Moscovici: Eurozona, il problema è italiano Scontro col Governo
«Non c’è Hitler, ma piccoli Mussolini». Insorge Di Maio Salvini: si sciacqui la bocca
«Voglio essere preciso perché non voglio far pensare che ci siano due problemi, l’Italia e la Francia. C’è un problema che riguarda l’Italia. Ho parlato di Francia perché mi trovo in Francia e sono francese. È l’Italia sulla quale voglio innanzitutto concentrarmi». Arrivate in contemporanea con l’attacco di Mario Draghi sui “danni da dichiarazione” e con la battaglia nel governo sui numeri della manovra, le parole pronunciate ieri a Parigi dal commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici hanno fatto impennare la temperatura del confronto con i vertici di M5S e Lega. Anche perché, riferendosi al quadro generale europeo e non alla sola Italia, come subito precisato da fonti di Bruxelles, Moscovici ha aggiunto che «c’è un clima che assomiglia molto agli anni ’30. Certo, non dobbiamo esagerare, chiaramente non c’è Hitler, forse dei piccoli Mussolini».
Il vicepremier Luigi Di Maio è partito subito all’attacco dell’«atteggiamento veramente insopportabile, inaccettabile, di alcuni commissari europei», mentre l’altro vicepremier Matteo Salvini ha rilanciato intimando a Moscovici di «sciacquarsi la bocca prima di insultare l’Italia anziché censurare la sua Francia che respinge gli immigrati a Ventimiglia, ha bombardato la Libia e ha sforato i parametri europei». E nelle stesse ore, parlando alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, un’altra bestia nera della maggioranza gialloverde come il commissario al Bilancio Ue Günther Oettinger ha ribadito che «l’Italia deve ricevere ogni anno 3-400 miliardi di euro dai propri creditori, quindi avete bisogno della fiducia delle imprese, delle banche e delle persone che vi danno i soldi».
Dopo aver mosso i mercati per mesi, l’incognita prolungata sui numeri della nostra finanza pubblica comincia insomma ad agitare davvero il confronto con l’Europa, seguendo la stessa faglia che divide Roma. Nelle parole di Moscovici, che è tornato a chiedere al governo Conte un bilancio credibile che rispetti le regole europee ed eviti di destabilizzare i mercati, torna infatti anche l’elogio del ministro dell’Economia Giovanni Tria, con cui «le relazioni sono molto costruttive e spero che resteranno tali».
Alcuni osservatori ieri si interrogavano sulle dichiarazioni del commissario europeo, al netto delle considerazioni sul prossimo bilancio italiano che suscita preoccupazione anche fuori da Bruxelles. C’è chi ritiene già aperta la campagna elettorale per le prossime elezioni europee di maggio. Manfred Weber, attuale capogruppo del Partito popolare europeo, ha annunciato la sua candidatura a capolista del PPE e quindi alla presidenza del prossimo esecutivo comunitario. Potrebbe Moscovici essere il suo avversario sul fronte socialista?
Per ora l’uomo politico francese non è uscito allo scoperto. Tuttavia, in una recente intervista al Sole-24 Ore, aveva detto chiaramente di non essere d’accordo con le tesi dei partiti più radicali. Mercoledì in un tweet da Strasburgo dove si tiene la sessione plenaria del Parlamento europeo ha notato che Weber lo aveva interpellato in aula: «Mi fa forse l’onore di considerarmi il suo rivale alle prossime elezioni?», ha scritto su Twitter, aggiungendo un sorriso. Probabilmente alcune sue dichiarazioni a Parigi sono da uomo politico in campagna elettorale più che da commissario agli Affari monetari.
Intanto, l’audizione di ieri non ha scalfito le obiezioni italiane sullo scarso impegno comunitario sull’immigrazione. «La nostra posizione sul veto al Bilancio - ha chiuso Di Maio non cambia», in assenza di un cambio di passo sul fronte migratorio. Un altro fronte di tensione con Bruxelles si apre intanto sull’energia. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa ha fatto sapere che, nell’ambito dei negoziati tra Consiglio e Parlamento, relative al “Regolamento sul mercato interno dell’energia elettrica”, l’Italia ha ritirato la propria firma da un documento tecnico di lavoro, concedendosi più tempo per approfondire e se necessario rivedere le proprie posizioni. Il nodo è il “capacity market”: si valuta se siano più convenienti meccanismi flessibili o una riserva strategica per rispettare standard di emissione che tutelino in misura maggiore salute e ambiente.