Tesla cade sulla marijuana fumata da Musk
Sarà ricordata probabilmente come la “canna” più costosa della storia quella di Elon Musk. Ieri dopo le immagini del video virale in cui il ceo di Tesla fuma marjiuana si è scatenata un’ondata di vendite a Wall Street. Il titolo ha ceduto oltre il 6%, lasciando per strada circa tre miliardi di dollari di capitalizzazione. La chiacchierata di Musk in diretta sul podcast del comico Joe Rogan voleva essere un’occasione per parlare della sua visione del mondo. Due ore e mezza di discorsi a ruota libera. Fino alla trappola del conduttore che ha tirato fuori una sigaretta a base di tabacco e marjiuana, legale in California. Assieme a un bicchiere di whiskey. Musk beve, fa qualche tiro: «Non sono un fumatore abituale di erba. Non credo aiuti la produttività», dice con i fumi che gli salgono davanti al viso ripresi dalla telecamera. Tanto è bastato per far scoppiare il caos in Borsa. In Tesla è in corso una fuga di top manager. Il direttore della contabilità Dave Morton, assunto il 6 agosto scorso, ha già deciso di lasciare. Morton, ex cfo Seagate, ha spiegato di aver presentato le dimissioni alla luce del livello troppo elevato di attenzione sull’azienda dopo i tweet di Musk sul delisting. La responsabile delle risorse umane Gabrielle Toledano, si è presa un periodo di aspettativa e ha appena fatto sapere che non tornerà in azienda al termine del congedo. Lo spinello in diretta web è solo l’ultimo di una serie di episodi sfortunati di Musk che hanno danneggiato l’immagine della società. E messo in evidenza ciò che da tempo lamentano gli investitori: i limiti della governance di Tesla, incentrata su una sola persona. Diversi analisti parlano della necessità ora di nominare un numero due forte. Una sorta di tutore che affianchi Musk.