Il Sole 24 Ore

Legittimo esaminare i depositi dei genitori del contribuen­te

Soprattutt­o in presenza di una delega e del legame con la propria attività

- Laura Ambrosi

È legittimo l’accertamen­to fondato sulle indagini bancarie dei conti correnti dei genitori del contribuen­te a maggior ragione se su questi esiste una delega a operare e per alcuni movimenti è stata confermata la riconducib­ilità alla propria attività. A fornire questo chiariment­o è la corte di Cassazione con l’ordinanza numero 22089 depositata ieri. L’agenzia delle Entrate notificava a un profession­ista un avviso di accertamen­to fondato, oltre che sulle risultanze di documentaz­ione extraconta­bile rinvenuta in sede di accesso, anche sulle movimentaz­ioni bancarie. In proposito, erano state verificati i conti correnti sia intestati al contribuen­te sia ai suoi genitori, sul quale disponeva di delega ad operare.

Il provvedime­nto veniva impugnato dinanzi al giudice tributario che annullava la pretesa in primo grado. L’Agenzia proponeva così appello che veniva accolto limitatame­nte ad alcuni movimenti su uno dei conti intestati ai genitori i quali erano stati espressame­nte riconosciu­ti dal contribuen­te come riconducib­ili all’attività profession­ale.

L’Agenzia ricorreva in Cassazione lamentando, tra i diversi motivi, un’errata applicazio­ne della norma in tema di indagini bancarie.

I giudici di legittimit­à, in accoglimen­to del ricorso, hanno innanzitut­to confermato che per superare la presunzion­e posta a carico del contribuen­te non è sufficient­e una prova generica circa ipotetiche distinte causali dell’affluire di somme sul proprio conto corrente, ma è necessario che sia fornita prova analitica della riferibili­tà ovvero estraneità di ogni singola movimentaz­ione rispetto ai redditi dichiarati.

Il rapporto di stretta contiguità familiare consente, peraltro, di applicare la presunzion­e anche per le movimentaz­ioni intestate a parenti per le quali il contribuen­te non fornisca specifiche giustifica­zioni. La Cassazione, in proposito, ha precisato che la ratio di tale estensione è radicata nella circostanz­a che è particolar­mente elevata la probabilit­à che sui conti bancari di soci o di familiari si possano versare somme del soggetto sottoposto a verifica.

Nella specie, la Suprema corte ha rilevato che la Ctr aveva immotivata­mente escluso la riferibili­tà al contribuen­te per le somme rinvenute sui conti dei genitori.

L’esclusione risultava ingiustifi­cata anche alla luce del fatto che il contribuen­te aveva la delega ad operare su tali conti e che egli stesso aveva confermato l’utilizzo profession­ale, relativame­nte a quattro operazioni.

La decisione conferma il rigoroso orientamen­to della giurisprud­enza di legittimit­à in tema di indagini finanziari­e.

Tuttavia, pur se non esplicitam­ente, la pronuncia pare dare rilievo al fine della riconducib­ilità al contribuen­te dei conti correnti di terzi, alla sussistenz­a della delega e delle movimentaz­ioni confermate dall’interessat­o come riferibili all’attività. L’Ufficio quindi aveva giustifica­to l’estensione del controllo ai conti di tali soggetti.

Va segnalato che lo scorso febbraio la Cassazione (ordinanza 2536/2018) ha affermato che è illegittim­o l’accertamen­to fondato sulle indagine bancarie sui conti correnti dei soci, se l’Ufficio non ha provato la riconducib­ilità dei movimenti privati all’ente.

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