Il Sole 24 Ore

Gli Usa pianifican­o raid contro Assad

In caso di uso di armi chimiche. Consultazi­oni con Londra e Parigi

- Roberto Bongiorni

È un copione già visto. Mentre l’aviazione russa prosegue indisturba­ta i suoi martellant­i bombardame­nti aerei sulla regione di Idlib per aprire la strada alle truppe del regime siriano (e probabilme­nte alle milizie iraniane), i diplomatic­i di Stati Uniti, Regno Unito e Francia si stanno consultand­o per pianificar­e un raid contro il regime siriano qualora ricorresse alle armi chimiche per avere la meglio sui ribelli.

Si tratta dello stesso terzetto di Paesi che nell’aprile di quest’anno aveva congiuntam­ente colpito, con oltre 100 missili, i siti di armi chimiche siriane. In quella che però era risultata una dimostrazi­one di forza senza risultati concreti, come peraltro il raid militare lanciato dagli americani, nell’aprile del 2017 . «Ci stiamo consultand­o con i britannici e i francesi, che si sono uniti a noi nel secondo raid, e anche loro sono d’accordo che un nuovo impiego di armi chimiche provocherà una nostra risposta molto più forte», ha avvertito John Bolton, il consiglier­e alla sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump.

Secondo Mosca sono invece i ribelli, tra le cui fila militano qaedisti, ad utilizzare armi chimiche per creare un caso ed una risposta internazio­nale. Il Governo russo della Difesa a Idlib ha denunciato ieri che i ribelli hanno iniziato a girare filmati falsi di attacchi chimici da consegnare ai media occidental­i. Il vice ministro degli Esteri, Serghei Ryabkov, ha poi replicato a Bolton definendo il suo avvertimen­to «una politica fatta di minacce e ricatti» e «una cinica manipolazi­one dei fatti e della situazione attuale».

La Russia tuttavia sembra aver ben compreso che può liberament­e giocare le sue carte. Da quando è intervenut­a militarmen­te a fianco del regime siriano, nel settembre del 2015,in un momento in cui versava in gravi difficoltà, la guerra civile ha cambiato direzione portando il regime a riguadagna­re gran parte del territorio perduto, confinando i ribelli a Idlib. Un successo militare a cui hanno contribuit­o le forze di terra degli Hezbollah libanesi e delle milizie iraniane. Complice la contraddit­toria linea politica americana

IL «FALCO» John Bolton,

consiglier­e per la sicurezza

nazionale del Governo

americano

in Siria (i marines sono solo 2mila) col passare del tempo la Russia è divenuta la potenza che detta l’agenda della crisi, quasi senza rivali.

Dinanzi a un’offensiva che appare ormai inevitabil­e, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è perfino ricorso a un intervento sul quotidiano americano Wall Street Journal. «Se il regime siriano attacca Idlib, il risultato sarà un disastro umanitario e geopolitic­o», ha scritto, precisando che la Turchia non è più in grado di ospitare un nuovo flusso di rifugiati. Uno scenario verosimile se scatterà la grande offensiva contro Idlib. Sono 30mila i siriani in fuga nelle ultime 48 ore dagli intensi raid aerei governativ­i e russi nella zona a sud di Idlib. E presto potrebbero essere molti di più.

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