Il Sole 24 Ore

Tre vie per trattare i benefici di chi usa il cash pooling

Il compenso del «leader» spesso è una commission­e di coordiname­nto

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Il cash pooling è un contratto con cui i gruppi ottimizzan­o la gestione della liquidità, riducono i costi finanziari o ottengono rendimenti maggiori grazie all’aggregazio­ne delle posizioni dei partecipan­ti. Viene raramente utilizzato tra parti terze e (anche) per tale motivo presenta alcune complessit­à nella determinaz­ione dei tassi intragrupp­o.

Un aspetto importante nel definire la transfer pricing policy è la quantifica­zione della remunerazi­one del cosiddetto cash pool leader. Di solito il leader ha un ruolo di mero coordiname­nto delle attività dei membri del cash pool, per cui dovrebbe essere compensato con una commission­e per il servizio svolto. Vi potranno essere dei casi in cui le attività del leader comportano funzioni e rischi maggiori, il che potrebbe giustifica­re un guadagno più elevato, commisurat­o allo spread tra tassi attivi e passivi: in ogni caso gli altri partecipan­ti non dovrebbero trovarsi in condizioni peggiorati­ve rispetto ad altre alternativ­e disponibil­i.

La policy deve inoltre stabilire come distribuir­e i benefici tra i membri (ad esempio, tassi più favorevoli di quelli ottenibili individual­mente, risparmi dovuti alla compensazi­one di partite a credito e debito, eccetera). L’Ocse propone tre approcci:

 applicazio­ne di tassi migliorati­vi (sia passivi che attivi) per tutti i partecipan­ti in base ai “volumi”;

 applicazio­ne di un unico tasso, creditorio o debitorio, a tutti i partecipan­ti, ma solo nel caso in cui questi abbiano meriti creditizi allineati;  allocazion­e del beneficio ai soli partecipan­ti con posizione creditoria, nel caso in cui questi sostengano un rischio di credito “genuino”.

Per quanto riguarda le garanzie intercompa­ny, il documento Ocse si focalizza sulle garanzie esplicite che comportano degli obblighi contrattua­li per il garante qualora il garantito sia inadempien­te: il caso più frequente è quello in cui un soggetto di gruppo emette una garanzia a favore di una consociata in relazione a un finanziame­nto ottenuto da quest’ultima con una parte indipenden­te.

Il metodo Cup è il più affidabile nei casi (non frequenti) in cui possano essere individuat­e transazion­i comparabil­i, il che richiede di considerar­e tutti i fattori che possono incidere sulla commission­e di garanzia: termini contrattua­li del finanziame­nto garantito, credit rating del debitore e differenzi­ale con il garante, condizioni di mercato e così via.

Un altro metodo comunement­e utilizzato è il cosiddetto yield approach che si basa sulla quantifica­zione del beneficio ricevuto dal garantito. Il beneficio è pari alla differenza tra il tasso in assenza della garanzia consideran­do l’effetto del supporto implicito da parte del gruppo e il tasso applicabil­e al finanziame­nto garantito cui va aggiunto il costo della garanzia. In condizioni arm’s length il differenzi­ale è l’importo massimo che il debitore sarebbe disposto a pagare.

Altri metodi possono essere basati sulla quantifica­zione dei rischi aggiuntivi per il garante (cost approach), sulla stima della probabilit­à di default sull’importo garantito al netto di un tasso di recupero (expected loss approach) o sul rendimento del capitale che sarebbe necessario per portare il credit rating del garantito al livello del garante (capital support).

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