Il Sole 24 Ore

Icona della danza moderna americana

- Ada d’Adamo AFP

Era l’ultimo gigante vivente della Modern Dance americana. Paul Taylor, uno dei più grandi coreografi del XX secolo, si è spento lo scorso 29 agosto in un ospedale di Manhattan, all’età di 88 anni. Era nato il 29 luglio 1930 nella contea di Allegheny, Pennsylvan­ia, in un’America stretta nella morsa della Grande Depression­e. Studente di arte alla Syracuse University, si innamorò della danza in biblioteca, sfogliando le biografie di Vaslav Nijinskij e Isadora Duncan. Una passione che lo spinse a lasciare la squadra di nuoto del college per trasferirs­i a New York, dove studiò balletto e danza moderna.

Ballerino atletico, potente, versatile, negli Anni Cinquanta Taylor fu interprete d’elezione per i titani della scena americana: Doris Humphrey, Merce Cunningham, George Balanchine (che nel 1959 lo volle in Episodes, con il New York City Ballet), e ancora Martha Graham, accanto alla quale incarnò ruoli da protagonis­ta – Egisto, Ercole, Teseo – nel ciclo grahamiano dei balletti mitologici.

Ma già nel 1954, a soli 24 anni, il coreografo aveva dato vita al primo nucleo di quella che sarebbe diventata la Paul Taylor Dance Company, celebrata in tutto il mondo e assai nota anche in Italia, dove si è esibita appena due settimane fa a Verona.

Tra i suoi primi spettacoli, realizzati in collaboraz­ione con artisti d’avanguardi­a come Jasper Johns e Robert Rauschenbe­rg, figura il provocator­io Duet (1957), in cui il danzatore rimaneva totalmente immobile mentre il pianista eseguiva il celebre “silenzio” di John Cage dal titolo 4’33’’. Il critico Louis Horst lo recensì con una colonna bianca sul «Dance Observer» e, così facendo, lo consegnò alla Storia.

Ma l’eclettica e inesauribi­le produzione del coreografo americano – 147 titoli, l’ultimo dei quali, Concertian­a, ha visto la luce la scorsa primavera – annovera preziosi lavori di danza pura (il solare Aureole che nel 1962 gli diede la notorietà; Esplanade, del 1975, autentica esplosione di gioia sulle note di Bach), accanto a creazioni di ispirazion­e narrativa, in cui si riflettono anche le ombre e i conflitti più oscuri che agitano il nostro tempo, da Speaking in Tongues (1988) a Promethean Fire, nato dopo il crollo delle Torri gemelle. Un repertorio imponente che Taylor lascia in eredità non solo alla sua compagnia, da lui di recente affidata alle cure di Michael Novak, ma idealmente a tutti coloro che si sono lasciati attraversa­re dal musicale e comunicati­vo fluire del movimento che ha reso unica la sua danza.

 ??  ?? Paul TaylorBall­erino
Paul TaylorBall­erino

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy