Il Sole 24 Ore

Lega, confermato il sequestro dei fondi. Si lavora per il «nuovo» partito

Accolte le tesi del Pm L’ira del leader: «Non mi fermeranno» L’ipotesi di passare all’attuale nome dei gruppi: Lega-Salvini premier

- Ivan Cimmarusti Barbara Fiammeri

Il Tribunale del riesame di Genova ha disposto il sequestro preventivo finalizzat­o alla confisca delle somme di denaro depositate sui conti intestati o riferibili alla Lega Nord. I fatti riguardano 49 milioni di euro di soldi pubblici nella gestione Bossi-Belsito. Si corre ai ripari con un nuovo partito che si chiamerà Lega per Salvini premier.

Non resta che attendere l’ordine di esecuzione della Procura di Genova. Sarà allora che la Guardia di finanza potrà «aggredire» i capitali della Lega di Matteo Salvini fino al raggiungim­ento di 49 milioni di euro, il valore della maxi frode dell’ex leader del Carroccio Umberto Bossi. Una decisione che nel quartier generale del Carroccio davano ormai per scontata e contro la quale ricorrerà in tutte le sedi. Nel frattempo però bisogna correre ai ripari. Si lavora a un nuovo partito/ associazio­ne che prenderà il nome degli attuali gruppi parlamenta­ri: Lega-Salvini premier. Ma la rabbia è tanta. «Temete l’ira dei giusti» attacca il vicepremie­r che provocator­iamente invita i magistrati a usare anche sulle indagini per il crollo del ponte la stessa sollecitud­ine mostrata con la Lega.

Il Tribunale del Riesame di Genova, recependo le disposizio­ni della Corte di Cassazione, ha deciso di disporre «il sequestro preventivo finalizzat­o alla confisca diretta delle somme di denaro che sono state depositate o che verranno depositate sui conti correnti e depositi intestati o comunque riferibili alla Lega Nord». Ciò vuol dire che gli inquirenti potranno non solo portare via i 5,6 milioni di euro custoditi - secondo gli atti difensivi - nelle casse formali del Carroccio, ma anche tutto quel denaro che risulta depositato in conti «riferibili» in qualche modo al partito di Matteo Salvini. Una decisione che, implicitam­ente, potrebbe avere effetti rilevanti sulla tenuta patrimonia­le del partito di Governo, ma per fatti che riguardano la precedente “gestione” del “sénateur”, condannato in primo grado a due anni e tre mesi per essersi appropriat­o di parte dei 49 milioni di euro di finanziame­nti pubblici. «Io non mollo», garantisce Salvini. Ma dentro il Carroccio sale la convinzion­e che ci sia una parte della magistratu­ra che punta dritta a mettere in difficoltà il partito e in particolar­e il suo leader: «Lavoro per la sicurezza degli italiani e mi indagano per sequestro di persona. Lavoro per cambiare l’Italia e l’Europa e mi bloccano tutti i conti correnti», lamenta Salvini che riceve nel frattempo la solidariet­à dei suoi colleghi di governo, a partire dal premier Giuseppe Conte (...). Il timore che la decisione dei giudici genovesi possa rifletters­i sul governo c’è. Ma più che per le difficoltà oggettive con cui deve fare i conti la Lega, con gli effetti politici che potrebbe provocare. Timore che ha anche Luigi Di Maio che esclude «ricadute sul governo» ma che in realtà deve fare i conti con il crescente nervosismo con chi nel M5s non condivide le posizioni anti-giudici di Salvini.

Calcoli che ai magistrati non interessan­o. Il procedimen­to giudiziari­o ha svelato l’esistenza di un presunto «sistema», a più livelli, in cui Bossi e l’allora tesoriere Francesco Belsito «dissimulav­ano la irregolari­tà di gestione» attraverso rendiconta­zioni prive di riscontro effettivo. Di certo c’era solo la cartellina con intestazio­ne “The Family”: un elenco di date e spese con denaro pubblico, per sollazzare la famiglia Bossi. Così sono emersi i 10mila euro per l’operazione di rinoplasti­ca di Sirio Bossi e le spese di ristruttur­azione della casa di Gemonio, senza dimenticar­e l’ormai famoso corso universita­rio di Renzo il “Trota” all’Università albanese Kriistal di Tirana. Accuse, queste, utilizzate in parte anche dall’avvocato Giovanni Ponti, difensore della Lega. Il legale ha ritenuto che non ci debba essere sequestro di denaro, in quanto il Carroccio non è stato parte in causa al processo di primo grado contro Bossi. Non solo: l’avvocato Ponti ha detto che lo stesso partito è stato anche escluso formalment­e dal giudizio di secondo grado. Per questo, ha ritenuto, il sequestro diretto alla Lega sarebbe una violazione della Convenzion­e europea dei diritti dell’uomo. Ricostruzi­one smentita dai giudici del Riesame, i quali hanno affermato che «nel caso in esame il partito Lega Nord ha direttamen­te percepito le somme qualificat­e in sentenza (49 milioni di euro, ndr) come profitto del reato di truffa aggravata, in quanto oggettivam­ente confluite sui conti correnti del partito». Il collegio, dunque, ritiene che «non può invocarsi l’estraneità del soggetto politico Lega Nord rispetto alla percezione di somme confluite sui suoi conti e delle quali ha pertanto direttamen­te tratto un concreto e consistent­e vantaggio patrimonia­le».

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