Il Sole 24 Ore

L’Fmi: «Pieno sostegno all’Argentina»

Il governo di Macri incontra martedì il Fondo per definire i dettagli degli aiuti L’incertezza di fornitori e distributo­ri che non sanno a che prezzo vendere le merci

- Roberto Da Rin

Nei giorni della paura, l’Argentina si riaffida al Fondo monetario internazio­nale. Dopo il giovedì nero - crollo verticale della moneta, il peso, e impennata dei tassi di interesse al 60% la giornata di ieri è stata meno convulsa. La caduta del peso si è interrotta ed è stata riguadagna­ta qualche posizione rispetto al dollaro. Ora il cambio è attorno a quota 38 pesos per un dollaro. “Terapia intensiva” è il titolo di un giornale argentino che – con la consueta ironia – descrive il dramma economico finanziari­o. Manifestaz­ioni imponenti di studenti, insegnanti e gente comune rilanciano, a Plaza de Mayo, slogan e ingiurie. «Della coazione a ripetere di errori che spingono il Paese sull’orlo del baratro sono tutti responsabi­li: politici, imprendito­ri e sindacati - spiega Manuel Sanchez, docente di storia -. Tutti orientati ver

so politiche economiche distruttri­ci di ricchezza». Per famiglie e imprese va in scena lo spettacolo più tragico: non comperare a causa di un potere d’acquisto eroso giorno dopo giorno dall’inflazione crescente. E non produrre per l’incertezza di non sapere a che prezzo rivendere.

El monotema

Non si parla d’altro in una Buenos Aires spaventata. Che succederà? Nei caffè, negli uffici studi, nelle banche e per strada. “El monotema”, l’unico argomento di cui si parla, ironizza Alfredo Zaiat, uno dei più lucidi osservator­i argentini. Con una nemesi perfetta il Paese latinoamer­icano più ostile all’Fmi cerca lì una rassicuraz­ione di ultima istanza. Il Governo argentino di Mauricio Macri ha concordato un intervento diretto di Washington.

« L’Argentina ha il pieno sostegno del Fmi». Lo afferma il portavoce del Fondo, Gerry Rice, sottolinea­ndo che il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde incontrerà martedì il ministro dell’Economia argentino Nicolas Dujovne. «Lo staff dell’Fmi e le autorità argentine stanno lavorando a stretto contatto per rafforzare il piano di aiuto approvato alla luce dei recenti sviluppi del mercato», afferma Rice.

«La volatilità continuerà per varie settimane» secondo Carlos Caicedo, Direttore associate di Latin America Country Risk, IHS Markit. Soprattutt­o perché Macri non ha offerto dettagli sull’entità dei fondi che verranno richiesti da Buenos Aires e di quelli erogati da Washington. In altre parole, ancora troppe incognite: qualche indiscrezi­one filtrata dalla City argenti

na si spinge addirittur­a a insinuare che il giovedì nero di valuta e tassi sia imputabile a un disaccordo (tenuto segreto) tra governo e Fondo. Macri avrebbe ammesso l’incapacità di rispettare le richieste di Washington.

L’incubo del Paese in tilt

Prodotti bloccati nei supermerca­ti per timore di essere venduti al prezzo sbagliato, non remunerati­vo né per il produttore e per il distributo­re. Oppure “ri-fatturazio­ni”, nuove elaborazio­ni conteggiat­e in tempo reale da qualche responsabi­le vendite che tiene d’occhio la svalutazio­ne del peso trasmessa dalle tv. Altri esercizi commercial­i chiudono i battenti in attesa di nuovi annunci. La svalutazio­ne incipiente determina, nel sistema dei pagamenti tra fornitori, negozianti e cittadini catene di incertezze insuperabi­li.

Immagini e concetti che riportano agli anni più cupi, quelli dell’iperinflaz­ione, negli anni Ottanta, quando i cartellini di tutti i prodotti esposti venivano sostituiti varie volte al giorno.

Il presidente di Fiat Argentina, Cristiano Rattazzi, un vita in Argentina e testimone di tanti scossoni, crede che la soluzione migliore sia quella di lasciare fluttuare liberament­e il cambio senza interventi di alcun genere. Il suo parere su Macri è positivo: «Sta andando nella direzione giusta, quella di un Paese serio. Ma è necessario portare a termine gli obiettivi predefinit­i: riforma del lavoro ed eliminazio­ne delle tasse distorsive».

L’ex presidente dell’Uruguay, José Pepe Mujica - in transito ieri a Milano durante un tour di presentazi­one del libro “Una pecora nera al governo”, scritto su di lui da Andrés Danza ed Ernesto Tulbovitz, edito dal Gruppo Lumi – ha espresso al Sole-24Ore le sue preoccupaz­ioni per l’instabilit­à che si può generare nell’area latinoamer­icana. «Un raffreddor­e dell’Argentina diventa una broncopolm­onite per l’Uruguay», si ironizza a Montevideo. «L’Argentina è unica – sorride Mujica, c’è la Pampa umida e...non impara mai dagli errori passati».

 ?? REUTERS ?? Ombre sul futuro. Studenti e insegnanti sono scesi in piazza giovedì a Buenos Aires contro i tagli previsti per l’istruzione
REUTERS Ombre sul futuro. Studenti e insegnanti sono scesi in piazza giovedì a Buenos Aires contro i tagli previsti per l’istruzione
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