Autostrade scrisse a febbraio: urgente rinforzare il ponte
La Gdf ha sequestrato ieri documenti al Mit. Toninelli: bene fare chiarezza
Svolta nelle indagini sul crollo del ponte Morandi a Genova: con una lettera del 28 febbraio 2018, Autostrade per l’Italia sollecitò il ministero delle Infrastrutture sui rischi per la sicurezza del viadotto legati al ritardo dell’approvazione del progetto esecutivo di rinforzo. Aspi - secondo quanto rivela l’Espresso - chiese al ministero di accelerare l’iter proprio per garantire la sicurezza del ponte.
Svolta nell’indagine sul crollo del Ponte Morandi: Autostrade per l’Italia aveva sollecitato il ministero delle Infrastrutture sin da febbraio a velocizzare l’iter di approvazione dei nuovi lavori sul viadotto crollato il 14 agosto. Lo ha anticipato ieri sera «L’Espresso», al termine di una giornata di sequestri di documentazione al ministero delle Infrastrutture e alla Spea, società di progettazione del gruppo Atlantia, di cui parte anche Aspi.
Spunta una lettera spedita il 28 febbraio da Michele Donferri Mitelli, responsabile manutenzione di Aspi, alla direzione generale Vigilanza concessioni autostradali (Dgvca) del ministero e, per conoscenza, al provveditorato Opere pubbliche di Genova. Donferri non parla esplicitamente di rischi immediati per il degrado della struttura, ma sottolinea «l’urgenza che riveste la conclusione dell’iter approvativo dell’intervento in argomento». Questo «sia per la pianificazione economica che per l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera». Dunque, vengono sempre prima le ragioni contabili e burocratiche. Lo conferma il fatto che Aspi, di fronte all’inerzia degli uffici ministeriali, non limita il traffico sul viadotto (per esempio, chiudendo ai mezzi più pesanti o facendo passare i veicoli solo su una corsia per senso di marcia, ricavata al centro di ciascuna carreggiata). Né Aspi fa cenno a una procedura d’urgenza per far partire i lavori senza aspettare i normali tempi di aggiudicazione dell’appalto.
Se ne potrebbe dedurre che nemmeno Aspi fosse consapevole di una situazione ad alto rischio, ma questo sarà oggetto di ulteriori accertamenti. Per ora l’unica cosa certa è che la lettera di Donferri è una messa in mora nei confronti del ministero, per aver sforato i termini previsti dalla procedura: in quel momento erano passati 28 giorni dal parere favorevole del Comitato tecnico amministrativo (Cta) del provveditorato e Donferri stimava che i lavori non potessero essere posti «in esecuzione prima del secondo semestre 2019 o inizio 2020».
Il sequestro di ieri è stato a largo raggio, tra soggetti pubblici e privati e su carte che risalgono anche alla costruzione del ponte (c’è anche una relazione «corposa» in cui negli anni 80 il progettista del ponte, Riccardo Morandi, si diceva stupito del degrado dei materiali) e file contenuti nel server del gruppo autostradale a Firenze. Se sul ruolo del ministero si era già molto parlato (e ieri il ministro Danilo Toninelli si è detto «ben felice che si faccia chiarezza su quanto accaduto in passato»), ora viene in evidenza quello di Spea.
C’era anche un rappresentante della società alla riunione del Cta il primo febbraio. Ci si chiede se i partecipanti più tecnicamente qualificati non avessero dovuto segnalare chiaramente che le condizioni del ponte richiedevano lavori con procedura d’urgenza.
La Spea appare particolarmente qualificata. Non solo per il suo ruolo nella progettazione, che la mette in condizione di sottolineare eventuali criticità dell’opera su cui intervenire. Ma anche perché un’altra parte della sua attività consiste nell’eseguire controlli sulle strutture, con apparecchiature particolari. La Spea, inoltre, ha redatto particolareggiate linee guida sulle manutenzioni. Andrà poi verificato se il progetto aveva avuto una validazione da parte di un soggetto terzo, come per esempio ci si sta preparando a fare in questi giorni per quello di ricostruzione del ponte.
Fino a questo punto la Procura ha sempre ribadito che non ci sono ancora indagati, perché occorreva approfondire le acquisizioni e lo studio dei documenti. Le novità di ieri sembrano avvicinare il momento dei primi avvisi di garanzia.