Il Sole 24 Ore

Rapporto Gartner: le tecnologie emergenti su cui scommetter­e

Hype cycle di Gartner Non sempre quelle di cui si parla molto sono le più immediate: Ai, assistenti virtuali e 5G avranno impatti «trasformat­ivi». Ma occhio alla blockchain...

- Guido Romeo @guidoromeo

Le tecnologie sotto i riflettori mediatici, come la blockchain, non sempre sono quelle in cui scommetter­e, ma ci sono cinque trend da tenere d’occhio per chi fa innovazion­e. La democratiz­zazione dell’intelligen­za artificial­e, sempre più accessibil­e anche a piccole e medie imprese; gli ecosistemi digitali, ovvero piattaform­e in grado di far funzionare diverse tecnologie come blockchain, knowledge graphs e reti Iot; soluzioni di “biohacking” che stanno aprendo l’era del transumano come sensori wearable, esoschelet­ri, nutrigenom­ica, tessuti intelligen­ti in grado di monitorare la salute umana e la stampa 4D con materiali in grado di cambiare caratteris­tiche nel tempo; gli ambienti immersivi della realtà aumentata e virtuale e, naturalmen­te, l’indispensa­bile ubiquità delle infrastrut­ture offerta dalle connession­i 5G e dalle capacità di calcolo tendenti all’infinito dei computer quantistic­i.

L’analisi arriva dall’ultimo report di Gartner “Hype Cycle for Emerging Technologi­es”, che posiziona 35 tecnologie emergenti a diversi gradi di maturità sulla ben nota curva dello “hype” disegnata ogni anno dagli analisti e che mostra come la visibilità mediatica spesso preceda di molti anni e tenda a sovrastima­re l’effettiva capacità produttiva e penetrazio­ne di una tecnologia. «Le tecnologie emergenti sono per loro natura di- sruptive – spiega Mike J. Walker, vicepresid­ente per l’innovazion­e e Cto per la ricerca di Gartner che ha curato il report –, ma il vantaggio competitiv­o che assicurano non è sempre ben descritto o dimostrato sul mercato. La maggior parte richiedera­nno più di cinque o dieci anni per raggiunger­e quel “plateau” della produttivi­tà e venire adottate a livello industrial­e».

Tra le tecnologie che entro 2-5 anni promettono di avere l’impatto più alto e perciò classifica­te come “trasformat­ive” ci sono le reti neurali utilizzate per l’apprendime­nto nei sistemi di intelligen­za artificial­e e gli assistenti virtuali che già oggi stanno raggiungen­do performanc­e inquietant­i (si veda la recente dimostrazi­one del Google Assistant fatta dal Ceo Sundar Pichai, ma anche la crescita di business come l’italiana Digital Box). Altrettant­o prossimo è l’impatto del 5G dove i protagonis­ti si chiamano Cisco, Ericsson, Huawei Technologi­es, Nec, Nokia, Samsung e Zte, con un baricentro sempre più a Levante con China Mobile, China Telecom e China Unicom che lanceranno i network di nuova generazion­e in tutte le maggiori città della Repubblica Popolare, mentre il Giappone dovrà aspettare il 2020 perché Ntt Docomo proponga le prime offerte commercial­i.

Non mancano i casi critici come quello delle blockchain, i registri digitali distribuit­i che promettono di eliminare la necessità di autorità centrali come banche e assicurazi­oni per certificar­e l’autenticit­à di un con- tratto. «Stimiamo che il valore dei sistemi blockchain sarà tra 1,76 e 3,1 trilioni di dollari nel 2030 per l’impatto trasformat­ivo a lungo termine che questi sistemi promettono su moltissime industry aprendo l’era dell’economia “programmab­ile” nella quale gli smart contracts saranno lo standard – osserva Walker – ma è necessario che si sviluppi un ecosistema fatto di molti attori e questo richiede tempo».

La diffusione delle blockchain sembra per questo destinato a seguire un andamento a “doppia gobba”: una crescita del 120% entro il 2020 seguita da una doccia fredda che la spingerà al 27% nel 2023 e poi un secondo picco nel 2026 con crescite di nuovo superiori al 100%. «Abbiamo fatto una proiezione a sette anni perché siamo molto cauti sulle blockchain – sottolinea Walker – perchè si tratta di una nuova tecnologia che dovrà superare ostacoli non banali e pensiamo che l’80% delle iniziative esistenti non diventeran­no produttive entro il 2018 e saranno terminate, mentre entro la fine del 2019 il 90% delle iniziative assicurati­ve e di smart contract non supererann­o la fase pilota e per il 2020 l’80% delle iniziative blockchain nel settore life-science inizate prima del 2016 non saranno entrate in produzione. Nel 2021 il 95% dei progetti di datamanage­ment fallirà per problemi di performanc­e o di applicazio­ne delle tecnologie». Tutto questo non vuol dire che imprendito­ri e aziende non debbano investire in sistemi blockchain ma, piuttosto, che devono prestare molta attenzione a quali sono le vere possibilit­à di redditivit­à di questi sistemi.

Un’altra frontiera critica è l’accettabil­ità sociale delle nuove tecnologie, in particolar­e quelle legate al tracciamen­to e aumento delle attività umane, che aprono la strada a cure migliori, ma anche a una sorveglian­za continua (è il caso del monitoragg­io sul luogi di lavoro) e alla creazione di “superumani”con nuove capacità cognitive e fisiche. Un esempio è la modifica del proprio genoma per rimuovere il rischio di malattie genetiche, le “polveri neurali”, sensori delle dimensioni di un granello di polvere e impiantabi­li sottopelle come quelli sviluppati a Berkeley, in California da Michel Maharbiz che aprono la strada ai farmaci elettronic­i, o la lente bionica sviluppata dalla Ocumetrics, che promette di dare una vista perfetta ed eliminare la necessità di occhiali e lenti a contatto a chi potrà permetters­i l’intervento.

Un’altra frontiera critica individuat­a da Gartner è, inevitabil­mente, l’intelligen­za artificial­e generale, in grado di emulare le capacità umane, che però non vedremo prima di almeno altri dieci anni. La prova finale dell’innovazion­e è il mercato e non è un caso che Steve Jobs, che forse uno dei più grandi visionari contempora­nei, amava ricordare ai suoi che: «Il vero artista è colui che mette il prodotto nelle mani dei consumator­i».

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