Tim, si accende lo scontro in cda ma i conti si faranno a novembre
Il consigliere Massimo Ferrari : «Di governance si discute nel board» Il consiglio del 24 potrebbe convocare l’assemblea utile per la rimonta di Vivendi
«Non commento mai le vicende di una società quotata e tanto meno di una importante come Tim». Però Massimo Ferrari, consigliere indipendente in quota Elliott, ha commentato, eccome, declinando quello che in sintesi aveva detto il giorno prima il presidente Fulvio Conti. «È molto singolare - ha sottolineato Ferrari a margine di un evento in Borsa - che in due giorni un broker francese attacchi Telecom e con tesi fantasiose, una ricerca ridicola e riveda il proprio target price al ribasso del 30%, dopo che il titolo aveva già perso il 30-40% per fattori chiaramente esogeni, che poi un concorrente sempre francese che ha investito solo qualche milione di euro diffonda trionfalmente risultati in Italia senza che nessuno possa verificare il vero grado di penetrazione e di efficienza del last comer e che infine un azionista rilevante, sempre francese, ritenga di rendere pubbliche proprie soggettive valutazioni sul titolo e sulla governance della società». Tutti fattori di disturbo che «provengono d’Oltralpe», come aveva denunciato Conti. «In tutto il mondo e in particolare in Italia, i commenti sul funzionamento della governance, se ci sono, si fanno nelle sedi opportune, ovvero nei consigli di amministrazione e, a mia memoria, non ne ho ascoltato nessuno sino a oggi - ha aggiunto l’ex gestore, ora dg di Salini Impregilo - La verità è che le aziende debbono essere gestite dal management con decisioni assunte nell’ambito di piani industriali approvati dal board. Il management è responsabile di assumere e implementare le decisioni nell’interesse della società e di tutti gli stakeholder. Tim non ha bisogno di chiacchiere, ma di fatti: decisioni importanti e execution».
Quello che proprio Ferrari non ha voluto commentare è se davvero l’ad Amos Genish sia in bilico, come ventilato dalle agenzie internazionali. Di certo l’ex ufficiale dell’esercito israeliano non è una mammoletta e non ha intenzione di tirarsi indietro. Però il mercato, che l’ha portato in palmo di mano sulla scorta anche dei risultati del suo trascorso brasiliano (vedi il caso di Gvt venduta due volte fino a raggiungere valutazioni stellari), ora sembra volgergli le spalle. Per lo meno non accenna a interrompersi il trend negativo che ha portato i corsi ai minimi da cinque anni, anche se ieri è stata una seduta di tregua con il titolo che ha recuperato quota 0,5234 euro (+1,16%), lo stesso prezzo a cui ha comprato Genish martedì. Ai suoi questa estate, quando ancora i corsi resistevano sopra i 60 centesimi, Genish avrebbe detto che si prendeva la responsabilità per i ribassi dai 67 centesimi ai quali era trattato il titolo prima dell’irrompere sulla scena di Singer, non certo dagli 87 centesimi raggiunti sull’onda degli acquisti di Elliott, Cdp e dei fondi andati in scia.
La palla è in mano al cda e tuttavia fonti qualificate riferiscono che non ci sono segnali che si voglia porre sul tavolo la questione dell’ad, anche se è chiaro che è compito del board monitorare l’esecuzione del piano presentato da Genish, alla fine sostenuto anche da Elliott, sebbene avesse esordito con altre proposte. La separazione della rete, che è un tassello centrale, ha tempi che non sono nelle mani del management, bensì dei regolatori e quindi in primis dell’Agcom alla quale il progetto è stato sottoposto già a marzo. Sul resto non c’è visibilità perchè Genish ha dato i target a tre anni, ma ha evitato - nonostante le insistenze degli analisti - di fornire gli obiettivi interinali, cosicchè è impossibile dall’esterno verificare lo stadio di avanzamento. Ci sono i risultati a consuntivo: quelli del primo semestre non sono stati entusiasmanti. Equita si aspetta «un chiaro trend di miglioramento» nel terzo trimestre, altri invece sono più scettici. Ma fino all’8 novembre, quando si terrà il cda per la trimestrale, ogni opinione è lecita. Non ci sono comunque le condizioni per un cambio della guardia, nè al cda di lunedì che sarà dedicato a concordare le modalità di partecipazione all’asta del 5G (le buste si aprono il 13), nè a quello del 24 che potrebbe convocare per novembre l’assemblea sulla nomina dei revisori, occasione utile a Vivendi per cercare di tornare in sella.
Scontro sulla governance.
Dante Roscini
Paola Giannotti
De Ponti
Paola Bonomo
Lucia Morselli
Maria Elena
Cappello
Alfredo Altavilla