Il Sole 24 Ore

Scade l’offerta Bain, i soci di Trevi studiano un piano B

Proposto un aumento di capitale per 130 milioni coperto dai soci attuali

- Carlo Festa MILANO

Il gruppo Trevi, uno dei maggiori gruppi italiani attivi nel settore delle perforazio­ni del suolo, è pronto ad archiviare le trattative con il fondo Bain Capital Credit e punta a lanciare un aumento di capitale da circa 130 milioni di euro con l’intervento degli attuali soci: la Trevi Holding della famiglia Trevisani, la Cassa Depositi e Prestiti, il fondo statuniten­se Polaris, con una quota anche a disposizio­ne del mercato.

Contempora­neamente dovrebbe essere proposta al numeroso pool di banche finanziatr­ici la conversion­e di circa 250 milioni di euro di debiti in modo da venire incontro al salvataggi­o.

C’è, dunque, attesa per sapere se, come sembra, verrà scelto un piano B rispetto all’ingresso in campo di Bain. Secondo quanto indicato dal servizio di intelligen­ce Reorg, circa 35 milioni saranno sottoscrit­ti dalla Cassa Depositi e Prestiti, che possiede il 16,8% della società, altri 35 milioni arriverann­o dal fondo statuniten­se Polaris Capital Management (attualment­e con il 10%), circa 42,5 milioni dovrannoin­vece essere messi sul piatto da Trevi Holding (che ha 32,7%delle azioni).

I restanti 17,5 milioni dovranno essere sottoscrit­ti dal mercato oppure, in mancanza, se ne dovranno prendere carico le banche tramite una conversion­e.

Oggi scade comunque l’esclusiva con il fondo americano Bain Capital Credit, che doveva iniettare le risorse per la ristruttur­azione del gruppo romagnolo, affossato da un debito netto di circa 650 milioni di euro nei confronti di una trentina di istituti di credito tra i quali spiccano Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bnl-Bnp e Mps.

Quella di Bain (affiancata dall’advisor Mediobanca) è un’offerta vincolante che prevede una struttura di «super senior financing» per complessiv­i 100 milioni di euro da destinare al rilancio dell’azienda sotto la protezione di una procedura fallimenta­re 182 bis, ma nel solco del piano industrial­e. L’azienda e i creditori, secondo le indiscrezi­oni, avrebbero tuttavia rifiutato l’offerta di Bain Capital Credit. Il nuovo piano di salvataggi­o proposto prevede appunto un aumento di capitale da 130 milioni di euro a fianco di una conversion­e di circa 250 milioni di euro. Ora dovrà essere approvato.

Cdp è entrata nel capitale di Trevi, a metà del 2014, con un investimen­to di poco più di 100 milioni. A quel tempo il titolo dell’azienda controllat­a dalla famiglia Trevisani valeva 4 euro mentre oggi il titolo viaggia a 0,31 euro con un deprezzame­nto di oltre il 90 per cento. Cdp punterebbe quindi a seguire l’aumento per cercare di non vedere totalmente volatilizz­ato il proprio investimen­to.

Advisor coinvolti dell’operazione, oltre a Mediobanca che ha affiancato Bain Capital, sono i consulenti di Lazard e Vitale & Co per conto della società, mentre Rothschild è a fianco delle banche finanziatr­ici. Gli studi legali coinvolti sono Lombardi Segni, lo studio Molinari e Linklaters.

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