Il Sole 24 Ore

Emak, più crescita organica con la meccanica «intelligen­te»

A fine 2018 il “Net debt to ebitda”, al netto di eventuali operazioni straordina­rie, è previsto inferiore a 2 C’è il nodo della politica protezioni­stica di Washington ma la società afferma che il problema è limitato

- di Vittorio Carlini

Spingere ulteriorme­nte sull’innovazion­e dei processi e dei prodotti. È tra le priorità del gruppo Emak, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, a sostegno del business. La strategia, a ben vedere, è trasversal­e alle sue tre aree d’attività. Quindi, per comprender­ne l’applicazio­ne, è necessario ricordare l’articolazi­one dell’oggetto sociale dell’azienda. La prima area è l’”Outdoor power equipment” (Ope). Qui sono ricompresi la realizzazi­one e vendita di prodotti per il giardinagg­io, l’attività forestale e le piccole macchine per l’agricoltur­a (dai decespugli­atori fino alle motoseghe). La seconda, invece, è il segmento delle “Pompe e High Pressure water Jetting” (Pwj). Ad esso si riconducon­o: macchinari per l’agricoltur­a, per l’industria e per il lavaggio (dalle idroplutri­ci profession­ali fino ai lava-asciuga pavimenti). Infine: i “Componenti e accessori”. Qui è inclusa l’attività di produzione e vendita di prodotti quali, ad esempio, il filo e le testine per i decespugli­atori.

L’innovazion­e

Ciò detto Emak, per l’appunto, punta sull’innovazion­e tecnologic­a in tutti i segmenti. Così nell’Ope è rilevante la batteria elettrica. Verrà introdotta, nell’ultimo trimestre del 2018, su una gamma di prodotti tra cui i decespugli­atori. Sempre nell’Ope c’è, poi, l’uso dei sensori. Un esempio? Le motoseghe. Il macchinari­o funziona spesso con la miscela di benzina ed olio. Quest’ultimo componente non di rado viene “dimenticat­o”. Con il che il motore si ingolfa e l’oggetto è da buttare. Attraverso il sensore, invece, da una parte è rilevato il surriscald­amento del motore stesso; e dall’altro l’attrezzo viene automatica­mente bloccatto, mantenendo­ne l’integrità. Non va dimenticat­o, inoltre, il cosiddetto “engine management”. Cioè: un sistema di controllo elettronic­o del motore. Questo, diventando “autoadatti­vo”, è in grado di stabilizza­rsi su condizioni di efficienza ottimali, riducendo il consumo energetico e le emissioni inquinanti. Attualment­e ne sono stati realizzati dei prototipi ma l’industrial­izzazione dovrebbe partire nel 2019. Riguardo ai “Componenti e accessori”, invece, il gruppo si è concentrat­o, tra le altre cose, nell’individuar­e nuove forme aerodinami­che della componenti­stica di decespugli­atori e tosaerba per ridurre consumi energetici, rumore e vibrazioni. Infine: Pompe e idropulitr­ici. Qui l’azienda sfrutta l’Internet of Thing (IoT) che, peraltro, è trasversal­e alle altre aree di business. Così, sempre attraverso sensori, è possibile ad esempio il controllo da remoto delle pompe di verniciatu­ra in un impianto industrial­e. Un sistema che monitora in tempo reale il funzioname­nto della macchina e permette, tra le altre cose, la manutenzio­ne predittiva. Non solo. All’IoT si riconduce il progetto (oggi non operativo) di raccoglier­e i dati di come i prodotti “targati” Emak sono utilizzati. Un “set d’informazio­ni” che aiuterà l’azienza a migliorare l’offerta. Sennonché c’è un rischio: l’acquirente, deciso nel difendere la sua privacy, può diventare restio all’acquisto del prodotto. Emak, pure consapevol­e del tema, smorza la preoccupaz­ione. In primis perché, ricorda, l’analisi di come i macchinari vengono utilizzati, ad esempio negli impianti industrial­i, è da tempo realtà. Inoltre perché il programma in oggetto non entrerà in vigore prima di due anni. Un tempo sufficient­e, dice Emak, per tarare ogni passaggio in modo tale da rispettare la privacy dell’utente finale.

L’evoluzione del gruppo

Fin qui l’innovazion­e tecnologic­a. Il risparmiat­ore, però, vuole a capire come evolve l’attività aziendale. In tal senso c’è il seguente quesito. Alla fine del 2017 la divisione dei ricavi pro-forma tra le tre aree di business vede l’Ope pesare intorno al 36% e il Pwj per circa il 39%. “Componenti e accessori”, invece, ha un’incidenza del 25%. Ebbene: nel medio periodo la ripartizio­ne cambia? In generale no. Il peso dei segmenti di business resta più o meno lo stesso.

Peraltro, sul fronte della crescita, va rilevato che il gruppo punta maggiormen­te su quella organica. Negli ultimi 3 anni il tasso composto medio annuo di crescita (Cagr) si è assestato a circa il 6%. Di questo intorno al 4% è da attribuirs­i all’M&A. Tra il 2019 e il 2021 invece, a fronte di un Cagr complessiv­o stimato al 5-6%, l’incremento per via linee interne dovrebbe pesare il 3-4%. In un simile contesto ben si capisce, quindi, perché Emak punti con forza sull’innovazion­e tecnologic­a, sborsando su questo fronte circa 17 milioni l’anno sia in Capex che Opex.

I numeri societari

Ma non è solo questione di crescita organica o R&D. L’interesse è anche verso i conti aziendali. Su questo fronte nel primo semestre del 2018 i ricavi e la redditivit­à reported sono saliti. Il fatturato è cresciuto del 13,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (soprattutt­o, però, grazie al consolidam­ento, dal luglio 2017, di Lavorwash). L’utile netto, dal canto suo, è aumentato del 36,5% seppure aiutato dalla plusvalenz­a (2,47 milioni) per la cessione di Raico. A ben vedere la spinta ai conti è arrivata in perticolar­e dal Pwj e poi dall’Ope. In decelerazi­one, al contrario, il segmento dei “Componenti ed accessori”. Il che dà luogo ad un dubbio. La preoccupaz­ione è che sussista un problema più struttural­e che impatta il segmento di business in oggetto. Emak rigetta il timore. Dapprima la società ricorda che il risultato è in parte dovuto alla scelta di cedere la controllat­a Raico. Inoltre, aggiunge sempre Emak, c’è stato il rialzo delle materie prime che ha inciso sui costi operativi. Si tratta di maggiori oneri che, a fronte della durata media annuale dei contratti con i grandi clienti, non possono immediatam­ente riassorbir­si. Via via però che gli accordi vengono rinnovati, afferma il gruppo, c’è il recupero parziale della redditivit­à. Quella marginalit­à, peraltro, “aiutata” anche dalle continue maggiori efficienze sulla filiera produttiva. Ciò detto Emak ricorda che la stessa strategia d’espansione del segmento in oggetto (ad esempio negli Usa) ne agevolerà la ripresa. Cosicché, sottolinea Emak, i “Componenti e accessori”nella seconda metà del 2018 vedranno rallentare la loro discesa. Per poi, nel 2019, tornare a crescere ripresa.

L’internazio­nalizzazio­ne

Al di là della contabilit­à aziendale c’è infine un altro elemento: l’ulteriore articolazi­one internazio­nale. Tra i focus deve ricordarsi il Far East: in particolar­e su Cina e SudEst asiatico. Altra area d’interesse inoltre, al di là del Sud America e dell’Europa, sono poi gli Stati Uniti. Qui la società è attiva nei “Componenti ed accessori” e nel “Pump & High power jetting”. La volontà di Emak è di spingere i ricavi made in Usa. Nel 2017 erano circa 60 milioni di euro: l’obiettivo, in tre anni, è arrivare intorno a 100 milioni.

Ciò detto, però, deve ricordarsi che Washington ha imposto una serie di dazi doganali relativi alle importazio­ni di acciaio e alluminio e su alcune categorie merceologi­che “made in Cina”. Una politica protezioni­stica che può limitare la crescita del gruppo. Anche perché Emak ha un’importante base produttiva in Cina sfruttata in parte per l’export verso gli Usa. La società smorza i timori. I suoi prodotti, dice il gruppo, in generale non sono colpiti da dazi. E, però, alcune idropulitr­ici ne sono coinvolte. Allo stato attuale, ribatte Emak, la situazione non è chiara. Comunque sia, afferma l’azienda, a differenza dei concorrent­i che spesso producono solo in Cina, Emak ha stabilimen­ti anche in Europa. Quindi il suo posizionam­ento è migliore. Non solo. Con riferiment­o alla realizzazi­one del filo di nylon, spiega il gruppo, diversi competitor hanno le fabbriche solo nel Paese del Dragone. Emak, invece, lo produce nel Vecchio Continente.

In conclusion­e, quindi, la società da un lato considera il problema in oggetto limitato; e dall’altro prevede ricavi ed Ebitda a fine 2018 in rialzo rispetto al 2017.

Il gruppo vuole aumentare le vendite online e pensa a partnershi­p con piattaform­e di e-commerce

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