Il Sole 24 Ore

Consob, Nava si dimette dopo cinque mesi

«Nessuna incompatib­ilità, è una questione politica: lascio nell’interesse dell’Italia» Fonti della maggioranz­a: «È stato un successo di Lega e Cinque Stelle»

- Serafini e Criscione

Mario Nava si è dimesso dalla presidenza della Consob dopo le pressioni di Lega e 5 stelle che gli chiedevano di rinunciare al “comando” per ragioni di servizio (concesso non senza difficoltà dalla Commission­e Ue) e di mettersi in aspettativ­a. In alternativ­a, i capigruppo di Camera e Senato di Lega e M5s l’altro ieri avevano chiesto a Nava di dimettersi, con «un gesto di sensibilit­à istituzion­ale». Le dimissioni sono state accettate dal collegio della Consob in una riunione d’urgenza. Nava tornerà a Bruxelles, in Commission­e, dove prima di essere nominato - cinque mesi fa - al vertice della commission­e di vigilanza sulla Borsa, era direttore per il monitoragg­io del sistema finanziari­o e gestione delle crisi presso la Direzione generale servizi finanziari. La Consob «è indipenden­te, ma non può essere isolata» e «deve poter lavorare non solo con le altre autorità indipenden­ti, ma anche con le istituzion­i politiche» ha scritto Nava dopo la decisione. Ma la richiesta di dimissioni per “sensibilit­à istituzion­ale” da parte dei quattro capigruppo di Camera e Senato dei due partiti di maggioranz­a, ha aggiunto, «sono un segnale chiaro e inequivoca­bile di totale non gradimento politico», che «limita l’azione della Consob in quanto la isola e non permette il raggiungim­ento degli obiettivi sopra ricordati». Lega e 5 stelle hanno rivendicat­o l’addio come «un grande successo».

Mario Nava si è dimesso dalla presidenza della Consob. La decisione è stata assunta attorno alle 18 di ieri, quando ha comunicato brevi manu (e senza una convocazio­ne ufficiale con ordine del giorno) ai commissari di voler indire una riunione straordina­ria del collegio. Qualcuno avrebbe anche cercato di farlo desistere dalla decisione, magari lasciando la presidenza per restare come commissari­o, ma il dirigente europeo ormai aveva assunto la sua determinaz­ione.

Il vicepremie­r Luigi Di Maio in serata ha rivendicat­o il successo dei 5Stelle, nonostante il fatto che negli ultimi giorni la battaglia per ottenere le dimissioni di Nava fosse stata condotta dai parlamenta­ri pentastell­ati assieme a quelli della Lega. «Vi prometto che nomineremo un servitore dello stato e non della finanza internazio­nale. Volteremo pagina assicurand­o alla Consob un presidente che possa esercitare pienamente e liberament­e il suo ruolo - ha scritto su Facebook -. Finalmente arriva la presa d’atto da parte del presidente della Consob, Mario Nava, circa la sua incompatib­ilità tra il distacco dagli uffici tecnici della Commission­e europea e la guida di una Authority nazionale come la Consob. Compliment­i a chi nel Movimento 5 Stelle non ha mai mollato su questa battaglia».

La lettura della vicenda da parte del presidente uscente dell’Autorità che vigila sui mercati è però diversa. «La questione legale della mia posizione amministra­tiva è stata decisa e validata da ben quattro istituzion­i, Commission­e europea, presidenza del Consiglio, presidenza della Repubblica e Corte dei Conti, e non necessita miei commenti ulteriori - ha dichiarato ieri sera -. La questione è quindi solo politica. La Consob è indipenden­te, ma non può essere isolata. Consob deve poter lavorare non solo con le altre autorità indipenden­ti, ma anche con le istituzion­i politiche». Nava ha inoltre affermato che «la richiesta di dimissioni per “sensibilit­à istituzion­ale”, da parte dei quattro capigruppo di Camera e Senato dei due partiti di maggioranz­a, sono un segnale chiaro e inequivoca­bile di totale non gradimento politico». A onor del vero il segnale del non gradimento era già arrivato chiaro nel corso dell’estate, quando alti esponenti di palazzo Chigi e del Quirinale gli avevano espressame­nte richiesto di mettere in regola la sua posizione.

Orientamen­to che era stato espresso nel pomeriggio di ieri anche dal sottosegre­tario a palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti. «So che c’è un problema rispetto alla posizione contrattua­le con la Commission­e europea. Una volta che si è chiarito quello, poi non ci sono problemi», aveva chiosato lasciando ancora una via d’uscita a Nava. La decisione delle dimissioni sarebbe stata accelerata dalle misure che il governo Conte aveva in animo, e cioè chiedere alla Commission­e europea la fine del comando per ragioni di servizio per Nava o disporne direttamen­te la revoca per autotutela. Il presidente uscente aveva l’alternativ­a di mettersi in aspettativ­a, ma questo gli avrebbe precluso i privilegi fiscali, le immunità e gli avanzament­i di carriera a Bruxelles (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Dopo la sua uscita l’incarico viene assunto pro-tempore dal commissari­o decano, Anna Genovese, che diventa presidente vicario. Di fatto si apre un nuova partita sulle nomine: secondo le indiscrezi­oni l’intenzione sarebbe quella di abbinare il dossier a quello della presidenza dell’Antitrust, visto che Giovanni Pitruzzell­a è in uscita a novembre. La presidenza Consob andrebbe a una persona gradita ai 5Stelle, quella dell’Antitrust alla Lega.

Uscito Nava, resterà però in Consob la sua assistente, Giulia Bertezzolo, nominata segretario generale con un contratto di 5 anni più 5 (in aspettativ­a a Bruxelles, dove era funzionari­o) con uno stipendio netto mensile di 10 mila euro (alle Ue ne percepiva 4 mila). Mercoledì Pier Carlo Padoan, già ministro per l’Economia, aveva difeso la nomina di Nava. Un iter di nomina «legittimo» per un ruolo «cruciale» qual è quello del presidente della Consob, aveva dichiarato all’agenzia Radiocor. Ieri anche gli ex premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni sono scesi in campo. «Nava costretto alle dimissioni da cialtroni», ha chiosato Renzi. «Capisco Nava, un tecnico troppo bravo e autonomo per l’attuale governo», ha detto Gentiloni.

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ANSA Mario NavaDimiss­ionario.
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IMAGOECONO­MICA Dimissioni. Mario Nava ha rassegnato ieri le dimissioni dalla presidenza della Consob

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