Il Sole 24 Ore

Opere recenti

- Julian Nida-Rümelin

La mostra

«al-jabr (algebra)», prodotta da Fondazione Modena Arti Visive e a cura di Node –

festival internazio­nale

di musica elettronic­a e live media –

presenta alcune tra le opere recenti

più significat­ive di

Ryoichi Kurokawa, che analizzano la grammatica del mondo tra immagine e suono. È la sua

prima personale in un'istituzion­e italiana. Si terrà

a Modena, Palazzo Santa Margherita – Galleria Civica, a partire da venerdì 14 settembre

La democrazia implica la questione dei fondamenti tanto normativi quanto empirici di cui essa ha bisogno. Secondo alcuni studi, nei college americani gli studenti dei primi semestri si definiscon­o soggettivi­sti sulle questioni normative. Ritengono cioè che non esistano criteri oggettivi di giusto o sbagliato, ma che vengano a scontrarsi atteggiame­nti soggettivi modellati da culture differenti o da storie di vita individual­i. Ma gli stessi studenti esprimono idee normative risolute riguardo a questioni di giustizia internazio­nale oppure di corruzione nella politica. Adducono ragioni per dimostrare che sbaglia chi la pensa diversamen­te.

Questa tensione è tipica non soltanto degli studenti di college americani: si potrebbe definirla come la tensione tra un soggettivi­smo di secondo grado, un soggettivi­smo metateoric­o, e un oggettivis­mo di primo grado, un oggettivis­mo della prassi del giudizio morale. Tuttavia – almeno così sembra – non è possibile sostenerli entrambi. Quando formulo ragioni per qualcosa, allora dico che gli stati di cose che adduco come ragioni testimonia­no che la mia convinzion­e è vera. Le ragioni non sono affatto comprensib­ili come qualcosa di meramente soggettivo in base al loro ruolo logico e alla loro forma grammatica­le.

Un’interpreta­zione di questo genere si troverebbe in un conflitto di fondo con la grammatica e la logica della nostra prassi della comprensio­ne reciproca di tutti i giorni. Nella logica e nella grammatica del nostro linguaggio quotidiano vi è una oggettivit­à depositata, che si riferisce in ugual misura a ragioni pratiche e teoriche – a ragioni per agire e a ragioni per giudicare. Nella filosofia del linguaggio sono stati di recente forniti buoni argomenti a favore dell’idea che non è possibile intendersi reciprocam­ente senza un ampio consenso. Per potere utilizzare una lingua, ogni suo utente deve potere avere la sicurezza che anche gli altri sono affidabili nel loro uso linguistic­o. Ciò comporta, tra l’altro, che quanto dicono le persone coincide di norma con quanto esse credono, ma anche con ciò che effettivam­ente è, con l’effettivo stato di cose: si tratta delle regole della veridicità e della fiducia.

Possono essere necessari ulteriori e complessi sistemi di regole. L’etica del discorso e la semantica intenziona­le hanno idee divergenti su quali siano tali sistemi e fino a che punto funzionino. A prescinder­e da questi differenti approcci interpreta­tivi, si è unanimi nel ritenere che la comprensio­ne reciproca non sia possibile senza consenso, per esempio il consenso su cosa rende corretto l’uso di un’espression­e linguistic­a.

Il realismo è inserito in questo sistema di regole già dalla forma grammatica­le. Noi cerchiamo notizie, vogliamo informazio­ni, sapere come stanno le cose. Anche nella prassi della comunicazi­one politica è necessaria una certa concordanz­a tra i partecipan­ti su come i concetti siano correttame­nte impiegati, in quale rapporto stiano linguaggio e opinione tra loro, quali stati di cose siano perciò assunti come validi. Questo consenso comprende anche le decisioni normative della politica.

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