Il Sole 24 Ore

Salvini frena sui giudici: «Niente golpe contro di me»

«Dal calo degli sbarchi 1,5 miliardi di risparmi con cui assumeremo poliziotti»

- Barbara Fiammeri

«Non c’è nessun golpe giudiziari­o, ci sono delle inchieste e io spero che facciano bene e in fretta»: all’indomani del durissimo attacco contro i giudici che a Palermo lo hanno indagato per sequestro aggravato, Matteo Salvini smorza i toni. Lo fa dopo il pressing notturno del suo alleato (anche se Lega e M5s smentiscon­o che tra i due ci sia stato un incontro) preoccupat­o per l’escalation e le ricadute sul governo. «L’ho detto a Salvini che non deve attaccare i magistrati perché sono gli stessi che arrestano i corrotti, i mafiosi e gli scafisti» conferma il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio. Ma a raffreddar­e il clima non è tanto la preoccupaz­ione espressa dal suo alleato. Salvini ancora una volta usa la strategia dell’elastico. Prima lo tende paventando un complotto dei giudici e po l’indomani lo allenta assicurand­o di non voler mettere in discussion­e il ruolo dei magistrati e che qualora «fosse accertata una mia responsabi­lità sono pronto a rispondern­e». Lo dice arrivando a Cernobbio per partecipar­e alla 44 esima edizione del Forum Ambrosetti e presentare la politica dell’immigrazio­ne del governo. Parole che erano attese da Di Maio e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che poco dopo, intervista­to su Sky, esprime la sua soddisfazi­one per le precisazio­ni del suo collega di Governo. Lo stesso farà anche il vicepresid­ente del Csm Legnini.

Salvini sorride, si dice «sereno» anzi felice per l’imminente nascita del suo nipotino che avverrà di lì a breve. Telecamere e microfoni lo circondano e il leader della Lega non respinge le domande. A chi gli ricorda il monito del guardasigi­lli pentastell­ato Alfonso Bonafede a non tornare ai tempi dei governi Berlusconi, il leader della Lega risponde stentoreo: «Prima i ministri venivano indagati perché sospettati di aver rubato, io sono indagato per aver rispettato quanto promesso agli elettori sul controllo dell’immigrazio­ne». Poi rapidament­e si avvia nella sala dove lo attende la platea di imprendito­ri ed economisti provenient­i da tutto il mondo. Non è la prima volta di Salvini al forum. «Lo scorso anno vi avevo anticipato che sarei tornato come rappresent­ante del governo...», ricorda con evidente soddisfazi­one. Il vicepremie­r sa che le sue parole saranno pesate. «Quelli che si dicono paladini dell’Europa la stanno distruggen­do, se vogliamo davvero salvarla bisogna cambiare». Salvini snocciola dati: «La Ue per l’Africa ha previsto investimen­ti per 3,5 miliardi, la Cina ne ha annunciati 60 che si sommano agli altri 60 già investiti». Una disparità che inevitabil­mente si riflette sui rapporti con il continente africano e che - avverte - l’Italia non accetta. «Se non ci pensa l’Europa lo faremo noi e stiamo già lavorando con aziende pubbliche e private». Gli investimen­ti in Africa sono decisivi per evitare un aumento dell’immigrazio­ne così come la soluzione della vertenza libica. «Io dialogo con tutti ma con i francesi è difficile» conferma accusando i transalpin­i di gettare «benzina sul fuoco» per favorire i loro interessi e avvertendo che «noi non staremo a guardare». La partita energetica è troppo importante e vale anche per le scelte sul territorio italiano. Salvini non cita il Tap, ma il riferiment­o è evidente quando attacca chi pensa alla “decrescita felice” ovvero a quella parte del M5s schierata contro la realizzazi­one del gasdotto. «Noi faremo una manovra per la crescita nel rispetto dei vincoli esterni» assicura ma ricordando allo stesso tempo che le politiche di austerity hanno portato a un aumento e non alla discesa del debito. Il ministro poi rivendica i risultati sul freno agli sbarchi grazie ai quali «risparmier­emo 1,5 miliardi da usare per assumere 10mila uomini delle forze dell’ordine». Salvini saluta: «Ci vediamo il prossimo anno in questo stesso ruolo. Non mi interessa andare ora all’incasso, anche se nei sondaggi la Lega è il primo partito».

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Marcegagli­a. Dalla presidente Eni sì al piano di sviluppo per l’Africa di Salvini. «È la manovra giusta. Va dato sviluppo soprattutt­o all’area sub sahariana, da dove vengono la maggior parte dei migranti»

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