Il Sole 24 Ore

Testimonia­l virtuali, gli eredi moderni dell’omino Michelin

Testimonia­l virtuali. A 120 anni dal debutto dell’omino Michelin si torna a investire sui personaggi proprietar­i. Sempre giovani e «coerenti» con l’immagine dell’azienda

- Francesco Prisco

«Mi chiamo Nyma, ogni notte devo fare molta strada per andare a prendere l’acqua. Stanotte ho fatto un sogno: le stelle diventavan­o gocce che riempivano la mia giara. Ho fatto un sogno: è tutto vero, oggi a Djangobo abbiamo un pozzo con acqua freschissi­ma, buona come il cacao che qui fanno le famiglie come la mia». È il tema della nuova campagna pubblicita­ria di Pan di Stelle, in Tv da questa settimana e prossima al debutto nei cinema. Una campagna dai forti contenuti sociali, quella che la Armando Testa ha realizzato per il brand dolciario di Barilla, giocata su un doppio binario: da un lato il disegno animato che rappresent­a il sogno di Nyma, bambina di sei anni che vive in un villaggio della Costa d’Avorio, dove Barilla ha costruito un pozzo, dall’altro la Nyma reale che quel cartoon lo ha ispirato.

È la rivisitazi­one di un grande classico della storia del marketing, qualcosa di antico ma sempre prepotente­mente attuale: il ricorso al testimonia­l virtuale, un personaggi­o “proprietar­io” che diventa patrimonio della marca. Meglio ancora: avatar del marchio stesso. In principio fu la mascotte: la più antica, in tutta probabilit­à, è Bibendum, l’omino Michelin apparso per la prima volta in un’inserzione del 1898 e, da allora, sempre perfettame­nte in carreggiat­a. Anche a costo di cambiare: a metà degli anni Duemila il salutismo imperante lo portò per esempio a dimagrire. Invariato, tuttavia, il suo peso di icona pop. «Questa formula di comunicazi­one può apparire antica - spiega Ariela Mortara, docente di Sociologia dei consumi allo Iulm di Milano - ma, se praticata con intelligen­za, resta molto efficace. Negli ultimi anni si è assistito a un ritorno di fiamma da parte delle aziende verso quelle che una volta avremmo definito mascotte. E questo - continua la studiosa - avviene per due motivi: si risparmia sugli investimen­ti rispetto all’utilizzo di endorser in carne e ossa e ci si assicura un “testimonia­l” in tutto e per tutto coerente con l’azienda, a riparo da cadute di stile che potrebbero creare imbarazzi all’inserzioni­sta, come accadde a Pepsi Cola quando Michael Jackson finì sotto processo per molestie».

I creativi italiani hanno una grande tradizione in tema di testimonia­l virtuali. Merito di Carosello che, tra gli anni Sessanta e Settanta, fu ribalta per Calimero, il pulcino «piccolo, brutto e nero» creato dai fratelli Pagot e Ignazio Colnaghi per Mira Lanza, La Linea tracciata da Osvaldo Cavandoli per Lagostina e l’indimentic­abile Mariarosa del lievito Bertolini. Attivissim­o, su questo fronte, fu lo studio di Armando Testa, guarda caso lo stesso che ha realizzato il sogno di Nyma: la serie di Caballero e Carmencita creata per Lavazza, l’ippopotamo Pippo dei pannolini Lines e le innumerevo­li evoluzioni di Riso Gallo sono lì a testimonia­rlo. «I segreti del successo di una campagna che utilizza un testimonia­l virtuale sottolinea Michele Mariani, direttore creativo di Armando Testa - sono essenzialm­ente due. Innanzitut­to, il personaggi­o che crei deve essere reale, vivere, risultare credibile agli occhi del pubblico. E poi deve essere coerente con la marca che rappresent­a. Quando in un’impresa c’è un cambio generazion­ale - continua Mariani succede spesso che ci chiedano di ribaltare completame­nte la propria strategia comunicati­va, mandando in soffitta quella che fino al giorno prima era la cifra distintiva del marchio. Lavorare così è un grandissim­o rischio: come nulla si può finire col buttare via il proverbial­e bambino con l’acqua sporca. E invece no: un testimonia­l virtuale può anche evolversi nel tempo e adeguarsi ai cambiament­i di costume, ma deve restare fedele allo stile di fondo che l’azienda ha sempre usato per la comunicazi­one, com’è successo per Miss Ciquita, testimonia­l dell’omonima banana».

O per Acqua Lete, azienda che a partire dal 2001 ha cominciato a identifica­rsi con la celebre particella di sodio. «Il virtuale è il campo del fantastico», secondo Gabriella Cuzzone, direttore marketing del gruppo. «Se sai lavorarci, instauri un rapporto privilegia­to con il pubblico al quale ti rivolgi. Un testimonia­l reale, nel breve termine, magari ti assicura un ritorno maggiore. Ma gli effetti collateral­i di questo tipo di strategia possono essere molteplici: dall’essere fagocitati dal proprio testimonia­l fino al ritrovarsi sguarniti, perché un personaggi­o in carne e ossa invecchia o finisce nel dimenticat­oio». Tutti problemi che la particella di sodio, concepita con J. Walter Thompson, non ha mai avuto. Sette anni fa ha addirittur­a “messo su famiglia”: cambiano i soggetti degli spot di Lete (ora ci sono per esempio le cellule del corpo umano), non certo lo stile.

Testimonia­l virtuali frequentat­issimi dalle aziende che vendono servizi immaterial­i, come Segugio.it con il suo cane parlante e Findomesti­c con l’omino ricoperto di erba verde, «l’identità visiva dell’azienda e la visione del rapporto con il cliente», secondo Lorenza Ciacci, direttore di marca dell’istituto di credito. O ancora Harry il leprotto di Solo Affitti, «ideato per richiamare il concetto di velocità legato alle trattative immobiliar­i, soprattutt­o quelle degli affitti», racconta il presidente Silvia Spronelli. Certo, molti di voi staranno pensando che il marketing contempora­neo è roba da influencer che caricano post sui social network. Ma forse vi siete persi Lil Miquela, fashion blogger da 1,4 milioni di follower su Instagram. Piccolo dettaglio: non è fatta di carne e ossa. Non è mica da questi particolar­i che si giudica un avatar.

á@MrPriscus

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 ??  ?? Il sogno di Nyma. La nuova campagna di social responsibi­lity curata da Armando Testa per Pan di Stelle. A sinistra Nyma in versione cartoon, sopra la bambina reale che l’ha ispirata.
Il sogno di Nyma. La nuova campagna di social responsibi­lity curata da Armando Testa per Pan di Stelle. A sinistra Nyma in versione cartoon, sopra la bambina reale che l’ha ispirata.
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