I migranti (qualificati) di cui Berlino ha bisogno
AChemnitz, nel Land della Sassonia, accorrono in migliaia per scagliare urla contro gli immigrati. Ma dal mondo imprenditoriale in Germania si alza il grido opposto di richiamo all’immigrazione extraUe. Mancano centinaia di migliaia di lavoratori con professionalità medio-bassa e la Ue non basta. I partiti della Grande Coalizione promettono una nuova legge sull’immigrazione per facilitare l’ingresso di lavoratori stranieri. Ma è già polemica sul “Spurwechsel” il cambio di corsia dal mondo dei rifugiati al mercato del lavoro.
AChemnitz, cittadina con modesto tasso di disoccupazione e basso tasso di immigrazione, l’estrema destra ha radunato anche ieri migliaia di manifestanti accorsi al richiamo del partito AfD, del movimento anti-islamico Pegida, delle fazioni più violente degli ultras della tifoseria calcistica e nuclei neo-nazisti: slogan xenofobici, richiami razzisti, vigilantes a caccia di rifugiati. Ma la Germania, che proprio ieri ha ricordato l’anniversario del 1° settembre 1939, l’inizio della Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia, non può fare a meno dell’immigrazione da “Paesi terzi”, ora come prima: mancano 440mila lavoratori con media qualifica,come infermieri, falegnami ed elettricisti. «La crescita del nostro Pil rallenterà dal 2020, i baby boomers andranno in pensione, il contributo del lavoro alla crescita diventerà negativo: l’immigrazione non può fermare questi trend ma deve diventare parte integrante delle risposte a queste sfide - ha detto al Sole24Ore Jörg Zeuner, capo economista di Kfw -. La domanda delle imprese tedesche per lavoratori Ue non sarà soddisfatta perché il problema dell’invecchiamento della popolazione è in tutta Europa. Gli immigrati per motivi umanitari sono un caso diverso da chi cerca lavoro ma i rifugiati resteranno in Germania a lungo, alcuni in via permanente, e diventeranno allora disponibili per il mercato del lavoro».
Dal 1955 per un ventennio le grandi ondate di “lavoratori ospiti” in milioni da Italia, Spagna, Grecia, Turchia, Marocco, Portogallo ed ex-Jugoslavia contribuirono alla ricostruzione della Germania dal Dopoguerra, e nel 1975 il 9% del mercato del lavoro era già in mano agli immigrati nei Länder occidentali .Tra il 1990 e il 2010 l’immigrazione netta registrò un flusso di 90mila l’anno ma è dal 2013 che si è imposto il flusso migratorio dei rifugiati con 127 mila richiedenti asilo solo quell’anno: nel 2015-2016 la decisione di Angela Merkel di aprire i confini ha fatto impennare l’afflusso di rifugiati a 880mila nel 2015 e oltre 200mila nel 2016.L’ufficio statistico registra 280mila rifugiati già inseriti nel mercato del lavoro ma altri 462mila hanno ottenuto asilo politico e attendono un’occupazione: occorrono in media cinque anni per integrarsi. Quel “milione di rifugiati” sono stati un’eccezione che non verrà ripetuta, rassicura la Merkel; ma oramai sono entrati,le rispondono dall’estrema destra.
Tra chi cerca asilo politico e chi un posto di lavoro, tuttavia, c’è una differenza sostanziale,ammonisce la Bda, Confederazione dei datori di lavori in Germania che preferisce uscire dalla logica di “chi ha bisogno di noi” per dare priorità a “di chi abbiamo bisogno noi”: i rifugiati scappano da guerre e persecuzioni e non possono essere messi sullo stesso piano di chi cerca un posto di lavoro, questa la tesi. Non si può far passare il messaggio che la richiesta di asilo politico diventa un mezzo per trovare lavoro. Il 25% dei richiedenti asilo non è andato a scuola, il 25% ha il diploma elementare. I datori di lavono sono dunque contrari al “cambio di corsia”. Sostengono che esistono già molte norme ad hoc che facilitano l’inserimento in situazioni speciali: i datori di lavoro possono ottenere un visto speciale per i rifugiati che trovano un posto di lavoro mentre sono in attesa di ottenere asilo politico.
«Il governo federale sta ancora discutendo i punti principali della nuova legge sull’immigrazione che ridisegnerà l’ingresso di lavoratori specializzati dall’estero in Germania - ha confermato un portavoce del ministero del Lavoro - tempi e contenuti restano incerti». Sembra sia allo studio un sistema di punteggi ed equiparazione dei diplomi presi all’estero. L’Spd spinge per il “cambio di corsia” mentre Cdu e Csu frenano,in attesa che Chemnitz resti un caso isolato. L’ascesa di Alternative für Deutschland preoccupa la Csu in vista delle elezioni in Baviera del 14 ottobre, mentre la Cdu monitora il crescente consenso per Afd nei Länder dell’ex-Germania dell’Est, dove stipendi più bassi e meno opportunità di lavoro rispetto alle regioni occidentali aumentano l’incertezza e i timori per la sicurezza. «I politici hanno a disposizione diverse opzioni per stabilizzare il sistema pensionistico: allungare l’età pensionabile, aumentare i contributi, far salire le pensioni meno dei salari,ma anche assumere lavoratori qualificati dall’estero», ha convenuto Clemens Fuest, influente economista presidente dell’Ifo. Il dibattito resta aperto. Così Chemnitz.