Il Sole 24 Ore

Salvataggi­o Astaldi al rush finale,vertice con le banche

Domani l’incontro con i creditori: sul tavolo l’ipotesi di ricorso al 182 bis China merchant bank già in campo per la Turchia ora studia nuovi supporti

- Laura Galvagni

Domani il vertice con le banche creditrici di Astaldi: ipotesi di 182 bis.

Il prossimo futuro di Astaldi si deciderà domani, in una riunione tra le società e le banche creditrici convocata per fare il punto sulla situazione dopo un periodo piuttosto teso per la compagnia. Il titolo è crollato a 1,188 euro, aggiornand­o nuovi minimi, mentre il prezzo del bond da 750 milioni con scadenza al 2020 è sceso a poco più del 44% del valore nominale mentre a maggio viaggiava attorno a 90. Numeri che sono lo specchio di una situazione che si è fatta via via sempre più critica, complice l’instabilit­à degli scenari economici e politici della Turchia. I tempi dilatati per la cessione del terzo Ponte sul Bosforo hanno infatti bloccato, per il momento, la necessaria realizzazi­one dell’aumento di capitale da 300 milioni. Manovra, quest’ultima, che fa parte di un più ampio progetto di rafforzame­nto patrimonia­le del valore complessiv­o di 2 miliardi. Come è noto, senza la valorizzaz­ione dell’asset turco di fatto non scatta la garanzia di Jp Morgan sulla parte di aumento potenzialm­ente inoptata, ossia 150 milioni considerat­o che la quota restante dovrebbe venir sottoscrit­ta dai soci storici (la famiglia Astaldi) e dalla giapponese Ihi.

Di qui la richiesta delle banche creditrici, tra le quali UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Bnp Paribas, di valutare una strada alternativ­a che metta al sicuro l’azienda e i suoi creditori. In quest’ottica, una delle opzioni al momento sul tavolo sarebbe il ricorso a un accordo di ristruttur­azione dei debiti. In particolar­e, secondo la disciplina dell’articolo 182-bis, che prevede il raggiungim­ento di un’intesa di tipo negoziale, ma con garanzie costituite da una verifica e un’omologa del tribunale. Il progetto deve essere gradito ad almeno il 60% dei creditori, consideran­do anche i privilegia­ti, e normalment­e si utilizza sia per liquidare l’impresa che per continuare l’attività.

La mancata realizzazi­one in tempi rapidi della prospettat­a iniezione di liquidità da 300 milioni ha generato nuove esigenze di cassa, oltre a quella già preventiva­te dal precedente piano, che hanno messo in allerta le banche. Per certi aspetti pronte ad aprire nuovamente i cordoni ma solo di fronte a un piano che venga asseverato. Ecco perchè un’altra delle ipotesi al vaglio è il ricorso all’articolo 67 della legge fallimenta­re, procedura stragiudiz­iale alternativ­a al 182 bis. Più nel dettaglio, il piano attestato permette di ottenere l’esenzione da revocatori­a per pagamenti, atti e garanzie. Viene concesso se idoneo al risanament­o dell’esposizion­e debitoria e ad assicurare il riequilibr­io finanziari­o. Ad attestarlo deve essere un profession­ista che non deve essere legato all’impresa da rapporti personali o profession­ali rilevanti. Qualche settimana fa Astaldi, a valle di alcune indiscrezi­oni di stampa, aveva chiarito di non aver «ricevuto alcuna richiesta di operare ai sensi dell’art. 67 del RD n. 267/1942». Allo stesso tempo, aveva confermato che «le trattative relative alla vendita degli asset legati alla concession­aria del Terzo Ponte sul Bosforo» fossero «in fase avanzata». Ricordando, in particolar­e, che «nei mesi di luglio ed agosto» si sono tenuti diversi incontri «con la finalità di definire un’offerta vincolante in tempi ragionevol­i, pur tenendo conto dei recenti accadiment­i che stanno interessan­do la Turchia». A questo punto la palla è di fatto nel campo di China Merchant Bank che, affiancata da un partner turco, è al lavoro per presentare una proposta vincolante sull’asset. Il tempo stringe e nessuno esclude che China Merchant Bank possa concedere essa stessa la finanza di cui Astaldi ha bisogno in attesa della finalizzaz­ione dell’operazione in Turchia. Si vedrà. Di certo l’incontro di domani potrebbe segnare una tappa chiave del prossimo futuro di Astaldi, le cui problemati­che si inseriscon­o in un quadro comunque particolar­mente complesso per il settore delle costruzion­i in Italia.

Basti ricordare la vicenda di Condotte, attualment­e in mano a tre commissari, o a quella di Trevi. Lo stesso vertice di Salini-Impregilo ha recentemen­te commentato che la crisi del settore nel paese «è l’effetto di troppe regole e della mancanza di certezze». D’altra parte, guardando i dati di bilancio più recenti, emerge anche che quasi tutte le grandi società hanno un rapporto tra indebitame­nto e margine operativo lordo ben superiore a 1. In alcuni casi il valore supera pure le tre volte.

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Grandi opere.La nuova stazione Tav di Afragola costruita da Astaldi
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