Conte: coraggio sulle riforme, conti in ordine
Il messaggio di Mattarella: «Sforzo collettivo per legittimare l’appartenenza alla Ue, coniugare libertà, coesione e solidarietà»
Il cantiere della manovra è al lavoro, non ci sono ancora dei numeri: «Sarà seria, terremo conti in ordine ma saremo coraggiosi». Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ieri ha iniziato alla Fiera del Levante a Bari, ha fatto tappa a Bisceglie e in serata ha chiuso al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Il messaggio complessivo, soprattutto davanti a imprenditori ed economisti a Villa d’Este, è diretto a rassicurare: mai pensato a uscire dall’ euro o dall’ Europa, nel governo« c’ è un franco dialogo, non grandi discussioni. Siamo tutte persone ragionevoli, non una band adi scriteriati, e abbiamo una prospettiva quinquennale di operosità ». Il programma di governo sarà graduale e le misure saranno dosate su cinque anni, ma dice anche :« Reddito di cittadinanza e riforma fiscalesaranno due pilastri su cui lavoreremo per sagomare una manovra che sia anche di equità sociale». Programma complessivo che comprende anche le pensioni come previsto dal contratto di governo. Il discorso di Conte, presente in sala il ministro Giovanni Tria, ha sfidato il tema dei vincoli, ma il vero vincolo è il debito pubblico «che abbiamo ereditato e i 400 miliardi di titoli da rinnovare e quindi convincerei risparmiatori: in una famiglia se ci si indebita senza cresce resi è destinati alla povertà ». Insomma, assicura ,« faremo quello che serve all’Italia rispettando nei limiti del possibile i vincoli esterni ».
L’obiettivo è quindi la crescita agendo su infrastrutture anche immateriali: il governo con il varo del Ddl anticorruzione intende dare un segnale «di tolleranza zero verso corrotti e corruttori» e manda il messaggio di voler «depurare l’ambiente economico dai comportamenti illeciti». E aggiunge: faremo una riforma fiscale organica per una pace sociale mirata ad azzerare le pendenze, e cita il «condono» spiegando che diversamente dal passato non serve a fare cassa ma ad azzerare le posizioni debitorie pendenti per poter avviare la riforma.
Tocca i temi sensibili, come le iniziative a seguito del crollo del Ponte di Genova: «Non siamo per le nazionalizzazioni, non siamo per le privatizzazioni ma per una gestione efficiente delle risorse pubbliche. Delle volte sarà necessario affidarsi ai privati ma d’ora in poi consenti-10remo la remunerazione dell’investimento». E sulla querelle relativa alla concessione ad Autostrade «ho avviato la procedura per la caducazione della concessione. Sono stato definito un irresponsabile, uno che fa scappare gli investitori che non verranno più in Italia. Ci saranno tutte le garanzie di legge, non siamo fuori dallo stato di diritto».
Alla business community dice: «Dobbiamo assumerci tutti la responsabilità dell’arretratezza del nostro capitalismo. Ce la stiamo mettendo tutta e cercheremo di farvi fare bella figura, poi toccherà a voi imprenditori. Il nostro capitalismo, soprattutto quello delle grandi imprese, negli ultimi anni
«Non siamo per le nazionalizzazioni. Condono non per fare cassa ma per avviare il riassetto del fisco»
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ieri è intervenuto al Forum Ambrosetti
ha continuato a muoversi in una logica di relazione per la quale le azioni si pesano e non si contano, le porte si aprono solo agli amici e non si mettono in discussione gli equilibri consolidati». Nella giornata parla anche di Sud e in particolare di una Banca pubblica per gli investimenti che focalizzi la sua attenzione innanzitutto sul Mezzogiorno,rilanciando uno dei punti chiave del programma originario del M5S di sviluppo.L’ accenno iniziale di Conte sulla «fedeltà all’euro e all’Europa» a Cernobbio si lega al messaggio che la mattina aveva inviato il presidente della Repubblica Sergio Mattar ella al Forum: «Le istituzioni europee e nazionali debbono lavorare insieme per rispondere alle esigenze dei cittadini e soggetti economici e sociali ». Vanno garantiti «libertà in un mondo aperto e allo stesso tempo coesione e solidarietà» che sono «presupposti per proseguire il cammino di pace, democrazia e sviluppo assicurato dall’ integrazione del continente in questi sessant’ anni, estendendolo, auspicabilmente, oltre i suoi confini ». Ma questo« richiede un coerente sforzo e concorso collettivi, che sappia durevolmente legittimare la ragion d’ essere profonda dell’ appartenenza all’ Unione, che va ben oltre la semplice partita del dare/avere».