Il viaggio Georgia: tra colline a colori, monasteri e parchi sulla via di Tbilisi
Tra il Caucaso e l’Azerbaigian, tra parchi e monasteri sparsi in un paesaggio di colline a strati colorati, andando lentamente fino alla capitale, l’esuberante Tbilisi
Le ultime cinque ore sono al cardiopalma. Il viaggio da Tbilisi a Kutaisi, a detta di tutti, dura massimo due ore e mezzo. Partendo alle 10.30, ci sarà tutto il tempo per prendere l’aereo alle 16.30. Google Maps propone circonvallazioni ancora in costruzione, la segnaletica indica la distanza per Istanbul, Baku, Teheran ma mai per Kutaisi. Google suggerisce di svoltare a sinistra, la gente per strada fa segno a destra, e dopo un’ora di giro a vuoto bisogna riconoscere che è meglio fidarsi delle persone. Ore 16: finalmente l’aeroporto. Così finisce il viaggio di 15 giorni in Georgia.
Il paese è piccolo, ma senza una rete stradale efficiente sembra immenso. Meglio avere un 4X4, altrimenti il raggio di esplorazione si riduce, e sarebbe un peccato perché parchi e monasteri sono tanto più belli quanto più remoti. Basta prendersi il tempo necessario, mettersi l’anima in pace, e godersi il paesaggio. Timidamente, la Georgia si affaccia al turismo, ma vive ancora di agricoltura e pastorizia. Pomodori, cetrioli e angurie sono squisiti, il formaggio fila sul kachapuri appena sfornato. Si mangiano khinkali ripieni di brodo e carne e spiedini indimenticabili. Non ci sono campi coltivati e villette ordinate, piuttosto fabbricati sovietici abbandonati a pascoli di mucche, cavalli e pecore. Ovunque prevale la natura, smisurata e indomita, dalle montagne del Caucaso al confine con la Russia alle colline desertiche dell’Azerbaigian, dalla steppa rurale che arriva fino in Armenia e Turchia al Mar Nero con la mondana Batumi e chilometri di baie solitarie.
Terra di monasteri e parchi
Nella straordinaria varietà geografica del Paese, ci sono alcune tappe obbligate. Vicino a Kutaisi si visitano i mo- nasteri millenari di Gelati e Motsameta, con storie e affreschi meravigliosi, mentre ci vogliono tre ore per raggiungere il monastero rupestre di Vardzia, con 6mila stanze scavate nella roccia su 13 piani, da esplorare o contemplare nell’emozionante insieme dal Vardzia Resort, una delle rare soste che si avvicina al nostro concetto di lusso. Il viaggio procede a Davit Gareja, con 15 monasteri sparsi in un paesaggio di colline a strati colorati che spazia fino all’Azerbaigian. Si risale verso il Kakheti, dove l’uva si coltiva da 8mila anni, e da altrettanti si fa il vino in anfore di terracotta. Ovunque ci sono degustazioni, anche nel complesso della cattedrale ortodossa di Alaverdi, gioiello di arte medioevale.
Pochi chilometri e si entra nel Parco nazionale del Tusheti, nel Grande Caucaso, raggiungibile solo da una strada impervia: 70 chilometri di guadi, cascate, salite ripide e discese tra greggi infendibili come il traffico all’ora di punta. In totale, un viaggio di 5 ore. La meta è Omalo, villaggio abitato solo in estate, con una popolazione che osserva la religione animista, alleva cavalli e vive di turismo offrendo rifugi a gestione famigliare come la Guesthouse Lasharai (guesthouselasharai.com) dove la mezza pensione costa meno di 70 euro al giorno per due. La fatica del percorso è ripagata dal buon cibo, dalle passeggiate (anche a cavallo), da panorami di montagne vertiginose alte più di 4mila metri.
La capitale occidentale
Lasciare Tbilisi come ultima tappa è una sorpresa. Moderna ed esuberante, finalmente chiarisce le idee sulla direzione scelta dalla Georgia di oggi. La capitale, ancora ferita dalla guerra del 2008 con la Russia, ha optato per il modello occidentale, guidato da una generazione di quarantenni visionari, come il sindaco Kakha Kalad- ze, ex difensore del Milan, e Temur Ugulava fondatore della prima catena georgiana che sembra ispirata ai film di Wes Anderson e fa parte dei Design Hotels. Per il progetto, Ugulava ha richiamato in patria da New York due brillanti trentenni, Valeri Chekheria, nominato ceo del gruppo, e Levan Berulava, direttore generale.
Il primo hotel, il Rooms ha aperto nel 2012 in un’ex colonia sovietica a Kazbegi: salottini, tappeti, camini, librerie e vista spettacolare sui 5mila metri del Kazbeg, sempre innevato. Nel 2014 hanno aperto un altro Rooms a Tbilisi, in un’ex casa editrice, e nel 2017 Fabrika, un ostello con spazi social e atelier d’arte. L’ultimo nato, a maggio, è lo Stamba, nello stesso complesso del Rooms, dove ci sarà presto anche uno spazio per il coworking e un museo sulla multimedialità. I Rooms Hotels danno lavoro ai giovani e sponsorizzano gli eventi di musica tecno, per i quali Tbilisi è seconda solo a Berlino. E come nelle capitali europee, i club sono affollati e bisogna prenotare per assicurarsi un tavolo nei ristoranti di moda: al Café Littera, al Café Leila, e da Keto&Kote che dalla terrazza ammira la città in divenire.
Anche lo skyline storico è cambiato con la costruzione degli uffici amministrativi e del teatro disegnati da Massimiliano Fuksas. L’ala nuova del palazzo presidenziale è invece un progetto di Michele De Lucchi, come il Ponte della Pace che unisce la città vecchia alla nuova, e metaforicamente il passato brutalista al sogno di un futuro moderno. Work in progress.