Scade l’offerta Bain, i soci di Trevi studiano un piano B
Proposto un aumento di capitale per 130 milioni coperto dai soci attuali
Il gruppo Trevi, uno dei maggiori gruppi italiani attivi nel settore delle perforazioni del suolo, è pronto ad archiviare le trattative con il fondo Bain Capital Credit e punta a lanciare un aumento di capitale da circa 130 milioni di euro con l’intervento degli attuali soci: la Trevi Holding della famiglia Trevisani, la Cassa Depositi e Prestiti, il fondo statunitense Polaris, con una quota anche a disposizione del mercato.
Contemporaneamente dovrebbe essere proposta al numeroso pool di banche finanziatrici la conversione di circa 250 milioni di euro di debiti in modo da venire incontro al salvataggio.
C’è, dunque, attesa per sapere se, come sembra, verrà scelto un piano B rispetto all’ingresso in campo di Bain. Secondo quanto indicato dal servizio di intelligence Reorg, circa 35 milioni saranno sottoscritti dalla Cassa Depositi e Prestiti, che possiede il 16,8% della società, altri 35 milioni arriveranno dal fondo statunitense Polaris Capital Management (attualmente con il 10%), circa 42,5 milioni dovrannoinvece essere messi sul piatto da Trevi Holding (che ha 32,7%delle azioni).
I restanti 17,5 milioni dovranno essere sottoscritti dal mercato oppure, in mancanza, se ne dovranno prendere carico le banche tramite una conversione.
Oggi scade comunque l’esclusiva con il fondo americano Bain Capital Credit, che doveva iniettare le risorse per la ristrutturazione del gruppo romagnolo, affossato da un debito netto di circa 650 milioni di euro nei confronti di una trentina di istituti di credito tra i quali spiccano Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bnl-Bnp e Mps.
Quella di Bain (affiancata dall’advisor Mediobanca) è un’offerta vincolante che prevede una struttura di «super senior financing» per complessivi 100 milioni di euro da destinare al rilancio dell’azienda sotto la protezione di una procedura fallimentare 182 bis, ma nel solco del piano industriale. L’azienda e i creditori, secondo le indiscrezioni, avrebbero tuttavia rifiutato l’offerta di Bain Capital Credit. Il nuovo piano di salvataggio proposto prevede appunto un aumento di capitale da 130 milioni di euro a fianco di una conversione di circa 250 milioni di euro. Ora dovrà essere approvato.
Cdp è entrata nel capitale di Trevi, a metà del 2014, con un investimento di poco più di 100 milioni. A quel tempo il titolo dell’azienda controllata dalla famiglia Trevisani valeva 4 euro mentre oggi il titolo viaggia a 0,31 euro con un deprezzamento di oltre il 90 per cento. Cdp punterebbe quindi a seguire l’aumento per cercare di non vedere totalmente volatilizzato il proprio investimento.
Advisor coinvolti dell’operazione, oltre a Mediobanca che ha affiancato Bain Capital, sono i consulenti di Lazard e Vitale & Co per conto della società, mentre Rothschild è a fianco delle banche finanziatrici. Gli studi legali coinvolti sono Lombardi Segni, lo studio Molinari e Linklaters.