Carige, il duello Mincione-Malacalza va in Consob
Esposti incrociati all’authority mentre la Sga continua a vendere
Il countdown in vista dell’assemblea del 20 settembre è iniziato. E, nell’attesa, il livello dello scontro tra le parti che si contendono il futuro di Banca Carige sembra alzarsi senza sosta. Sul dossier della banca ligure si sta muovendo ad esempio la Consob, che ha ricevuto alcuni esposti sia da parte della famiglia Malacalza che da parte di Raffaele Mincione, il finanziere che contende all’imprenditore piacentino il controllo della banca. Al centro degli esposti dei Malacalza ci sarebbero, a quanto risulta, richieste di chiarimento relative ai capitali dei fondi che fanno capo a Mincione. «Gli sviluppi della vicenda Carige sono all’attenzione della Consob i cui uffici hanno in corso tutti gli accertamenti del caso anche alla luce delle segnalazioni pervenute», fanno sapere ambienti vicini all’autorità di vigilanza sul mercato. Quasi specularmente, però, ieri è emerso come anche lo stesso Mincione abbia chiesto chiarimenti a Consob relativamente a una presunta manipolazione di mercato sul titolo Carige addebitata alla famiglia Malacalza. Anche in questo caso, come di consueto, l’esposto sarebbe oggetto di verifiche da parte della commissione.
Si vedrà nei prossimi giorni quali saranno le risposte dell’Authority. Certo è che in quella che si prospetta come una battaglia senza esclusione di colpi, un ruolo di rilievo è assegnato alla magistratura. Sabato prossimo il Tribunale di Genova esaminerà il ricorso d’urgenza presentato dai Malacalza con cui si chiede di bloccare la lista presentata da Raffaele Mincione. Entro il 20 settembre i giudici dovranno decidere se accogliere la richiesta presentata da Malacalza o invece respingere la domanda, lasciando eventualmente aperta la strada di una causa civile ordinaria. Secondo la famiglia Malacalza, la lista presentata dal finanziere Raffaele Mincione e gli imprenditori Gabriele Volpi e e Aldo Spinelli (che raccoglie il 15,1% del capitale) sarebbe «un’azione di concerto che li avrebbe portati a superare senza autorizzazioni della Bce il 10% del capitale» di Carige. Un tema, questo, su cui sarebbero stati chiamati a una valutazione la stessa Banca Centrale Europea e Banca d’Italia.
Lo scontro legale in atto tra i due contendenti della banca non è altro che un assaggio del duello che si prospetta in assemblea. Negli ultimi giorni si sarebbe mossa in acquisto la famiglia Malacalza, che avrebbe portato la propria posizioni a ridosso del 27% dal precedente 24%, come anticipato dal Secolo XIX. Possibile che anche Mincione, in parallelo, stia coagulando attorno a sè l’interesse di altri fondi, così da superare la quota di Malacalza.
Per ulteriori acquisti in verità non c’è più tempo. Ieri infatti si chiudevano i giochi per registrare le azioni da portare in assemblea. Possibile che a vendere sia stata invece Sga: come riportato da Radiocor, il veicolo del Mef avrebbe ridotto ulteriormente la partecipazione in Carige in modo significativo sotto al 4,9%, in parte attraverso vendite sul mercato in parte attraverso collocamenti ai blocchi.