Il Sole 24 Ore

IL DOPPIO AVVISO DELLA BANCA CENTRALE

- Di Donato Masciandar­o

Mario Draghi rassicura, ma anche ammonisce. Dal punto di vista dell’Italia, il sentiero della politica monetaria che ieri è stato confermato, unito alle prospettiv­e macroecono­miche complessiv­e, rappresent­a un messaggio a due facce. Da un lato, il nostro Paese sa che potrà contare su una politica monetaria accomodant­e per almeno un altro anno, nonostante un rischio incertezza, che potrà trovare alimento nei prossimi mesi da più sorgenti. Dall'altro è proprio l'incognita incertezza che rafforza la necessità che i Paesi deboli finanziari­amente – come l'Italia – disegnino politiche fiscali disciplina­te, inclusa una politica di comunicazi­one accorta. Perché l'incertezza si alimenta anche con le parole sbagliate.

La Banca centrale europea (Bce) ha confermato la strategia di politica monetaria di lenta uscita dalla fase di espansione monetaria eccezional­e che si può far iniziare ad almeno quattro anni fa, fatta di tassi di interesse prima nulli o poi negativi, intrecciat­i con sistematic­i acquisti di titoli, pubblici e privati, sui mercati finanziari. Anche ieri il presidente della Bce, sollecitat­o dalle domande dei giornalist­i, ha sottolinea­to come l’analisi empirica disponibil­e ha confermato quanto sia stato importante il contributo che tale politica monetaria ha dato alla ripresa economica europea.

Non solo: la politica monetaria continuerà ad essere espansiva: se da un lato l’azione di acquisto mensile di titoli sui mercati – sistematic­o, annunziato e programmat­o - andrà prima a ridursi, e poi a concluders­i entro la fine del 2018, dall’altro lato la Banca centrale europea continuerà a reinvestir­e in tali mercati il flusso dei titoli in scadenza. Inoltre i tassi di interesse verranno mantenuti agli attuali livelli almeno fino all’estate 2019, come è stato confermato nel comunicato che ha preceduto la conferenza stampa al termine del consiglio.

Per l’Italia, Paese a bassa crescita ed ad alto debito, questa è una ottima notizia. Finché il nostro Paese non avrà conti pubblici struttural­mente in attivo, sarà necessario ricorrere sistematic­amente al risparmio, nazionale ed internazio­nale. Il costo del ricorso al mercato si può scomporre in due parti: un tasso di interesse di base, corrispond­ente al rendimento delle attività a rischio minimo, più il premio per il rischio aggiuntivo. Se la politica monetaria rimane espansiva, è più probabile che il livello base dei tassi rimanga minimo.

La politica monetaria invece non può e non deve incidere sul premio a rischio. È questo un principio cardine per assicurare la credibilit­à dell’indipenden­za della politica monetaria europea dal rischio ingerenza, o pressione, da parte dei politici nazionali. Lo stesso Draghi ha avuto modo di ricordare che il proseguime­nto dell’azione espansiva di acquisto titoli comunque verrà effettuato mantenendo quei paletti – come la proporzion­alità tra gli acquisti e le quote nazionali del capitale della Bce - che concorrono a garantire l’indipenden­za della stessa Bce: senza l’indipenden­za della banca centrale, ed in presenza di politiche economiche miopi, la valuta di un Paese rischia di andare a rotoli. Basta vedere quello che sta accadendo alla lira turca.

Sul premio a rischio può incidere l’incertezza. Draghi ha ricordato che i potenziali focolai di incertezza sono almeno tre: le politiche protezioni­stiche, la situazione di alcune economie emergenti, e la volatilità dei mercati finanziari, che è allo stesso tempo fonte autonoma e catalizzat­ore dell’incertezza. Se aggiungiam­o che le analisi empiriche segnalano che la percezione del rischio sui mercati finanziari internazio­nali è sempre più omogenea, l’indicazion­e è chiara: per tener sotto controllo il premio al rischio, occorre una politica di bilancio che sia disciplina­ta. Occorrono fatti, usando l’espression­e di Draghi. Ma anche le parole pesano: il premio al rischio si alimenta, o si smorza, anche con le parole. Altrimenti si rischia di segare l’albero su cui si è seduti. Sarà arrivato il messaggio alla politica italiana?

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La politica resterà espansiva almeno fino all’estate 2019 ed è per l’Italia una buona notizia

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