Il mito latinoamericano raccontato dalle cronache del tempo
Il Cabildo abierto di Buenos Aires del 1810 segna l’avvio del processo di indipendenza dell’America Latina. Napoleone Bonaparte ha invaso la Spagna e ha posto sul trono suo fratello Giuseppe; Baltasar Hidalgo de Cisneros, Viceré del Rio de la Plata, convoca l’assemblea per ribadire la fedeltà alla corona spagnola, ma gli eventi gli sfuggono di mano e seguiranno il corso che li collocherà nella storia come la Rivoluzione di Maggio, il capolinea del periodo coloniale dell’America Latina che, dopo tre secoli, si apre al mondo in cui intende collocarsi come soggetto. Oltre il suo significato storico, l’avvenimento è l’evidenza di un dualismo che caratterizza il percorso storico del mondo latinoamericano che si sviluppa tra l’appartenenza ad un territorio con le problematiche relative al destino delle popolazioni native e una visione del mondo che si è identificata con l’Europa di cui ha condiviso credenze, cultura e lingua. Il processo dell’indipendenza non è pertanto lineare, ma piuttosto problematico per quel senso di appartenenza che non può prescindere dalle ragioni locali e neppure dai modelli culturali e politici che provengono da quell’Europa da cui l’America Latina vuole differenziarsi.
Tale dilemma è una costante della realtà latinoamericana, complessa e contraddittoria, proprio per le visioni e i modelli di riferimento che hanno contribuito alla formazione dell’identità culturale dei vari paesi della regione. Gli studi di Riccardo Campa di cui il Mulino ha appena pubblicato L’elegia del nuovo mondo, scavano appunto nel farsi di questa problematica.
Il testo ha la complessità delle sintesi
che attingono a fonti che non sempre mostrano l’evidenza delle analogie e conclude un lungo percorso segnato da opere come L’esilio. Saggi di letteratura latinoamericana
(2000), Jorge Luís Borges. L’ombra etimologica del mondo (2004), L’America Latina. Un profilo (2014), L’america
Latina. Un compendio (2016) che danno visibilità ad una serie di atteggiamenti culturali che gli europei hanno introdotto nel Nuovo Mondo e che vanno dall’immaginario alle utopie, dalle visioni ai progetti, alla fede e che hanno guidado e condizionato il fare del mondo latinoamericano fin dal tempo di Colombo.
Da cui L’elegia del nuovo mondo parte ricordando i preparativi e le implicazioni ideologiche in cui si produce quello che Campa chiama «l’itinerario fatidico» e senza tralasciare i presagi, i segni di un’entità altra che si annuncia, «con delle grosse canne» simili a quelle che esistono in India e portate sulle coste delle Azorre dal vento e dalle correnti marine di ponente. Si tratta di indizi che entrano nella porta spalancata del «sortilegio del benessere» dove occupano un posto importante le spezie, trovando contemporaneamente un terreno fertile nell’immaginario costruito da una letteratura che «soggiace ancora ai condizionamenti mitologici» come quello dell’Atlantide platonica o di terre ignote abitate da uomini primitivi dalla forza erculea.
E se le motivazioni venali del viaggio sono decisive per chi ne affronta i pericoli, non è lo stesso per Colombo che cerca la ricchezza per riscattare il Santo Sepolcro. «La vittoria universale del cristianesimo: questo è il movente che anima Colombo», sostiene Todorov entrando nel profondo di
una coscienza che guida i comportamenti, suggerisce gli atteggiamenti e condiziona le decisioni.
E allora è il caso di entrare nelle cronache del tempo che offrono strumenti della comprensione come la straordinaria Historia verdadera de la
conquista de la Nueva España di Bernal Díaz del Castillo dove verdadera è aggettivo che vuole rimuovere le calunnie mosse a Hernán Cortés, ma anche qualifica delle narrazioni sul Nuovo Mondo, le sue ricchezze, i suoi abitanti. O i Naufragi di Alvar Nuñez Cabeza de Vaca, un personaggio incredibile che attraversa praticamente il continente dalla Florida alla Patagonia parlando dei costumi dei suoi abitanti e rivelando nello stesso tempo il sistema di pensiero che anima quel racconto. A questi due suggestivi personaggi e alle loro cronache Campa dedica la seconda parte del-
l’opera, e dalla narrazione appare una Spagna che «s’immedesima nella realtà americana mediante un’innumerevole equiparazione di eventi e di figure, a testimonianza dell’unicità della creazione».
L’elegia del nuovo mondo tende a dare visibilità al substrato culturale su cui si innesta la vicenda politica e istituzionale dell’America Latina, a rendere intelligibile un dialogo al quale partecipano anche le dinamiche europee e nordamericane. E credo che, oltre lo spessore del suo corposo contenuto, sia un buon criterio per entrare in maniera adeguata nella consistenza dell’America Latina.