Riciclaggio, se lo studio «paga» le colpe del socio
Responsabilità. Dopo il caso della Stp che si è vista bloccare i conti correnti: quali verifiche e quali rischi per chi assiste i clienti in operazioni finanziarie
Fa riflettere il sequestro dei conti correnti ad una associazione professionale di avvocati per reati addebitati a un solo partner in applicazione della sanzione amministrativa prevista per riciclaggio ed autoriciclaggio. Nella vicenda il Gip ipotizzando il reato di riciclaggio a carico dell’avvocato socio dello studio ha sottoposto a sequestro preventivo i conti correnti dell’associazione professionale di cui l’avvocato era socio, partendo dalla contestazione dell’illecito amministrativo di riciclaggio e autoriciclaggio (articolo 25- octies, del Dlgs 231/2001).
Gli obblighi
Gli studi associati rientrano, infatti, tra le associazioni cui si applica il Dlgs 231/2001, relativo alla responsabilità “da reato” degli enti. Per cui anche lo studio può essere chiamato a rispondere, in sede penale, del reato materialmente commesso dall’associato a vantaggio o nell’interesse dell’associazione medesima. Pesanti le sanzioni (si veda l’articolo a fianco) .
Lo studio per andare esente da quella che impropriamente viene definita responsabilità amministrativa deve dimostrare di avere adottato ed attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire la commissione di reati della specie di quello in ipotesi contestato.
Alcune associazioni professionali, come quelle degli avvocati o dei commercialisti, rientrano tra i soggetti obbligati ai sensi della normativa Aml (anti money laundering, ovvero antiriciclaggio). Pertanto, la struttura del modello organizzativo dello studio non può prescindere anche dall’attivazione di presidi antiriciclaggio e antiterrorismo, come indicati dal Dlgs 231/2007. Per i professionisti gli obblighi vanno dalla adeguata verifica della clientela, alla conservazione dei documenti, dei dati e delle informazioni utili fino alla segnalazione di una operazione sospetta (Sos). L’adeguata verifica comporta una serie di adempimenti (si veda anche la scheda a fianco):
identificazione del cliente (dell’eventuale suo delegato e dell’eventuale titolare effettivo);
verifica ( sulla base di un documento di identità valido o altro documento di riconoscimento equipollente) della sua identità;
acquisizione di informazioni sullo scopo e sulla natura del rapporto continuativo o della prestazione professionale;
controllo costante del rapporto continuativo o della prestazione professionale.
Senza adeguata verifica il professionista non deve porre in essere l’operazione.
La conservazione
I documenti acquisiti nonché le scritture e le registrazioni delle singole operazioni debbono essere conservati per almeno 10 anni dalla conclusione della prestazione professionale, anche nel fascicolo nel cliente. La conservazione deve evitare qualsiasi perdita di dati e deve garantirne l’accessibilità ( completa e tempestiva) da parte dell’autorità che svolge le indagini.
Le segnalazioni
L’adeguata verifica della clientela è strumentale alla punta più avanzata degli obblighi antiriciclaggio incombenti sui professionisti, ossia la segnalazione all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif ), di ogni operazione rispetto alla quale il professionista sa o sospetta operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.
L’adempimento, lungi dal voler trasformare il professionista in una sorta di investigatore, richiede pur sempre un’attenta valutazione delle caratteristiche, dell’entità e della natura dell’operazione, tenuto conto anche della capacità economica e dell’attività svolta dal soggetto cui è riferita. Il professionista potrà avvalersi degli Indicatori di anomalia (Dm 16 aprile 2010) o degli schemi di anomalia dell’Uif. I professionisti aspettano con ansia da oltre un anno le regole tecniche per la propria attività a cura degli organismi professionali nazionali. Ad oggi sono state istituite delle Commissioni presso alcuni ordini territoriali (ad esempio Roma e Milano) che stanno formando gli iscritti. ma solo sulla base della normativa primaria.
In conclusione, aperta una indagine penale per frode fiscale, certamente ci può stare anche una verifica sulla violazione della normativa Aml che se accertata potrebbe portare alla contestazione al professionista del reato di riciclaggio ovvero di concorso in auto riciclaggio sempre se esista il dolo.
Occorre adeguare anche i moduli privacy informando sull’uso dei dati per l’anti riciclaggio