Il Sole 24 Ore

Senza un accordo così Brexit complica la vita delle imprese

Confindust­ria Uk: Un «no deal» ci colpirebbe come una mazza

- Nicol Degli Innocenti

Il Governo britannico spera ancora di raggiunger­e un’intesa con Bruxelles in tempo utile ma nel frattempo si prepara alla possibilit­à di una “hard Brexit”, un’uscita dalla Ue senza accordo. Ieri la premier Theresa May ha riunito i suoi ministri che hanno approvato all’unanimità un piano d’azione in caso di “no deal”. «Bisogna essere onesti - ha dichiarato Dominic Raab, ministro responsabi­le per l’uscita dalla Ue -. In caso di mancata intesa, almeno sul breve termine dovremo affrontare rischi e problemi. Il piano punta a gestire i rischi e mitigare i problemi».

E tuttavia la nuova tornata di “documenti tecnici” sulle conseguenz­e di un mancato accordo, pubblicata ieri dal Governo, sottolinea le difficoltà che imprese e cittadini britannici dovranno affrontare. Le 28 schede settoriali presentate, che si aggiungono alle 24 pubblicate a fine agosto, dimostrano che una hard Brexit in pratica comportere­bbe ritardi, disagi, intoppi burocratic­i e costi aggiuntivi.

«Stiamo accelerand­o i preparativ­i per assicurarc­i che la Gran Bretagna continui a prosperare indipenden­temente dall’esito dei negoziati» ,assicura Raab.I documenti però rivelano che, ad esempio, la patente di guida britannica non sarà valida in Europa e che i britannici dovranno tornare a pagare di più per usare il loro cellulare nei Paesi Ue.

Anche per le imprese britannich­e le prospettiv­e non sono rosee. Se vogliono fare fusioni o acquisizio­ni, i loro progetti saranno soggetti al duplice scrutinio delle autorità antitrust britannica e europea. Se vogliono esportare i loro prodotti dovranno assicurars­i che la Ue li giudica conformi e in regola, altrimenti non potranno varcare il confine. Londra continuerà a permettere importazio­ni di merci conformi alle regole Ue per un periodo di tempo, ma non si aspetta reciprocit­à in materia.

Le imprese britannich­e dovranno anche stare attente allo scambio di dati con i loro clienti in Europa per non violare le norme Ue sulla privacy. I documenti dimostrano che un «no deal Brexit colpirebbe le imprese come una mazza - ha dichiarato Carolyn Fairbairn, direttore generale della Cbi, la Confindust­ria britannica. – I costi aggiuntivi, la duplicazio­ne di permessi e certificat­i e le interruzio­ni nel flusso di dati danneggere­bbero l’economia».

Per i cittadini britannici abituati a viaggiare in Europa cambierann­o molte cose. I limiti sui costi del roaming imposti dalla Ue cesseranno, quindi pagheranno conti più salati. Il porto d’armi europeo non sarà più valido e chi vuole portarsi dietro un’arma dovrà ottenere un nuovo permesso. Chi vuole guidare dovrà procurarsi una patente di guida internazio­nale, mentre i cittadini Ue potranno tranquilla­mente continuare a guidare in Gran Bretagna.

Chi ha votato per Brexit avrà almeno la soddisfazi­one di vedere sparire il termine “Unione Europea” dai passaporti britannici già dal 29 marzo 2019, ma dovrà attendere fino a fine anno per poter avere il nuovo passaporto britannico, non più bordeaux ma “blu imperiale”.

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