Il Sole 24 Ore

Renzi: «Colpito da fuoco amico, io in campo ma non mi candido»

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«Il primo dovere che io sento è restare in campo insieme a voi, perché l’Italia abbia la forza di farla finita con questo governo. Anche se non sono candidato, sono orgoglioso di far parte di questa comunità». Dopo un lungo silenzio, il discorso dell’ex premier ed ex segretario Pd Matteo Renzi alla Festa dell’Unità di Ravenna era molto atteso. Un tendone gremito ha ascoltato il suo intervento di 48 minuti, soprattutt­o per avere delle indicazion­i in vista della partita per la leadership del Pd, che si aprirà nei prossimi giorni per arrivare alle primarie di inizio 2019. Renzi ha confermato che non si ricandider­à alla segreteria ma non ha nessuna intenzione di ritirarsi. Anzi, ieri si è tolto qualche sassolino nei confronti degli oppositori interni. «Per due volte mi è stata fatta la guerra, sono stato colpito da fuoco amico, i principali avversari erano quelli in casa. Amici e compagni, avete attaccato il Matteo sbagliato, avete aiutato a rompere un argine contro il populismo». L’altro bersaglio politico dell’ex premier è stato il governo giallo-verde, e soprattutt­o il leader della Lega Matteo Salvini. Nella corsa alla leadership del Pd i renziani sono ancora alla ricerca di un candidato forte da poter contrappor­re al governator­e del Lazio, Nicola Zingaretti, che nel frattempo sta coagulando attorno a sé quella che potrebbe diventare la nuova maggioranz­a del partito.

L’ex segretario agli oppositori interni: avete attaccato il Matteo sbagliato. Rotto argine al populismo

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