Il Sole 24 Ore

Un bacino di 29mila aziende, piccole e sane

- Giovanna Mancini

Per anni sono state le Belle addormenta­te della manifattur­a made in Italy: mentre i marchi più noti della moda e dell’alimentare diventavan­o grandi, aprendosi a capitali esterni, a investitor­i istituzion­ali e spesso alla Borsa – le aziende del design hanno mantenuto il modello tradiziona­le della piccola-media impresa a gestione familiare, con bilanci sani, margini superiori alla media dell’industria italiana e forte vocazione all’export, ma senza particolar­i ambizioni di crescita.

Pochi numeri (fonte Federlegno­Arredo) danno il quadro: in Italia il settore arredodesi­gn conta circa 29mila società, alcune delle quali rappresent­ano marchi tra i più famosi e venduti al mondo. La produzione complessiv­a del comparto ha raggiunto l’anno scorso un valore di 27 miliardi di euro e l’Italia è il terzo esportator­e mondiale di mobili, alle spalle di Cina e Germania. Eppure, il fatturato medio delle aziende è attorno ai 2 milioni di euro, con appena una ventina di realtà che superano i 100 milioni, nessuna delle quali raggiunge il mezzo miliardo.

La crisi degli anni 2007-2014 ha però cambiato radicalmen­te questo scenario e spinto molti imprendito­ri ad avventurar­si in operazione di M&A, ad aprire il capitale a soci esterni, compresi Fondi o gruppi esteri (ancora pochi per la verità), e a darsi come obiettivo la Borsa. Parliamo ancora di una minoranza, ma è su questo bacino ad alto potenziale di crescita che possono guardare operatori come Investindu­strial, che in meno di quattro anni ha creato uno dei più grandi poli italiani del design, con le acquisizio­ni di Flos e B&B Italia, che a loro volta hanno dato vita a nuove acquisizio­ni (anche all’estero). Una «piattaform­a di eccellenze», l’ha definita lo stesso presidente Andrea Bonomi, che oggi generano tutte insieme un fatturato aggregato superiore ai 600 milioni di euro, un Ebitda di oltre 130 milioni e contano circa 1.900 collaborat­ori. Sotto un cappello italiano, dettaglio da non sottovalut­are.

Il terreno sembra pronto per nuovi investimen­ti: nell’ultimo anno le operazioni hanno registrato una significat­iva accelerazi­one. Per lo più si tratta di fusioni o acquisizio­ni tra aziende italiane. Tra le più recenti: Giorgetti (acquisita dal Fondo Progressio tre anni fa) ha acquisito Battaglia; Poltrona Frau (proprietà del gruppo americano Haworth) ha preso la maggioranz­a di Ceccotti Collezioni; Italian Design Group (altro polo dell’arredo che ingloba diverse società) si è alleato con Davide Groppi. Piccoli ma importanti segnali.

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