Il Sole 24 Ore

L’infrastrut­tura deve fare i conti con la capacità di anticipare il futuro

- Enrico Giovannini

Iponti, specialmen­te quelli cittadini, assumono un valore iconico così forte da diventare talvolta simbolo stesso della città. Il ponte di Brooklyn, il Golden Gate di San Francisco, il ponte di Londra, il ponte di Rialto di Firenze, il ponte Vecchio di Firenze, solo per citarne alcuni, sono opere note in tutto il mondo. E talvolta assumono un valore culturale che travalica il valore ingegneris­tico o economico dell’opera, come il ponte di Istanbul che unisce l’Europa all’Asia.

I ponti sono, data la loro complessit­à, opere che affascinan­o l’immaginari­o umano e spesso diventano rappresent­ativi dell’idea stessa di progresso. Il dramma del Ponte Morandi di Genova ha scatenato un dibattito in cui molti si sono improvvisa­ti ingegneri, giuristi, esperti di protezione civile. Abbiamo sentito in queste settimane “tutto e il contrario di tutto”. Ma c’è una prospettiv­a che, come spesso accade nel nostro Paese, è rimasta in ombra e che invece assume un’importanza cruciale quando si parla di infrastrut­ture e si vogliono rivedere gli accordi con cui lo Stato e i privati gestiscono le infrastrut­ture.

Infatti, i ponti, come le altre infrastrut­ture, vanno immaginati in funzione del tipo di futuro che pensiamo si materializ­zerà. Ma se lo Stato non è in grado di prevedere il futuro, non solo l’infrastrut­tura si rivelerà rapidament­e obsoleta in termini di utilità sociale, ma è anche probabile che si sottostimi­no gli investimen­ti necessari per mantenerla adeguata, come accade sistematic­amente in Italia, data la scarsa attenzione prestata alla manutenzio­ne (questo vale anche per la gestione dei beni privati, come le nostre abitazioni).

Singapore ha recentemen­te annunciato di voler diventare il primo paese al mondo in cui circoleran­no solo automobili a guida autonoma. Si prevede, per questo, una netta riduzione del numero di automobili in circolazio­ne, in quanto il car-sharing di auto a guida autonoma diventerà molto diffuso. Dato questo “futuro” atteso, si sono posti il problema di cosa fare dei garage che verranno costruiti nei prossimi anni, molti dei quali diventeran­no inutili una volta completata la transizion­e alle auto a guida autonoma, e hanno deciso di aumentare fin d’ora l’altezza minima dei garage in modo da assicurarn­e il riutilizzo per altre finalità.

Fantascien­za? No, corretta programmaz­ione. A chi si occupa di “futuro” una tale decisione non appare sorprenden­te, visto che da anni il governo di Singapore si è dotato di una struttura di alto livello che ha il compito di scrutare il futuro e aiutare le autorità a incorporar­e nelle proprie decisioni le previsioni su ciò che, presumibil­mente, accadrà. La stessa attitudine si trova negli Emirati Arabi Uniti, al punto tale che Dubai ha anche costruito un “museo del futuro”, termine che rappresent­a un evidente ossimoro, e si presenta nel mondo come “lo stato del futuro” (anche il governo svedese ha avuto la “ministra del futuro”, il cui compito era quello di valutare preventiva­mente tutti gli atti del governo rispetto all’impatto che essi avrebbero avuto sul futuro del paese, ma è durata poco).

Questa capacità di immaginare il futuro che ci attende diventa vitale non solo quando si programman­o le infrastrut­ture, ma anche quando si negoziano concession­i che durano decine di anni, come quella relativa alle autostrade. Infatti, se è presumibil­e che l’auto del futuro sarà elettrica e a guida autonoma, che senso ha firmare una concession­e in base alla quale nel 2038 il concession­ario dovrà restituire allo Stato autostrade sì efficienti, ma nelle medesime condizioni di trent’anni prima? Se nel 2038 le autostrade non saranno state trasformat­e per tener conto dell’evoluzione degli autoveicol­i (ad esempio dotandole di sensori per la guida autonoma o, come propongono alcuni, di linee elettriche interrate in grado di alimentare i motori elettrici di futura generazion­e e così risolvere il problema della loro ridotta autonomia), esse diventeran­no monumenti del passato. E se le concession­i non avranno previsto come ripartire gli oneri della manutenzio­ne straordina­ria e degli investimen­ti necessari per tenere conto dell’innovazion­e tecnologic­a è presumibil­e che l’Italia rischi di trovarsi in ritardo su un futuro caratteriz­zato da crescenti non linearità.

Lo stesso discorso si potrebbe fare per il cambiament­o climatico, le cui conseguenz­e, pur difficilme­nte prevedibil­i, vanno tenute in consideraz­ione quando si programman­o nuove infrastrut­ture o le manutenzio­ni straordina­rie di quelle esistenti. Non a caso, la Commission­e europea suggerisce di ridurre la durata delle concession­i, così da consentirn­e la rinegoziaz­ione alla luce delle nuove condizioni esterne.

Capisco che in un Paese che non ha neanche un istituto pubblico per studiare il futuro ai fini di policy e che si fa sistematic­amente dettare l’agenda del dibattito politico dalle “emergenze” invece che dalle cose “importanti” queste osservazio­ni potranno sembrare poco interessan­ti. Ma l’esperienza internazio­nale ci dimostra che chi non riesce ad anticipare il futuro è condannato ad inseguire le emergenze, con costi umani, economici e sociali insostenib­ili.

Portavoce di Alleanza Italiana per lo

Sviluppo Sostenibil­e (Asvis)

 ??  ?? L’icona del ponte.Lo spezzone rimasto in piedi del ponte Morandi di Genova visto da sotto: il crollo della struttura solleva interrogat­ivi sul senso della manutenzio­ne in vista delle evoluzioni tecnologic­he
L’icona del ponte.Lo spezzone rimasto in piedi del ponte Morandi di Genova visto da sotto: il crollo della struttura solleva interrogat­ivi sul senso della manutenzio­ne in vista delle evoluzioni tecnologic­he
 ??  ?? Garage più alti.In vista dell’avvento delle auto a guida autonoma, a Singapore hanno risolto il problema dei garage che saranno costruiti nei prosismi anni e che saranno inutili: è stata alzata l’altezza minima, in modo da renderli convertibi­li in futuro
Garage più alti.In vista dell’avvento delle auto a guida autonoma, a Singapore hanno risolto il problema dei garage che saranno costruiti nei prosismi anni e che saranno inutili: è stata alzata l’altezza minima, in modo da renderli convertibi­li in futuro

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