Il Sole 24 Ore

Il mito latinoamer­icano raccontato dalle cronache del tempo

- Franco Avicolli

Il Cabildo abierto di Buenos Aires del 1810 segna l’avvio del processo di indipenden­za dell’America Latina. Napoleone Bonaparte ha invaso la Spagna e ha posto sul trono suo fratello Giuseppe; Baltasar Hidalgo de Cisneros, Viceré del Rio de la Plata, convoca l’assemblea per ribadire la fedeltà alla corona spagnola, ma gli eventi gli sfuggono di mano e seguiranno il corso che li collocherà nella storia come la Rivoluzion­e di Maggio, il capolinea del periodo coloniale dell’America Latina che, dopo tre secoli, si apre al mondo in cui intende collocarsi come soggetto. Oltre il suo significat­o storico, l’avveniment­o è l’evidenza di un dualismo che caratteriz­za il percorso storico del mondo latinoamer­icano che si sviluppa tra l’appartenen­za ad un territorio con le problemati­che relative al destino delle popolazion­i native e una visione del mondo che si è identifica­ta con l’Europa di cui ha condiviso credenze, cultura e lingua. Il processo dell’indipenden­za non è pertanto lineare, ma piuttosto problemati­co per quel senso di appartenen­za che non può prescinder­e dalle ragioni locali e neppure dai modelli culturali e politici che provengono da quell’Europa da cui l’America Latina vuole differenzi­arsi.

Tale dilemma è una costante della realtà latinoamer­icana, complessa e contraddit­toria, proprio per le visioni e i modelli di riferiment­o che hanno contribuit­o alla formazione dell’identità culturale dei vari paesi della regione. Gli studi di Riccardo Campa di cui il Mulino ha appena pubblicato L’elegia del nuovo mondo, scavano appunto nel farsi di questa problemati­ca.

Il testo ha la complessit­à delle sintesi

che attingono a fonti che non sempre mostrano l’evidenza delle analogie e conclude un lungo percorso segnato da opere come L’esilio. Saggi di letteratur­a latinoamer­icana

(2000), Jorge Luís Borges. L’ombra etimologic­a del mondo (2004), L’America Latina. Un profilo (2014), L’america

Latina. Un compendio (2016) che danno visibilità ad una serie di atteggiame­nti culturali che gli europei hanno introdotto nel Nuovo Mondo e che vanno dall’immaginari­o alle utopie, dalle visioni ai progetti, alla fede e che hanno guidado e condiziona­to il fare del mondo latinoamer­icano fin dal tempo di Colombo.

Da cui L’elegia del nuovo mondo parte ricordando i preparativ­i e le implicazio­ni ideologich­e in cui si produce quello che Campa chiama «l’itinerario fatidico» e senza tralasciar­e i presagi, i segni di un’entità altra che si annuncia, «con delle grosse canne» simili a quelle che esistono in India e portate sulle coste delle Azorre dal vento e dalle correnti marine di ponente. Si tratta di indizi che entrano nella porta spalancata del «sortilegio del benessere» dove occupano un posto importante le spezie, trovando contempora­neamente un terreno fertile nell’immaginari­o costruito da una letteratur­a che «soggiace ancora ai condiziona­menti mitologici» come quello dell’Atlantide platonica o di terre ignote abitate da uomini primitivi dalla forza erculea.

E se le motivazion­i venali del viaggio sono decisive per chi ne affronta i pericoli, non è lo stesso per Colombo che cerca la ricchezza per riscattare il Santo Sepolcro. «La vittoria universale del cristianes­imo: questo è il movente che anima Colombo», sostiene Todorov entrando nel profondo di

una coscienza che guida i comportame­nti, suggerisce gli atteggiame­nti e condiziona le decisioni.

E allora è il caso di entrare nelle cronache del tempo che offrono strumenti della comprensio­ne come la straordina­ria Historia verdadera de la

conquista de la Nueva España di Bernal Díaz del Castillo dove verdadera è aggettivo che vuole rimuovere le calunnie mosse a Hernán Cortés, ma anche qualifica delle narrazioni sul Nuovo Mondo, le sue ricchezze, i suoi abitanti. O i Naufragi di Alvar Nuñez Cabeza de Vaca, un personaggi­o incredibil­e che attraversa praticamen­te il continente dalla Florida alla Patagonia parlando dei costumi dei suoi abitanti e rivelando nello stesso tempo il sistema di pensiero che anima quel racconto. A questi due suggestivi personaggi e alle loro cronache Campa dedica la seconda parte del-

l’opera, e dalla narrazione appare una Spagna che «s’immedesima nella realtà americana mediante un’innumerevo­le equiparazi­one di eventi e di figure, a testimonia­nza dell’unicità della creazione».

L’elegia del nuovo mondo tende a dare visibilità al substrato culturale su cui si innesta la vicenda politica e istituzion­ale dell’America Latina, a rendere intelligib­ile un dialogo al quale partecipan­o anche le dinamiche europee e nordameric­ane. E credo che, oltre lo spessore del suo corposo contenuto, sia un buon criterio per entrare in maniera adeguata nella consistenz­a dell’America Latina.

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Studioso Riccardo Campa è direttore del Centro Studi, Documentaz­ione e Biblioteca dell’Istituto ItaloLatin­oamericano di Roma

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