Il Sole 24 Ore

E le aziende americane fanno il conto dei danni

Pochissimi accettano l’invito di Trump di tornare a produrre negli States

- Riccardo Barlaam

Ogni volta che Trump invia un “tweet”, digita sul suo iPhone. Proprio con un “tweet” il presidente pochi giorni fa è tornato a chiedere ad Apple di riportare tutta la produzione in terra americana: «I prezzi di Apple aumenteran­no per gli alti dazi che stiamo per imporre alla Cina ma c’è una semplice soluzione per evitarle a ZERO tasse, anzi con incentivi fiscali. Venite a produrre negli Stati Uniti e non in Cina». L’iPhone pesa per oltre il 50% sui ricavi Apple, circa 30 miliardi $ a trimestre. Va a ruba in Cina, molto ricercato dalla classe media emergente che agli apparecchi di marche locali preferisce i prodotti premium occidental­i. Una nuova alzata di muri tariffari rischia di pesare enormement­e su Apple. Un boomerang sia in termini di aumento del costo del lavoro, con gli stabilimen­ti negli Usa, di almeno il 20% secondo gli analisti di Bank of America. E sia in termini di perdita di quote sul vivace mercato cinese, per gli inevitabil­i rincari del prezzo di vendita.

AmCham China, l’associazio­ne che rappresent­a il maggior numero di aziende Usa in Cina (vedi articolo sopra) ha inviato una richiesta alla Casa Bianca contro i nuovi dazi. Per dare più forza alla richiesta, la Camera di commercio americana in Cina ha presentato i risultati di una ricerca effettuata tra il 29 agosto e il 5 settembre su 430 associati, società americane che operano in Cina: due terzi di loro ritengono che quest’estate il loro business sia stato danneggiat­o dalla prima tranche di 50 miliardi di dazi anti-cinesi varata dall’amministra­zione Trump. E solo il 6% sta consideran­do seriamente la possibilit­à di tornare a produrre negli States, spostando i loro stabilimen­ti come richiesto dal presidente.

La scorsa settimana Trump ha detto che è pronto a imporre nuove tariffe commercial­i su 267 miliardi di prodotti cinesi, che andrebbero ad aggiungers­i ai 200 miliardi attesi per l’autunno. Gli uomini d’affari americani che operano in Cina sperano che il presidente ci ripensi. Se Washington dovesse confermare i nuovi dazi, Pechino è pronta a imporre, a sua volta, un aumento delle tariffe del 25% sulle importazio­ni di 5.207 prodotti americani.

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