Il documento con cui l’Italia difese la scelta
Il nodo del «comando» già da inizio anno al centro del confronto Roma-Ue
Le motivazioni delle forti perplessità dell’attuale governo, ma anche del collegio di Consob, che hanno portato all’epilogo di ieri, con le dimissioni del presidente Mario Nava, sono racchiuse in una lettera inviata lo scorso 8 febbraio dall’ambasciatore italiano presso la Commissione europea, Maurizio Massari, alla responsabile delle risorse umane della Commissione stessa. Una missiva scritta per conto del governo Gentiloni, lo stesso che aveva chiesto espressamente alle autorità europee di porre Nava in comando per ragioni di servizio. Dalla lettera si capisce che la Commissione, rispetto alla richiesta, aveva sollevato la questione di incompatibilità, in particolare in base a quanto previsto dalla norma istitutiva della Consob (216/76) che in sostanza prevede che il presidente svolga il ruolo a tempo pieno, ma soprattutto che non sia dipendente di un’altra amministrazione. Nella missiva l’ambasciatore replica che il «secondment in the interest of the service (il comando per ragioni di servizio) sarebbe totalmente in linea con i requisiti richiesti, perché le funzioni svolte per la Commissione europea sarebbero nel periodo temporaneamente sospese». Poi il passaggio più ardito, la replica sulla dipendenza di Nava da un’altra amministrazione. «Sono sicuro - dice Massari - che converrete sul fatto che in nessun caso una legge nazionale che si riferisce a dipendenti dello Stato può essere interpretata per estensione come applicabile anche a un “civil servant” della Ue limitandone diritti e doveri». Su questo passaggio, però, dissentirà qualche mese più tardi Fabio Biagianti, avvocato generale della Consob, incaricato dal collegio il 26 aprile di verificare la compatibilità del comando con la carica di presidente Consob, dopo che Nava non aveva letto la autocertificazione di rito sulla assenza di incompatibilità al momento dell’insediamento. Nelle conclusioni del parere di 26 pagine Biagianti afferma che «va anzitutto conclusivamente confermato che la situazione di funzionario della Commissione europea, e dunque dell’Unione europea, integra la causa di incompatibilità costituita dall’essere dipendente di un ente pubblico».
La missiva di Massari è rivelatrice di altre circostanze. L’incarico alla presidenza di Consob per Nava doveva costituire un trampolino di lancio per la carriera a Bruxelles, passando dal ruolo di direttore a quello di direttore generale, secondo alcuni rumors puntando alla guida della Dg Competition dopo le elezioni europee. Nella lettera l’ambasciatore osserva come la scelta assecondi le linee guida della Commissione del 2013 che incoraggiano il comando presso le autorità nazionali di dipendenti Ue per poi tornare a Bruxelles con un’esperienza più ampia. Quelle linee guida, si spiega, sarebbero rispettate perché Nava ha 51 anni e verrebbero assicurati anche i «5 anni di lavoro presso la Ue dopo il comando perchè Nava tornerebbe alla Commissione prima di 5 anni rispetto al pensionamento».