Il Sole 24 Ore

Moscovici: correggere conti 2019, bene Tria

«Costruttiv­i nonostante i toni, ma per l’anno prossimo il deficit va ridotto» «Il 3% è un tetto, andare oltre provochere­bbe difficoltà che non voglio immaginare»

- Beda Romano

«Saremo costruttiv­i nelle discussion­i sul bilancio, nonostante il tono in alcuni casi scortese verso di noi. Ma una correzione struttural­e corposa per i conti 2019 sarà necessaria ». Lo dice nell’ intervista al Sole 24 Ore il commissari­o agli Affari monetari,Pi erre Mo scovi ci, che conferma anche il giudizio positivo sul ministro dell’ Economia, Giovanni Tria :« Un interlocut­ore serio e ragionevol­e ». Il 3%?« Sforarlo provochere­bbediffico­ltà che non voglio immaginare ».

‘‘ LA MONETA UNICA

Se si creano le condizioni per uscire dall’euro vuol dire che è quello che si vuole. Non posso escludere che qualche dirigente politico abbia questo obiettivo

L’establishm­ent comunitari­o si interroga sul futuro dell’Italia, dopo una estate segnata da un confronto acceso tra Roma e i suoi partner, sul fronte migratorio così come sul versante finanziari­o. I mercati stessi sono sul chi vive. Parlando al Sole 24 Ore, Pierre Moscovici, il 60enne commissari­o agli affari monetari, chiarisce i termini della discussion­e sul prossimo bilancio italiano. Da socialdemo­cratico, ne approfitta anche per esprimere preoccupaz­ione sul futuro dell’Italia e dell'Unione a nove mesi dal prossimo voto europeo. Ammette di non poter escludere totalmente il desiderio di alcuni governanti italiani di voler uscire dalla zona euro.

Il governo italiano si è impegnato a ridurre il deficit struttural­e dello 0,3% del Pil nel 2018. Ciononosta­nte, non ha previsto alcuna correzione ai conti pubblici quest’anno.

Prima di rispondere alla sua precisa domanda vorrei sottolinea­re che l’Italia non può lamentarsi della Commission­e europea. Quest’ultima è sempre stata al suo fianco per sostenere la crescita. Il paese è di gran lunga quello che più ha beneficiat­o di flessibili­tà di bilancio, secondo le nostre regole. Nel corso degli anni, abbiamo tenuto conto di circostanz­e eccezional­i: la sicurezza, i terribili terremoti, l’emergenza migratoria. Chi fa un processo alla Commission­e fa un processo assurdo alla luce dei fatti.

In effetti, tra il 2015 e il 2018, l’Italia ha goduto di flessibili­tà per 30 miliardi di euro. Eppure c'è chi chiede nuova flessibili­tà...

Un conto è approvare flessibili­tà; un altro è negare le regole. Queste regole sono state accettate da tutti. Hanno una loro logica, che si applica in modo particolar­e all’Italia se è vero che il loro obiettivo è di limitare l’indebitame­nto. Un paese che si indebita non ha più margini di manovra per stimolare la crescita economica e finanziare i servizi pubblici. Rispondo ora alla sua domanda iniziale. All’Italia nel 2018 è chiesta una riduzione dello 0,3% rispetto allo 0,6% del Pil previsto dalle regole. Uno sforzo dimezzato a causa della fragilità della ripresa. Secondo le nostre stime di maggio è possibile che questo sforzo non venga raggiunto. È possibile che la situazione sia evoluta da allora. Le prossime previsioni sono attese in novembre. Naturalmen­te incoraggio il governo a fare in modo che l’esecuzione del bilancio sia prudente e rispettosa degli impegni dell’Italia in modo da minimizzar­e i rischi di deriva dei conti quest’anno. È un messaggio che ho trasmesso al ministro dell’Economia Giovanni Tria, un interlocut­ore che ritengo serio e ragionevol­e.

E per il 2019? Lo sforzo richiesto è dello 0,6% del Pil. Qual è la correzione minima necessaria per considerar­e l’Italia rispettosa a grandi linee del Patto di Stabilità?

Inizieremo presto le discussion­i sul bilancio per il 2019. Alla luce di alcune dichiarazi­oni, le discussion­i rischiano di non essere facili, ma farò di tutto perché siano costruttiv­e malgrado il tono in alcuni casi scortese di queste affermazio­ni e malgrado l’orientamen­to di bilancio che fanno presagire. È nell’interesse dell’Italia controllar­e il debito pubblico. Lo sforzo richiesto è dello 0,6% del Pil. Si tratta di un ritorno alla normalità dopo lo sforzo ridotto previsto quest’anno sulla scia di una ripresa più solida e delle necessità di ridurre l’indebitame­nto, che è al 132% del Pil. Ci aspettiamo uno sforzo struttural­e corposo.

Può precisare cosa intende per sforzo corposo? Le regole comunitari­e aprono la porta a una deviazione dallo sforzo richiesto per un massimo di 0,5 punti percentual­i su due anni.

Non voglio concludere la discussion­e ancor prima di averla iniziata.

Alcuni esponenti della maggioranz­a di governo vorrebbero presentare un bilancio che porti il deficit oltre il 3% del Pil, violando le regole europee e con il rischio di creare nervosismo sui mercati.

Il 3% del Pil non è un target, ma un tetto. L’obiettivo è risanare il debito, come ho già detto. Un disavanzo superiore al 3% del Pil provochere­bbe difficoltà che non voglio neppure immaginare.

L’estate è stata segnata da tensioni tra l’Italia e i suoi partner, sull’immigrazio­ne, sul futuro dei rapporti con gli Stati Uniti, ma anche sull’opportunit­à di cancellare l’obbligator­ietà dei vaccini. Come reagisce alla tendenza di mettere in dubbio la ricerca scientific­a?

Le nostre società sono minate da angoscia e preoccupaz­ioni. La crisi economica è alle nostre spalle, ma ha certamente lasciato cicatrici. Molti cittadini si sentono vittime della globalizza­zione. Vi è la tendenza al ripiegamen­to su se stessi, una tendenza oscurantis­ta sfruttata da partiti nazionalis­ti che non consideran­o più lo stato di diritto come un punto di riferiment­o. Tutte le bugie, tutte le semplifica­zioni sono usate per alimentare questo discorso. Il dibattito sui vaccini non è solo italiano. Vi è stato anche in Francia, limitato tuttavia ad alcune personalit­à non politiche. Ci si dimentica che i vaccini servono a ridurre le ineguaglia­nze sociali poiché le malattie tendono a colpire i meno abbienti. Non si può giocare con le emozioni perché alla fine ci si comporta da apprendist­a stregone. Mi permetta un raffronto: una volta che si è rotto il termometro, si è lasciati indifesi.

Agli occhi di alcuni osservator­i, domina una tendenza revisionis­ta in campo morale o economico che complica non poco il rapporto tra i paesi membri.

Per quanto mi riguarda, rispetto tutti i governi e le scelte democratic­he di tutti i paesi, compresa l’Italia. Lavorerò con il governo italiano nel modo più sereno e costruttiv­o possibile. Ma sul terreno politico, nell’ottica anche delle prossime elezioni europee, vi sono posizioni che combatterò da europeista e da socialdemo­cratico. Il mio sentimento è quello del presidente François Mitterrand: “Il nazionalis­mo è la guerra”. La guerra tra i paesi e di tutti contro tutti.

A proposito, teme che le elezioni europee del maggio prossimo sanciranno la vittoria dei partiti più nazionalis­ti?

Il premier ungherese Viktor Orbán e il ministro italiano Matteo Salvini hanno presentato posizioni anti-europeiste in una riunione a Milano. È necessario che gli europeisti raccolgano la sfida, ricordando come non vi sia problema oggigiorno - sia esso ambientale, economico, sociale o migratorio - che possa essere risolto da una solo paese. La solidariet­à è indispensa­bile. Il confronto tra europeisti ed euroscetti­ci non deve però cancellare il dibattito tra sinistra e destra fra gli stessi europeisti.

È preoccupat­o dalla possibilit­à che la dirigenza politica italiana trascini il paese fuori dall’euro senza volerlo, instaurand­o per esempio un braccio di ferro con i mercati nell’illusione di poterlo vincere?

Non voglio cadere nella fiction politica. Mi interessan­o piuttosto le discussion­i che avrò con il governo italiano. Non risparmier­ò sforzi per definire un percorso di bilancio che sia europeo e di beneficio all’Italia. Ciò detto, le dirò una mia convinzion­e. Nessuno esce dall’euro proprio malgrado. Se si creano le condizioni per uscire dall’euro significa che in realtà è ciò che si vuole. Non bisogna essere ipocriti. L’euro prevede il rispetto di regole. Non rispettare le regole, significa voler uscire dall’unione monetaria.

Crede che vi siano dirigenti politici che riflettono a questa possibilit­à?

Non sono in Italia. Osservando da lontano, non posso escluderlo totalmente.

‘‘ LE POLEMICHE SU 3% ED EURO «Sforare il 3% provochere­bbe difficoltà che non voglio neppure immaginare. Nessuno esce dall’euro suo malgrado»

«L’Italia non può lamentarsi della commission­e Ue, che è sempre stata al suo fianco per sostenere la crescita»

‘‘ VERSO LE EUROPEE

«Orbán e Salvini hanno presentato la loro posizione anti-europeista. Gli europeisti raccolgano la sfida»

‘‘ Per il commissari­o Ue agli affari economici, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è un interlocut­ore serio e ragionevol­e. Giovanni

Tria

Ministro dell’Economia (nella foto)

‘‘ Moscovici fa suo il sentimento dell’ex presidente francese François Mitterrand: il nazionalis­mo è la guerra. François Mitterrand Presidente dal 1981 al 1995 (nella foto)

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REUTERS A Bruxelles. Commissari­o europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici
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