Tempi lunghi e conflitti, i timori delle imprese
Dai ritardi il rischio di danni gravissimi al tessuto economico del Nord-Ovest
Gli imprenditori e le associazioni di categoria genovesi mostrano una (comprensibile) cautela nel commentare l’approvazione del decreto legge su Genova varato ieri sera dal consiglio dei ministri, con la formula «salvo intese», che lascia aperta la strada ad ampie modifiche del testo. Ma una posizione nettissima su chi debba essere il commissario per la ricostruzione è stata assunta da Confindustria Genova, secondo cui il Governo (che pur avendo individuato nel testo i poteri del commissario, non ha ancora indicato chi debba ricoprire l’incarico) deve scegliere il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
Ieri pomeriggio, in effetti, si è riunito il consiglio generale dell’associazione proprio per affrontare il tema dell’emergenza a seguito del crollo del Ponte Morandi. E gli oltre 60 imprenditori presenti hanno espresso, spiega una nota, «forte preoccupazione per il quadro di incertezza che sta scaturendo in questi ultimi giorni, con particolare riguardo alla nomina del commissario straordinario, che Confindustria Genova ritiene debba essere, per ruolo e competenze, il presidente della Regione Toti, e a scelte annunciate dal Governo, che rischiano di comportare ritardi nella ricostruzione del ponte, con danni gravissimi al tessuto economico e sociale del Nord Ovest e dell'intero Paese». Il consiglio sottolinea inoltre che, «in parallelo alla ricostruzione del viadotto», deve «proseguire celermente l’esecuzione del Terzo Valico ed essere avviata quanto prima la realizzazione della Gronda» autostradale del Ponente genovese.
Per il ponte, aggiunge il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini, «il fattore tempo è determinante. Il ripristino di condizioni normali per Genova passa attraverso la ricostruzione del ponte; ed è urgente partire con la demolizione di quel che resta del Morandi, per eliminare la zona rossa». Riguardo alle anticipazione date dal premier Conte in merito ai contenuti del decreto indirizzati alle imprese, quali facilitazioni fiscali, contributi di sostegno una tantum nonché zona franca urbana e zona logistica semplificata per il porto, Mondini è cauto. «Senza aver letto il testo del decreto è difficile dare una valutazione. Ma ci aspettiamo interventi per il breve e per il medio periodo. Le zone franche vanno bene per il medio ma se hanno una durata adeguata: i 12 mesi che erano indicati in una prima bozza del decreto, sarebbero pochi. Per le misure a breve bisogna vedere quanto siano davvero incisive per le diverse categorie di imprese».
Cautela anche da parte di Maurizio Caviglia, segretario generale della Cciaa di Genova. «È importante capire – afferma – quale sarà la perimetrazione della zona franca urbana e della zona logistica semplificata, per comprendere chi potrà ottenerne i benefici, rispetto alle aziende che sono state danneggiate dal crollo. E anche capire quali saranno i benefici concessi alle imprese che entreranno in quelle zone. Se fosse stabilita, ad esempio, una lunga esenzione dalle imposte, sarebbe positivo». Ai vertici camerali, viceversa, non piacerebbe se, come suggeriscono alcune indiscrezioni, il decreto garantisse supporto soltanto alle imprese che hanno subito, a causa del crollo, riduzioni di fatturato superiori al 25%.
Per Giampaolo Botta, direttore generale dell’associazione degli spedizionieri genovesi, «non si può commentare il decreto senza conoscerne il testo», ma sulla questione del commissario la sua posizione è netta: «È urgente nominarlo e deve essere espressione del territorio. Quindi o il governatore Toti o il sindaco di Genova, Marco Bucci».
Più possibilista, su questo punto, la posizione del presidente dell’Autorità di sistema portuale di Genova e Savona, Paolo Signorini. «La cosa importante è che il commissario sia una persona capace di fare sistema e in grado di dialogare sia col Governo che col territorio». Mentre in merito alle misure del decreto, Signorini sottolinea che «nel testo entrato in consiglio dei ministri era previsto che allo scalo fosse assegnato il 3% dell’Iva portuale. Mi auguro che quella misura sia rimasta, perché era l’unica concreta per il cluster del porto».