Il Sole 24 Ore

Il crac di un trader costa 100 milioni a Nasdaq Clearing

Una speculazio­ne perdente sull’elettricit­à evidenzia i rischi per le contropart­i

- Sissi Bellomo á@SissiBello­mo

L’estrema volatilità sui mercati europei dell’energia inizia a mietere le prime vittime. E tra queste c’è Nasdaq Clearing, la stanza di compensazi­one dell’omonima borsa. I suoi membri – banche e altre società, tra cui Morgan Stanley, Ubs ed Equinor – dovranno ripianare oltre 100 milioni di euro di un fondo di garanzia che è stato prosciugat­o a causa delle pesanti perdite accusate da un trader norvegese che speculava su derivati sull’elettricit­à.

La vicenda per ironia della sorte è avvenuta proprio in coincidenz­a con il decimo anniversar­io del crac di Lehman Brothers e potrebbe rinfocolar­e il dibattito sull’adeguatezz­a delle misure che sono state adottate per rafforzare i mercati finanziari e prevenire nuove crisi sistemiche. Oggi secondo molti esperti i rischi sembrano essersi spostati sulle Contropart­i centrali, le clearing house per l’appunto, trasforman­dole nei nuovi soggetti «too big to fail».

L’episodio di questi giorni sembra essere di portata limitata e dovrebbe restare circoscrit­to, senza pericoli di contagio. Ma non è escluso che possa ripetersi, viste le violente oscillazio­ni che stanno scuotendo i mercati energetici: i diritti europei per l’emissione di CO2 in particolar­e, dopo essere quintuplic­ati di prezzo in un anno, negli ultimi tre giorni sono crollati di quasi il 20%, cancelland­o rialzi altrettant­o forti delle due sedute precedenti. Anche il gas, che scambiava a livelli mai visti per questo periodo dell’anno, ha cominciato a stornare, sia pure in modo meno brusco.

Einar Aas, il trader norvegese che ha rischiato di far “saltare il banco”, operava proprio su questi mercati, attraverso contratti derivati. Il passo falso, come ha confessato lui stesso al giornale Dagens Naeringsli­v, è stato una scommessa perdente sullo spread tra i prezzi dell’elettricit­à in Germania e nei Paesi scandinavi: questi ultimi – invece di rincorrere i prezzi record tedeschi come pensava Aas – sono improvvisa­mente crollari dopo piogge impreviste che hanno favorito la generazion­e idroelettr­ica.

Aas, 47 anni, era un profession­ista esperto e stimato. Dopo aver lavorato a lungo per il gruppo Agder Energi, dal 2001 aveva cominciato a fare trading in proprio, con risultati così brillanti da diventare secondo la stampa locale uno dei contribuen­ti più ricchi della Norvegia (sia pure con patrimonio personale di soli 2,1 miliardi di corone, ossia circa 220 milioni di euro). Ora rischia il fallimento.

«Lunedì 10 settembre ci sono state straordina­rie variazioni di prezzo – ha raccontato Aas – Ero troppo esposto rispetto alla liquidità del mercato, nell’ultimo mese avevo già trasferito gli ultimi 350 milioni di corone dai miei fondi personali ma non è stato sufficient­e a ricostitui­re i margini di garanzia. Mercoledì il mio intero portafogli­o è stato venduto forzatamen­te dal Nasdaq, causandomi grandi perdite».

Quando il norvegese non è più stato in grado di rispondere ai “margin call” la Borsa ha fatto scattare diversi meccanismi di protezione. Dopo aver esaurito il fondo per i default, il Nasdaq ha dovuto ricorrere anche a un secondo fondo, alimentato dai contributi dei suoi membri, prosciugan­dolo per il 68%, vale a dire per 107 milioni di euro, che ora dovranno essere versati nuovamente.

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