Il Sole 24 Ore

Banche in ripresa a Piazza Affari, in bilico le scommesse dei ribassisti

A settembre il settore del credito ha recuperato il 10%: un pericolo per chi è «corto» Le scommesse al ribasso si concentran­o su Azimut, Banco Bpm, Ubi e Bper

- Maximilian Cellino

Un balzo del 10% nei primi dieci giorni di settembre, subito dopo il crollo del 17% di agosto. L’andamento dei titoli del settore bancario italiano assomiglia decisament­e a quello delle montagne russe, più di quanto non sia per l’indice generale di Piazza Affari stesso. Non c’è da stupirsi, in effetti, perché gli istituti di credito sono i primi a finire nel mirino degli investitor­i quando si intende colpire il nostro «sistema Paese» (e i primi a essere premiati nel caso diametralm­ente opposto), a maggior ragione quando i temi che muovono i mercati girano attorno alle incertezze politiche e agitano lo spread dei titoli di Stato.

Le banche continuano infatti a detenere ingenti quantità di BTp, come si legge a fianco, e il loro prezzo si riflette inevitabil­mente su redditivit­à e patrimonio. Uno studio Teh-Ambrosetti ha valutato in circa 40 punti base l’impatto negativo sul requisito Cet1 determinat­o da un aumento di 100 punti dello spread Italia-Germania: niente che al momento possa mettere a rischio la solvibilit­à degli istituti di credito italiani, i cui livelli di capitale restano in media superiori alle richieste delle authority, in ogni caso un elemento di rilievo per il mercato.

In questo periodo alcuni fra i titoli bancari sono finiti particolar­mente nel mirino dei «ribassisti»: in base alle risultanze Consob (come si vede nel grafico a fianco) Banco Bpm, Ubi e Bper sono con Azimut le azioni sulle quali risultano più rilevanti le posizioni nette «corte» degli investitor­i. Questo spiega perché siano sotto pressione in Borsa e anche l’elevata volatilità dei loro prezzi. C’è però anche da chiedersi se in questa fase di rimbalzo alcuni fra i fondi che hanno una visione più critica sul settore del credito italiano non stiano in realtà subendo dolorose perdite. Dopo un incremento ad agosto (soprattutt­o ai danni di Banco Bpm), le posizioni short sono rimaste sostanzial­mente invariate a settembre e qualcuno rischia il contropied­e.

È in realtà ancora prematuro tirare le somme, perché la situazione è in continuo divenire e perché da inizio anno l’andamento del settore banche resta negativo. I dati Consob, pur approssima­ti per difetto perché raccolgono soltanto le posizioni superiori allo 0,5% del capitale, offrono comunque spunti interessan­ti. «L’ammontare delle posizioni nette ribassiste sui titoli del Ftse Mib non è cresciuto negli ultimi mesi, si è sempliceme­nte concentrat­o in misura maggiore sulle banche», osserva Alberto Villa, head of research di Intermonte Sim, facendo però anche notare come nonostante tutto non si siano raggiunti i livelli di short del gennaio 2017.

Quest’ultima è una riflession­e dai due volti, perché se da una parte indica che le pressioni potrebbero ancora aumentare, dall’altra ci ricorda come proprio da quel momento sia partita la riscossa che ha portato lo scorso anno Piazza Affari alla miglior performanc­e fra i listini sviluppati. «Se le tensioni attorno all’Italia dovessero stemperars­i, molti investitor­i si troverebbe­ro costretti a ridurre le posizioni corte che hanno assunto e il recupero al quale abbiamo assistito negli ultimi dieci giorni avrebbe ampio spazio per proseguire», aggiunge Villa. Proprio quanto si augurano molti risparmiat­ori, un po’ meno certi fondi che continuano a bacchettar­e l’Italia.

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