Il Sole 24 Ore

L’italianità in un caffè à la carte

Gli anti-Starbucks. Viaggio nelle catene di caffetteri­e made in Italy che sperimenta­no nuove identità dell’espresso fra design e miscele su misura

- Giambattis­ta Marchetto

Sshakerato, con latte scremato, di soia-riso-mandorla a parte, corretto, al vetro, in tazza grande, al ginseng, doppio, schiumato, marocchino, cappuccino, tiepido, con cacao, decaffeina­to, d’ orzo, di cicoria. Noi italiani siamo già abituati a bere il caffè in mille modi. Ora arriva anche quello americano.

Conta già più di 25mila coffee shop nel mondo, eppure fa notizia l’ apertura delpri moloc al eStarbucks in Italia–il 7 settembre in Piazza Cordusio a Milano (a seguire incorso Garibaldi, a Mal pensa e in piazza San Fedele) perché il modello della catena americana si confronta con le tradizioni e( forse) il conservato­rismo del Bel paese. L’ avvento del brand nato a Seattle nel 1971 è stato annunciato quasi due anni fa e da allora l’ attesa è stata fremente, soprattutt­o fra i teenager amanti del Frappuc cino e caffèM oc ha da gustare rigorosame­nte con cannuccia, affezionat­i ai divani ealwifi gratis“scoperti” nei negozi oltreocean­o o nelle capitali europee.

La novità lascia probabilme­nte indifferen­te i consumator­i più adulti e nomadi, che pure amano sempre più spaziare oltre l’espresso bevuto in piedi. Se ne sono accorte le aziende italiane - torrefatto­ri in primis- che negli ultimi anni hanno investito nella creazione di spazi differenti per gustare la tazzina tradiziona­le o curiosare tra filtrati e iced coffee aromatizza­ti accompagna­ti da snack. Più che considerar­si degli anti-Starbucks, le catene italiane

rivendican­o una differenza di fondo: il

gusto per il bello, declinato negli arredi e nelle tazzine di design, mai di plastica, come quelle a marchio Illy firmate da artisti internazio­nali.

A noi il caffè tradiziona­le piace, ne beviamo in media due tazzine al giorno, e il nostro preferito resta l’espresso, da 9 italiani su 10. Eppure il “nuovo” avanza: il caffé sta diventando una bevanda da degustare con calma, chiacchier­ando o lavorando in un locale. Gli alfieri del made in Italy hanno saputo cogliere queste tendenze e dunque oggi il “modello Starbucks” non arriva come un fulmine a ciel sereno. Sono nati locali dal design meno tradiziona­le rispetto al bar, con wifi, prese Usb e divani nei quali si può rimanere per un’ora a leggere o a lavorare indisturba­ti. Non solo nelle grandi città: le catene delle caffetteri­e come working space, dove si organizza anche un meeting di lavoro, nascono in provincia. La famiglia

marchigian­a dei Pascucci (vedi box) domina su 650 coffee shop in franchisin­g nel mondo.

Il legame con la provincia è per G oppi on: nella prima Caffetteri­a, aperta nel 1949 a Treviso, nel retrobotte­ga si tostava il caffè che si vendeva per il consumo a casa, formula trasformat­a in format per i 13 locali di proprietà (più 10 affiliati), tutti nel Triveneto. Nelle “drogherie del caffè”, con sedute e spazi per il consumo, il perno restala miscela dal torrefatto­re alla padovana Di emme ha lo stesso approccio e, con il progetto Italian Attitude, dopo le aperture a Padova, Udine, Trieste e Reggio Emilia, mira all’estero. Il comfort invita alla permanenza( conwifi,pr es eperlapt op e smartphone) e l’offerta va dall’espresso ai filtrati alle bevande aromatizza­te. Diemme punta anche sulla personaliz­zazione: con un configurat­o re il cliente può“creare” la propria miscela, anche da portare a casa.

Per i big del settore il focus è invece sul brand. Oggi ci sono nel mondo 167 Illy Caffe, nelle metropoli, e 77 Illy shop dove vengono ogni giorno serviti più di 7 milioni di “nero”, come è chiamato a Trieste l’espresso. La famiglia vuole promuovere attraverso la catena di caffetteri­e e l’“Università” fondata nel 1999 la cultura del caffè di qualità, nato e prodotto proprio nel capoluogo friulano. Nessuna catena, invece, per Lavazza: l’azienda torinese ha aperto un anno fa un flagship store a Milano, il secondo sarà a Londra nel 2019. L’obiettivo è aprire nel mondo fino a 15 locali che possano far conoscere il brande diffondere la cultura del caffè.

Il caffè italiano è dunque« il balsamo del cuore e dello spirito», come disse Giuseppe Verdi, ma anche del business.

Lo sanno bene i fratelli Costa, primi competi tordi Starbucksn el mondo con la catena Costa Coffee. Sergio e Bruno Costa, emigrati a Londra negli anni Settanta da Borgo taro, nell’ Appennino Parmense, sono partiti con una torrefazio­ne nel centro della città poi trasformat­a in caffetteri­a con cucina e sono arrivati nel giro di vent’ anni ad aprire quaranta locali, facendo scoprire agli inglesi un’ alternativ­a al tè. Nel 1995 Costa è stata rilevata daWhitbrea­d,ch eh a portato i locali a quasi 3 mila e che pochi giorni fa ha ceduto il marchio a Coca Cola per 5,1 miliardi di dollari. Intanto, una nuova tendenza si sta facendo strada nel mercato delle bevande eccitanti: è verde, contiene teina, viene dall’Oriente. Sono i Match aCafè.Maque sta è un’ altr astoria.

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 ??  ?? I format. Dall’espresso alle bevande aromatizza­te nella formula della caffetteri­a Italian Attitude (in alto), nata da una torrefazio­ne come le “drogherie” di Goppion (qui sopra). A sinistra il flagship milanese di Lavazza che l’anno prossimo aprirà a Londra, qui a destra la tazzina dedicata a Venezia dell’Art Collection Illy disegnata da Maurizio Galimberti
I format. Dall’espresso alle bevande aromatizza­te nella formula della caffetteri­a Italian Attitude (in alto), nata da una torrefazio­ne come le “drogherie” di Goppion (qui sopra). A sinistra il flagship milanese di Lavazza che l’anno prossimo aprirà a Londra, qui a destra la tazzina dedicata a Venezia dell’Art Collection Illy disegnata da Maurizio Galimberti
 ??  ?? I numeri.La sfida a Starbucks delle catene italiane è coraggiosa: nato a Seattle (stato di Washington) nel 1971, il colosso Usa ha 25mila punti vendita nel mondo ed è presente in 70 Paesi. Le miscele di caffè disponibil­i sono 30 e l’offerta di cibi dolci e salati cresce costanteme­nte
I numeri.La sfida a Starbucks delle catene italiane è coraggiosa: nato a Seattle (stato di Washington) nel 1971, il colosso Usa ha 25mila punti vendita nel mondo ed è presente in 70 Paesi. Le miscele di caffè disponibil­i sono 30 e l’offerta di cibi dolci e salati cresce costanteme­nte

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