Resta ancora da capire quale sia la formula giuridica ottimale
Sempre più multidisciplinari e multiprofessionali, ma ancora alla ricerca della forma giuridica ottimale. Negli ultimi anni, complice da un lato la crisi e il calo del fatturato, dall’altro un cambiamento della domanda, gli studi hanno iniziato a fare gioco di squadra coinvolgendo professionisti diversi, per aumentare la dimensione, rafforzarsi e diventare più competitivi.
La partenza
«In principio - spiega il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella - si è trattato soprattutto di una condivisione degli spazi, poi, a mano a mano, si è passati a una vera e propria integrazione sempre più strutturata. La presenza di competenze diverse aumenta i servizi offerti e lo studio diventa un hub di professionalità trasversali in grado di risolvere più questioni e intercettare nuove esigenze. A questo si aggiunge il vantaggio dell’ottimizzazione dei costi, soprattutto per le realtà più piccole».
L’identikit
A tracciare l’identikit degli studi multidisciplinari è il Politecnico di Milano. I più numerosi (pari al 68%) sono quelli composti da commercialisti e consulenti del lavoro, seguiti dalle alleanze tra avvocati e commercialisti (17%), mentre solo il 6% riunisce queste tre professioni. Hanno un organico medio di 6,7 persone - contro le 3 delle realtà più tradizionali - e sono più giovani. L’età media è di 42 anni, rispetto ai 46 della totalità degli studi (mono e multidisciplinari). Tendono però a osare poco nella scelta della forma giuridica: la più diffusa in oltre la metà del campione resta lo studio individuale (58%), seguita da quello associato (in un caso su cinque), mentre solo l’11% ha optato per la Srl o la Spa e appena il 3% è una Stp (Società tra professionisti). A maggio di quest’anno al Registro delle imprese risultavano 2.322 Stp (mono e multidisciplinari) iscritte al Registro delle imprese, contro le 1.246 del 2016. Tra queste ci sono studi mono e multidisciplinari.
Anche sul fronte della digitalizzazione - come mostra il report «Analogici si nasce, digitali si diventa! 2017-2018» che ha analizzato un campione di oltre mille studi -resta ancora molto da fare. Solo uno studio su quattro ha investito oltre 10mila euro in tecnologia, mentre l’1% non ha speso nulla.
Le premesse per un’inversione di rotta, però, ci sono, perché il 44% del campione ha previsto un aumento di questi investimenti per quest’anno.
Le esperienze sul campo
Ha scelto la strada della multiprofessionalità lo studio Villa&Villa. Fondato a Milano nel 1950, è ora alla terza generazione e spazia dalla consulenza fiscale a quella societaria, passando per i servizi legali, le tematiche aziendali e del lavoro. «Siamo nati come studio di commercialisti - spiega il managing partner Emiliano Villa - e agli inizi degli anni Duemila abbiamo incluso altre professionalità».
Oggi lo studio associato conta in totale 15 professionisti: sei commercialisti, altrettanti consulenti del lavoro e tre avvocati. «La multidisciplinarità - continua Villa - ci consente una maggiore velocità di gestione, anche dei dati sensibili, un’ottimizzazione dei costi e una maggiore propensione alla digitalizzazione. Per le imprese che si rivolgono a noi siamo un unico interlocutore e questo rappresenta un canale di ingresso di nuovi clienti. Tanto che il nostro fatturato ha registrato una crescita a due cifre negli ultimi cinque anni».
Lo studio «A+C Avvocati e commercialisti associati» è nato nel 2009 e conta sedi a Crema, Milano e Cremona. È composto da 4 legali e da 5 commercialisti. «La creazione di una realtà interdisciplinare - dice Giulio Cerioli, legale e managing partner - è stata la formalizzazione di un’interazione già consolidata». Oggi lo studio è pronto a fare il passo successivo con un’alleanza più stretta a quattro: «Tra fine settembre e metà ottobre - prosegue Cerioli - costituiremo una Sta (società tra avvocati). Sono professionisti con cui collaboriamo da anni: lo studio Mauro Puppo e Angelo Bonfanti di Monza, quello di dottori commercialisti ed esperti contabili Marco Palamidessi che opera in Toscana e Bimalex di Sandro Biletta e Lucio Mazzotti di Cremona. Volevamo compiere questo cambiamento da tanto tempo e ora, con la legge sulla concorrenza a partire da agosto 2017 questo è diventato possibile».
Ad Atax, fondata nel 2016 e presente a Milano, Roma e Bologna, lavorano invece 13 professionisti (10 commercialisti, un avvocato e due esperti di economia aziendale). «Le attività di adempimento - rileva il managing partner dello studio Alessandro Atzeni - stanno diventando sempre più una commodity. Per questo stiamo attuando una nuova trasformazione verso la consulenza nella gestione dell’impresa».
La forma societaria prescelta è quella dell’associazione professionale. «La sua regolamentazione - ricorda Atzeni - risale al lontano 1939. La governance è complicata e restano rigidità a livello contabile. La creazione di una Stp potrebbe essere un punto di arrivo, ma restano da chiarire alcuni aspetti, in primo luogo quello previdenziale. Se dovessero esserci modifiche alle regole esistenti potremmo valutare questa formula».
CONSULENZA FISCALE E LAVORATIVA
E’ la percentuale di studi multidisciplinari composta da commercialisti e consulenti di lavoro secondo il Politecnico di Milano.
Lavori in corso al Mise sulle Stp
A livello normativo, conclude il presidente di Confprofessioni, «sono stati fatti molti passi avanti. Tuttavia gli interventi hanno finora riguardato singole professioni, mentre occorrerebbero politiche di insieme, mirate a favorire aggregazioni di questo tipo, soprattutto da parte dei giovani, a partire da nuovi sgravi fiscali. La regolamentazione delle società tra professionisti è un buon punto di partenza, ma restano ancora alcuni nodi da sciogliere. Nel corso del nostro ultimo incontro il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha però preannunciato per settembre un intervento in questa direzione».
ORGANICO MEDIO
Negli studi multididisciplinari secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano contro una media di 3 per la totalità degli studi. L’età media è di 42 anni
La forza dell’aggregazione. Lo studio multidisciplinare offre alle imprese un interlocutore unico con un’ampia gamma di competenze (nella foto la nazionale italiana di rugby)