Sanzioni alla Russia, l’Italia è con la Ue ma chiede dialogo
Washington prepara una nuova ondata di restrizioni per il caso Skripal
A una settimana da un vertice europeo che sarà occasione per i capi di Stato e di governo europei di fare il punto anche sulla situazione internazionale, i Ventotto hanno rinnovato ieri per altri sei mesi le sanzioni contro alcune personalità responsabili della crisi in Ucraina e dell’annessione russa della Crimea. L’Italia ha sostenuto la misura, ma ha voluto sottolineare che la scelta non deve precludere l’impegno a sviluppare il dialogo con la Russia.
La decisione, presa all’unanimità a Bruxelles, era attesa e riguarda 155 persone e 44 entità, a cui viene impedito di viaggiare in Europa e le cui attività nell’Unione vengono congelate. Il pacchetto di misure fa parte di una serie di sanzioni prese nei confronti della Russia dopo la guerra civile che ha colpito l’Ucraina nel 2014 e che ha portato all’annessione della Crimea da parte di Mosca. Decisione mai riconosciuta dalla Ue.
«Una valutazione della situazione non ha giustificato un cambio di regime sanzionatorio», si legge in un comunicato del Consiglio. Le sanzioni sono state quindi rinnovate fino al 15 marzo 2019. A Bruxelles un diplomatico italiano ha confermato che approvando il rinnovo delle misure l’Italia ha inteso «ribadire il suo sostegno ai principi della convivenza internazionale e il suo contributo al sistema di sicurezza europeo, che per decenni ha garantito la pace sul nostro continente».
Ciò detto, il diplomatico ha voluto sottolineare che per i Ventotto le misure sanzionatorie restano «uno strumento, non un fine, per ristabilire la legalità internazionale». L’Italia «continua a ispirare il suo approccio nei confronti della Federazione Russa al principio del ‘doppio binario': in parallelo alla fermezza, riteniamo opportuno mantenere e sviluppare ulteriormente il dialogo con la Russia, quale interlocutore indispensabile per affrontare le molteplici sfide globali e le crisi regionali».
Fin dai tempi del premier Matteo Renzi, il governo italiano preme perché il rinnovo delle sanzioni contro Mosca non sia un automatismo. Addirittura nel contratto di governo firmato da Lega e Movimento Cinque Stelle si legge che «è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia». Va letta in questo contesto la precisazione della Farnesina sulla necessità comunque di mantenere in dialogo con la Federazione Russa, Paese cui l’Italia è legata da storici legami commerciali. Di Russia si potrebbe parlare anche nel vertice europeo di giovedì in Austria, anche se il rinnovo delle sanzioni più controverse, quelle economiche, verrà deciso in dicembre.
Ma il pericolo più grande viene da Washington. Nella ragnatela di sanzioni incombenti su Mosca, le più severe sono relative alle interferenze nelle elezioni del 2016. Ma l’amministrazione già ne minaccia altre, una seconda ondata relativa al caso Skripal, l’ex agente segreto avvelenato a Salisbury in marzo. Se la Russia non accetterà entro novembre ispezioni sull’uso di agenti chimici, ha detto ieri l’assistente segretario di Stato Manisha Singh al Congresso, «imporremo un secondo round di sanzioni».