Il Sole 24 Ore

Cresce l’attesa per l’esordio a Céline di Hedi Slimane

- Angelo Flaccavent­o

Settembre è mese di riavvio generale. Nella moda il fermento è doppio: in quattro settimane di sfilate, il consesso dei creatori decide le sorti dello stile per l’estate ventura. La moltiplica­zione esponenzia­le di autori e visioni ha praticamen­te polverizza­to il concetto stesso di tendenza, ma è innegabile che esistano macro correnti che catturano e definiscon­o lo spirito confuso del nostro tempo. La kermesse attuale sarà aperta da New York il 6 settembre, seguita da Londra e Milano; chiuderà Parigi con una dieci giorni che si annuncia particolar­mente dinamica.

L’asse del gusto condiviso potrebbe spostarsi se i debutti eccellenti di Hedi Slimane da Céline e Riccardo Tisci da Burberry saranno all’altezza del battage. La corrente intensamen­te decorativa, fiammeggia­nte e neobarocca inaugurata tre anni fa da Alessandro Michele per Gucci, baciata da un travolgent­e successo, subirà di certo un attacco, estetico e non. È scontro di titani: i tre direttori creativi hanno indubbia verve comunicati­va, unita ai mezzi economici importanti per imporla.

La lotta tra i conglomera­ti francesi Kering, al quale appartiere Gucci, e Lvmh, che ha in portafogli­o Céline , è già in corso: in luglio Hedi Slimane ha festeggiat­o il suo compleanno, trasmesso in pompa magna su Instagram, nei locali ormai mitologici di Le Palace, la discoteca del deboscio parigino anni 70 e 80, costringen­do Guc

ci, che con il locale aveva già stipulato

un contratto in esclusiva per l'utilizzo come teatro dello show extra moenia milanesi, alla precipitos­a rivelazion­e della location, coperta da segreto.

Schermagli­e e a parte, è il confronto tra l’asciuttezz­a rock del segno di Slimane e la ridondanza multicultu­rale del verbo di Michele a intrigare. Sempre che, naturalmen­te, il primo

non opti per la continuità con quanto

fatto da Phoebe Philo, artefice del successo di Céline presso un pubblico di donne emancipate e intelligen­ti, invece dello stravolgim­ento sensaziona­listico a suon di svestiment­i e crudezze trash. Le spore del vecchio Céline, a causa della diaspora del team di Philo, germoglier­anno nel mentre dappertutt­o, con effetti di largo raggio, giù fino al fast fashion. Per quel che riguarda Burberry, la capacità di Tisci di creare appartenen­za e spirito di gang avrà un effetto rinvigoren­te sul marchio.

Superando le ipotesi di fantamoda, quel che va registrato è, a livello generale, l’eccesso di comunicazi­one intorno a marchi e visioni, spesso eccedente l’effettivo contenuto stilistico. Nella moda al momento mancano, con poche eccezioni, i temerari, gli sperticati e i designer. Ci sono solo stylist e assemblato­ri. A Milano l’assenza temporanea del trendsette­r Gucci ha gettato tutti nello sconforto, quando sarebbe il caso di guadagnar la scena con baldanza. Ben vengano il dubbio e la paura: sono spinte al movimento, perché nella stasi la moda marcisce.

 ??  ?? Generazion­i a confronto. Da sinistra, Hedi Slimane, direttore creativo di Céline, e Karl Lagerfeld, direttore creativo di Chanel, del pret-à-porter di Fendi e del marchio che porta il suo nome. Allievo e maestro, potremmo dire: quando Slimane disegnava Dior Homme, Lagerfeld dichiarò di essersi messo a dieta ferrea per poter indossare le creazioni “super slim” del giovane creativo. Quando si ragiona su un futuro passaggio di testimone da Chanel, spesso si fa il nome di Slimane
Generazion­i a confronto. Da sinistra, Hedi Slimane, direttore creativo di Céline, e Karl Lagerfeld, direttore creativo di Chanel, del pret-à-porter di Fendi e del marchio che porta il suo nome. Allievo e maestro, potremmo dire: quando Slimane disegnava Dior Homme, Lagerfeld dichiarò di essersi messo a dieta ferrea per poter indossare le creazioni “super slim” del giovane creativo. Quando si ragiona su un futuro passaggio di testimone da Chanel, spesso si fa il nome di Slimane

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