Amuleti, pozioni e incantesimi La felicità arriva per magia
Una ghirlanda di piume, ossa e capelli, intrecciata in Toscana nell’Ottocento, delicata e dall’aspetto innocuo, che però nascosta nel materasso serviva a provocare morte certa. Una minuscola boccettina di cristallo sigillata con la cera con una nota che raccomanda di non aprirla perchè contiene una strega intrappolata e presumibilmente ansiosa di vendicarsi dell’affronto subito. Una bambolina elegantemente vestita di pizzo nero, con cuffietta in testa e un pugnale che le trafigge il volto. Un cuore umano mummificato e conservato in una scatolina a forma di cuore foderata di piombo.
Sono solo alcuni dei 180 oggetti, dal 12esimo secolo a oggi, riuniti all’Ashmolean Museum di Oxford per «Spellbound», una mostra che esplora il ruolo che magia e superstizione hanno giocato nella vita quotidana degli europei e il fascino che continuano ad esercitare ancora oggi. La collezione di amuleti, pozioni, talismani, incantesimi parte dal Medioevo ma arriva ai giorni nostri, con centinaia di lucchetti lasciati sui ponti dagli innamorati. Un rituale nuovo, ma non tanto diverso dalle pozioni di un tempo per conquistare l’amore eterno.
«Questa mostra è il frutto di una ricerca concentrata sulle emozioni, - spiega Marina Wallace, direttrice della mostra. – La magia nasce nell’anima degli esseri umani in preda alle emozioni come amore, paura, smarrimento e con un
forte senso di vulnerabilità». Se il desiderio di amore ha spinto alla ricerca di incantesimi, pozioni e poi lucchetti, la paura del male ha portato al tentativo di difendere le case dagli spiriti maligni o dalle streghe. All’interno dei camini sono stati trovati gatti mummificati, cuori trafitti, scarpe di bambino, ferri di cavallo, tutta una serie di talismani nascosti contro i malefici.
Per sottolineare la continuità tra passato e presente, l’Ashmolean ha commissionato a tre artisti contemporanei opere ispirate dai temi della mostra. L’installazione più memorabile è «Concealed Shield» di Katharine Dowson, uno spazio buio trafitto da laser rossi come il cuore di vetro appeso, una versione contemporanea del camino dove venivano nascosti gli amuleti, con gli stessi inquietanti rumori di sottofondo. «Il mio messaggio è che in essenza non siamo diversi dai nostri antenati, - spiega Dowson. – Ci sono così tante cose che ancora non comprendiamo e delle quali abbiamo paura».
L’ultima sala invita a ripensare il significato e il contesto della celebre «caccia alle streghe». Tra il 1400 e il 1800 centomila persone, soprattutto donne, sono state processate e condannate per stregoneria. Oltre a stampe, quadri, libri e oggetti ci sono ricostruzioni strazianti di alcuni processi e il ricordo delle vite reali di alcune donne, spesso prese di mira perché diverse o problematiche. Mutatis mutandis, «è una realtà del passato che è ancora una realtà di oggi», spiega Malcolm Gaskill, docente di storia e consulente della mostra.
«Spellbound» è una mostra che racconta, spiega, informa e illumina senza mai giudicare o criticare, che invita a pensare con empatia alle ragioni che hanno portato alla diffusione della magia. E che tratta l’argomento con serietà accademica ma anche con lieve ironia. All’ingresso i visitatori si trovano di fronte a una scala a pioli, con l’invito a camminarci sotto, nella quasi-certezza che la maggior parte di loro preferiranno aggirarla. Non si sa mai…..
La mostra infatti invita anche a riflettere su quanto magia e superstizione siano ancora parte della nostra vita. “Quando si parla di magia nessuno può dire non mi riguarda, perché riguarda tutti, anche se molti non vogliono ammetterlo,-afferma Wallace. – Tutti noi, medici e scienziati compresi, abbiamo un oggetto, un amuleto, un rito che ci regala l’illusione di poter controllare un evento o garantire un esito positivo.”
Non a caso la parola superstizione deriva dal latino superstes, superstite, ciò che sopravvive anche alla razionalità. Per quanto vogliamo illuderci di essere persone moderne e razionali, una parte di noi è sempre pronta a cedere alla magìa.