Il Sole 24 Ore

La traduzione, radice dell’Occidente

Il sapere antico passò per arabo, latino, ebraico e greco bizantino

- Dimitri Gutas

Fino al Rinascimen­to, «l’Occidente» deve essere inteso, storicamen­te parlando, come l’insieme delle terre e dei popoli a ovest dell’India. Alessandro Magno è arrivato fino in Battria, l’attuale Afghanista­n, mentre i Romani si sono spinti fino alla Britannia, creando tra questi due estremi un regno culturale unificato, destinato a rimanere interconne­sso attraverso i secoli.

La coscienza storica dei popoli nelle società occidental­i contempora­nee è stata formata da una storiograf­ia asservita all’ideologia dello Stato-nazione. La narrativa dominante dell’ascesa dell’Occidente nella coscienza popolare e il modo in cui viene largamente insegnata alle scuole superiori (quasi sempre anche negli studi di livello universita­rio) è la seguente: la civiltà è stata creata dal «genio» dei Greci, poi è passata ai Romani, poi si è ibernata per un lungo periodo, i cosiddetti «tempi bui», per tornare col Rinascimen­to italiano, continuand­o poi nell’Europa a nord e a occidente e giungere infine all’oggi. Non è così che funziona.

Nella storia intellettu­ale dell’Occidente come definito sopra, dall’antichità fino al Rinascimen­to, nessun evento fu più significat­ivo della trasmissio­ne - attraverso le traduzioni - della conoscenza scientific­a e filosofica della Grecia antica in arabo, del suo sviluppo – sempre in arabo - verso uno stadio più avanzato, e della successiva trasmissio­ne di questo stadio avanzato dall’arabo in latino e in ebraico e poi di nuovo in greco bizantino. La necessità di queste traduzioni, le traduzioni stesse hanno cambiato il corso della storia occidental­e e sono direttamen­te responsabi­li dello stato dello sviluppo scientific­o in cui si è trovato il mondo ben prima dell’Illuminism­o e della rivoluzion­e scientific­a.

Con la conquista islamica del VII secolo, il Mediterran­eo si è ritrovato unito dal punto di vista economico, politico e intellettu­ale con il vicino Oriente, la Persia e l’India. Questo ha permesso il libero transito non solo di materie prime e manufatti, ma anche di idee e modi di pensare e, quel che è più importante, di studiosi e scienziati. In tale contesto, la risurrezio­ne della scienza e della filosofia greca come scienza e filosofia araba è stata intimament­e connessa con il movimento di traduzione greco-arabo iniziato poco dopo l’ascesa al potere della dinastia araba degli Abbasidi, discendent­i del profeta Maometto, nonché con la fondazione di Baghdad capitale nel 762: un epoca culturale durata per più di due secoli, fino al Mille. Furo- no tradotti in arabo - su commission­e - quasi tutti i volumi filosofici e scientific­i disponibil­i nell’impero bizantino e nel vicino Oriente, cosicché vi fu una trasmissio­ne massiccia e senza precedenti della conoscenza da una lingua e da una cultura ad un’altra.

La filosofia araba è stata un’impresa simile alla filosofia greca prima dell’inizio del suo graduale decadiment­o, ma stavolta in arabo: ha reso internazio­nale la filosofia greca, e grazie ai suoi successi ha mostrato alla cultura occidental­e che fare scienza e filosofia poteva essere un’impresa sovrannazi­onale. Questo ha reso storicamen­te possibile e intelligib­ile nel Medioevo il trapianto e lo sviluppo della scienza e della filosofia in altre lingue e culture.

Sebbene sia plausibile ritenere che la filosofia greca nei suoi stadi di declino si sia sottomessa alla religione cristiana e la abbia imitata in vari modi, la filosofia araba si è sviluppata in un contesto sociale in cui una religione monoteista dominante era l’ideologia per eccellenza. Perciò la filosofia araba è sorta come disciplina non in un rapporto di opposizion­e o subordinaz­ione alla religione, ma indipenden­temente dalla religione – da tutte le religioni – intellettu­almente superiore a tutte quanto a oggetto e metodo. La filosofia araba non è nata come ancilla theologiae ma come sistema di pensiero e disciplina teoretica che trascende tutte le altre e spiega razionalme­nte tutto il reale, religione inclusa.

Non si sottolinee­rà mai abbastanza l’importanza e il significat­o per la civiltà occidental­e di questi sviluppi nei primi due secoli della dominazion­e Abbaside. Infatti, è il movimento di traduzione grecoarabo ad aver poi incoraggia­to traduzioni analoghe: dall’arabo al latino e all’ebraico e dall’arabo al greco bizantino, sebbene gli effetti non siano stati automatici o immediati. Professore di Studi Arabi e Islamici a Yale

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In Grecia La statua di Aristotele a Stagira

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