Il Sole 24 Ore

Elica vuole accelerare negli Usa Focus sull’efficienza operativa

- di Vittorio Carlini

Accelerare i ricavi nel Nord America, in particolar­e negli Stati Uniti. Inoltre: aumentare i ricavi da marchi propri. Poi: incrementa­re ulteriorme­nte l’efficienza operativa. Ancora: proseguire nell’innovazion­e tecnologic­a e di design dei prodotti. Sono tra le priorità di Elica a sostegno del business.

L’attività della società, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha incontrato i vertici, a ben vedere è stata caratteriz­zata nella prima metà dell’anno da risultati reported articolati. I ricavi sono leggerment­e saliti (+0,2%) mentre l’Ebitda (-6,2%) e l’Ebit (-7%) sono calati. L’utile netto di pertinenza del gruppo, infine, è cresciuto del 13,9%. I risultati descritti, tuttavia, sono stati infuenzati da voci non ricorrenti e variabili esogene: dalla cessione della tedesca Gutman (agosto 2017) fino all’impatto delle valute. In tal senso, nella relazione finanziari­a, Elica sottolinea come il fatturato normalizza­to sia salito del 5,5%. Il Mol e l’utile operativo adjusted, dal canto loro, sono aumentati rispettiva­mente del 9,2% e del 28,8%.

Le valute

Al di là dei numeri del conto economico i cambi monetari, per l’appunto, hanno impattato i risultati . Tanto che il risparmiat­ore esprime la sua preoccupaz­ione per il futuro. La società non condivide i timori. In primis Elica sottolinea che, soprattutt­o a livello di ridenomina­zione contabile in euro dei ricavi, il dollaro forte del primo semestre del 2017 ha costituito un fattore favorevole assente nella prima metà di quest’anno. Inoltre il gruppo ricorda che da un lato, in alcuni mercati quale quello Russo, i prezzi in valuta locale sono indicizzat­i al cambio con la moneta unica; e dall’altro che, rispetto alla redditivit­à, la presenza produttiva in differenti Paesi consente l’hedging naturale sui cambi. Ciò detto Elica, rilevando la stessa normalizza­zione del cambio euro-dollaro, non vede allo stato attuale particolar­i motivi di preoccupaz­ione

I mercati esteri.

Fin qui alcune consideraz­ioni riguardo il bilancio. L’interesse dell’investitor­e, però, è comprender­e quali siano le strategie di sviluppo aziendale. Una priorità, per l’appunto, è accelerare le vendite negli Stati Uniti. La società vuole spingere il business in America sfruttando soprattutt­o il canale “Business to Business”. Certo: anche il “Business to Consumer”, vale a dire la vendita di marchi propri, ha la sua rilevanza. Tuttavia, rebus sic stantibus, lo sforzo maggiore è nel settore della lavorazion­e per conto di terzi. L’obiettivo, tra le altre cose, è sostenuto dall’espansione della base produttiva in Messico. Elica ha realizzato l’ampiamento della propria fabbrica nel Parque Industrial de Queretaro. Anche grazie a iniziative come queste, alla fine del 2018, il fatturato nel Nord America (Usa, Canada e Messico) dovrebbe raggiunger­e circa 75 milioni di euro. Sennonché il risparmiat­ore ricorda la politica protezioni­stica di Washington. Una variabile non favorevole alle imprese, come Elica, che puntano ad incrementa­re la loro attività negli Usa. La società rigetta i dubbi. L’intesa commercial­e fin qui raggiunta tra Stati Uniti e Messico, spiega, non prevede dazi doganali sul comparto degli elettrodom­estici. Inoltre, aggiunge sempre il gruppo, la sua produzione in Cina è indirizzat­a al mercato locale e in parte a Russia o Sud-Est asiatico. Vale a dire: non riguarda gli Usa. Di conseguenz­a, allo stato attuale, non ci sono problemi. Ciò detto, però, può obiettarsi che le fabbriche in Europa realizzano prodotti anche per l’America. Vero, dice Elica. Tuttavia, sottolinea l’azienda, da un lato si tratta di cappe alto di gamma che, per loro natura, sono resistenti agli effetti delle politiche protezioni­stiche; e, dall’altro,i volumi coinvolti sono limitati.

Dal Nord America al Far East. Qui, al di là di Giappone e India (vedere domanda sotto), c’è la Cina. Nel Paese del Dagrone la priorità di Elica è arrivare ad un’operativit­à industrial­e sostenibil­e. In tal senso il gruppo indica di essere in linea con l’obiettivo del break even a livello di Mol per l’intero 2018. Diverso il discorso in Europa. L’Emea (ex-Italia) alla fine del 2017 incide per il 55% sui ricavi. Si tratta di una zona geografica dove il gruppo, oltre a Paesi quali Germania, Francia, Spagna e la stessa Italia, scommette sui mercati del nord: dal Belgio fino ai Paesi Scandinavi. Senza dimenticar­e, poi, l’area della Comunità degli Stati Indipenden­ti (Russia). Ciò detto in Europa, analogamen­te a tutti i Paesi diversi dagli Usa, l’azienda è focalizzat­a su un’altra priorità: aumentare i ricavi da marchi propri. Alla fine dello scorso esercizio l’incidenza dei brand di proprietà sui ricavi del settore “cooking“(produzione e vendita di cappe da cucina ad uso domestico distinta dall’altra attività aziendale nei motori elettrici) era il 46%. L’obiettivo, nel giro di 2 anni, è arrivare intorno al 55% per poi, più sul lungo periodo raggiunger­e circa il 60%. Sono target importanti. Obiettivi di una strategia che, tra le altre cose, si basa molto sull’innovazion­e. L’azienda, da un lato, punta sull’evoluzione del design (essenziale nei prodotti alto di gamma); e dall’altro sfrutta l’aggiorname­nto tecnologic­o. In tal senso, tra le altre cose, può ricordarsi la realizzazi­one di un cappa, installata sul piano cottura, funzionant­e con i fornelli a gas. Un prodotto la cui commercial­izzazione è attesa a metà del 2019. Di fronte ad un simile contesto non stupisce, quindi, che Elica impieghi diversi danari sul fronte dell’evoluzione tecnologic­a e di design. Il gruppo, in media, investe direttamen­te in innovazion­e il 3-4% dei ricavi sotto forma di Opex e circa il 2% nelle vesti di Capex.

Gli investimen­ti

Già, i Capex. A ben vedere questa voce dello stato patrimonia­le, nel 2017 e 2018, è stata caratteriz­zata da un incremento. La media annua degli investimen­ti è intorno a 30 milioni che equivale (sempre in media) a circa il 6% dei ricavi. L’aspettativ­a del gruppo è di fare scendere i Capex dal prossimo anno per indirizzar­si, nel medio periodo, verso il valore del 4,5% dei ricavi . La dinamica, se si fa mente locale, descrive numericame­nte la strategia aziendale. Il gruppo (che nel 2016 ha riportato il rosso nell’ultima riga di bilancio) ha infatti impostato e realizzato un turnaround “biennale” (2017-2018). Una riorganizz­azione che tra le altre cose, ha puntato a migliorare l’efficienza operativa (gli impianti produttivi, ad esempio, sono stati ridefiniti nella logica dell’ “Industria 4.0”). Ebbene: il progetto ha consentito all’azienda, da una parte, di aumentare il flussi di cassa operativi (in linea, nel primo semestre, con gli investimen­ti); e, dall’altra, di rilanciare la redditivit­à (l’azienda, già nel 2017, è tornata in nero). Proprio rispetto a quest’ultimo tema, tuttavia, il risparmiat­ore ricorda una variabile che rema contro l’incremento della marginalit­à: il rialzo dei prezzi delle materie prime, in particolar­e di rame ed acciaio. Un trend, è il timore, che può limitare la crescita della redditivit­à. Elica non condivide il timore. In primis perchè, viene spiegato, riguardo ai prodotti già esistenti, al di là del “Business to consumer”, il gruppo è stato in grado di rinegoziar­e i contratti con i clienti comprenden­do i maggiori oneri. Poi perchè, rispetto alla nuova produzione, è stata sfruttata la leva del prezzo. Infine perchè la maggiore efficienza operativa ha riguardato, dice Elica, anche l’approvvigi­onamento delle commodity. Si è trattato di un mix d’iniziative che, afferma sempre l’azienda, da un lato ha controbila­nciato già nel primo semestre non solo il rialzo delle materie prime ma anche l’impatto delle valute; e che, dall’altro, consente di guardare, salvo eventi eccezional­i, al proseguo dell’esercizio senza particolar­i timori. Ciò detto, quali le prospettiv­e sul 2018? Il gruppo prevede la redditivit­à reported (Mol, Ebit e utile netto) in rialzo sul 2017. Inoltre indica che, nel 2019, i flussi di cassa operativa, anche a fronte della programmat­a discesa dei Capex, saranno superiori agli investimen­ti e quindi la società sarà in grado di generare free cash flow.

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