Elica vuole accelerare negli Usa Focus sull’efficienza operativa
Accelerare i ricavi nel Nord America, in particolare negli Stati Uniti. Inoltre: aumentare i ricavi da marchi propri. Poi: incrementare ulteriormente l’efficienza operativa. Ancora: proseguire nell’innovazione tecnologica e di design dei prodotti. Sono tra le priorità di Elica a sostegno del business.
L’attività della società, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, a ben vedere è stata caratterizzata nella prima metà dell’anno da risultati reported articolati. I ricavi sono leggermente saliti (+0,2%) mentre l’Ebitda (-6,2%) e l’Ebit (-7%) sono calati. L’utile netto di pertinenza del gruppo, infine, è cresciuto del 13,9%. I risultati descritti, tuttavia, sono stati infuenzati da voci non ricorrenti e variabili esogene: dalla cessione della tedesca Gutman (agosto 2017) fino all’impatto delle valute. In tal senso, nella relazione finanziaria, Elica sottolinea come il fatturato normalizzato sia salito del 5,5%. Il Mol e l’utile operativo adjusted, dal canto loro, sono aumentati rispettivamente del 9,2% e del 28,8%.
Le valute
Al di là dei numeri del conto economico i cambi monetari, per l’appunto, hanno impattato i risultati . Tanto che il risparmiatore esprime la sua preoccupazione per il futuro. La società non condivide i timori. In primis Elica sottolinea che, soprattutto a livello di ridenominazione contabile in euro dei ricavi, il dollaro forte del primo semestre del 2017 ha costituito un fattore favorevole assente nella prima metà di quest’anno. Inoltre il gruppo ricorda che da un lato, in alcuni mercati quale quello Russo, i prezzi in valuta locale sono indicizzati al cambio con la moneta unica; e dall’altro che, rispetto alla redditività, la presenza produttiva in differenti Paesi consente l’hedging naturale sui cambi. Ciò detto Elica, rilevando la stessa normalizzazione del cambio euro-dollaro, non vede allo stato attuale particolari motivi di preoccupazione
I mercati esteri.
Fin qui alcune considerazioni riguardo il bilancio. L’interesse dell’investitore, però, è comprendere quali siano le strategie di sviluppo aziendale. Una priorità, per l’appunto, è accelerare le vendite negli Stati Uniti. La società vuole spingere il business in America sfruttando soprattutto il canale “Business to Business”. Certo: anche il “Business to Consumer”, vale a dire la vendita di marchi propri, ha la sua rilevanza. Tuttavia, rebus sic stantibus, lo sforzo maggiore è nel settore della lavorazione per conto di terzi. L’obiettivo, tra le altre cose, è sostenuto dall’espansione della base produttiva in Messico. Elica ha realizzato l’ampiamento della propria fabbrica nel Parque Industrial de Queretaro. Anche grazie a iniziative come queste, alla fine del 2018, il fatturato nel Nord America (Usa, Canada e Messico) dovrebbe raggiungere circa 75 milioni di euro. Sennonché il risparmiatore ricorda la politica protezionistica di Washington. Una variabile non favorevole alle imprese, come Elica, che puntano ad incrementare la loro attività negli Usa. La società rigetta i dubbi. L’intesa commerciale fin qui raggiunta tra Stati Uniti e Messico, spiega, non prevede dazi doganali sul comparto degli elettrodomestici. Inoltre, aggiunge sempre il gruppo, la sua produzione in Cina è indirizzata al mercato locale e in parte a Russia o Sud-Est asiatico. Vale a dire: non riguarda gli Usa. Di conseguenza, allo stato attuale, non ci sono problemi. Ciò detto, però, può obiettarsi che le fabbriche in Europa realizzano prodotti anche per l’America. Vero, dice Elica. Tuttavia, sottolinea l’azienda, da un lato si tratta di cappe alto di gamma che, per loro natura, sono resistenti agli effetti delle politiche protezionistiche; e, dall’altro,i volumi coinvolti sono limitati.
Dal Nord America al Far East. Qui, al di là di Giappone e India (vedere domanda sotto), c’è la Cina. Nel Paese del Dagrone la priorità di Elica è arrivare ad un’operatività industriale sostenibile. In tal senso il gruppo indica di essere in linea con l’obiettivo del break even a livello di Mol per l’intero 2018. Diverso il discorso in Europa. L’Emea (ex-Italia) alla fine del 2017 incide per il 55% sui ricavi. Si tratta di una zona geografica dove il gruppo, oltre a Paesi quali Germania, Francia, Spagna e la stessa Italia, scommette sui mercati del nord: dal Belgio fino ai Paesi Scandinavi. Senza dimenticare, poi, l’area della Comunità degli Stati Indipendenti (Russia). Ciò detto in Europa, analogamente a tutti i Paesi diversi dagli Usa, l’azienda è focalizzata su un’altra priorità: aumentare i ricavi da marchi propri. Alla fine dello scorso esercizio l’incidenza dei brand di proprietà sui ricavi del settore “cooking“(produzione e vendita di cappe da cucina ad uso domestico distinta dall’altra attività aziendale nei motori elettrici) era il 46%. L’obiettivo, nel giro di 2 anni, è arrivare intorno al 55% per poi, più sul lungo periodo raggiungere circa il 60%. Sono target importanti. Obiettivi di una strategia che, tra le altre cose, si basa molto sull’innovazione. L’azienda, da un lato, punta sull’evoluzione del design (essenziale nei prodotti alto di gamma); e dall’altro sfrutta l’aggiornamento tecnologico. In tal senso, tra le altre cose, può ricordarsi la realizzazione di un cappa, installata sul piano cottura, funzionante con i fornelli a gas. Un prodotto la cui commercializzazione è attesa a metà del 2019. Di fronte ad un simile contesto non stupisce, quindi, che Elica impieghi diversi danari sul fronte dell’evoluzione tecnologica e di design. Il gruppo, in media, investe direttamente in innovazione il 3-4% dei ricavi sotto forma di Opex e circa il 2% nelle vesti di Capex.
Gli investimenti
Già, i Capex. A ben vedere questa voce dello stato patrimoniale, nel 2017 e 2018, è stata caratterizzata da un incremento. La media annua degli investimenti è intorno a 30 milioni che equivale (sempre in media) a circa il 6% dei ricavi. L’aspettativa del gruppo è di fare scendere i Capex dal prossimo anno per indirizzarsi, nel medio periodo, verso il valore del 4,5% dei ricavi . La dinamica, se si fa mente locale, descrive numericamente la strategia aziendale. Il gruppo (che nel 2016 ha riportato il rosso nell’ultima riga di bilancio) ha infatti impostato e realizzato un turnaround “biennale” (2017-2018). Una riorganizzazione che tra le altre cose, ha puntato a migliorare l’efficienza operativa (gli impianti produttivi, ad esempio, sono stati ridefiniti nella logica dell’ “Industria 4.0”). Ebbene: il progetto ha consentito all’azienda, da una parte, di aumentare il flussi di cassa operativi (in linea, nel primo semestre, con gli investimenti); e, dall’altra, di rilanciare la redditività (l’azienda, già nel 2017, è tornata in nero). Proprio rispetto a quest’ultimo tema, tuttavia, il risparmiatore ricorda una variabile che rema contro l’incremento della marginalità: il rialzo dei prezzi delle materie prime, in particolare di rame ed acciaio. Un trend, è il timore, che può limitare la crescita della redditività. Elica non condivide il timore. In primis perchè, viene spiegato, riguardo ai prodotti già esistenti, al di là del “Business to consumer”, il gruppo è stato in grado di rinegoziare i contratti con i clienti comprendendo i maggiori oneri. Poi perchè, rispetto alla nuova produzione, è stata sfruttata la leva del prezzo. Infine perchè la maggiore efficienza operativa ha riguardato, dice Elica, anche l’approvvigionamento delle commodity. Si è trattato di un mix d’iniziative che, afferma sempre l’azienda, da un lato ha controbilanciato già nel primo semestre non solo il rialzo delle materie prime ma anche l’impatto delle valute; e che, dall’altro, consente di guardare, salvo eventi eccezionali, al proseguo dell’esercizio senza particolari timori. Ciò detto, quali le prospettive sul 2018? Il gruppo prevede la redditività reported (Mol, Ebit e utile netto) in rialzo sul 2017. Inoltre indica che, nel 2019, i flussi di cassa operativa, anche a fronte della programmata discesa dei Capex, saranno superiori agli investimenti e quindi la società sarà in grado di generare free cash flow.
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