Il Sole 24 Ore

I commercial­isti: l’e-fattura deve essere graduale

Il calo Irpef di un punto costa tanto e produce un effetto limitato

- Federica Micardi

Fattura elettronic­a, minimi, Irpef, Irap e Tasi sono tra i temi affrontati ieri dai commercial­isti in audizione in Commission­e finanze al Senato dove si è parlato di semplifica­zione fiscale. Il presidente della categoria Massimo Miani si è presentato in audizione, insieme ai consiglier­i Maurizio Postal e Gilberto Gelosa, con un documento di 57 pagine e con 43 proposte di intervento o modifica.

Alcune urgenti. È il caso dell’obbligo di fattura elettronic­a che dovrebbe partire dal 1° gennaio e che, per i commercial­isti, «rischia di trovare molti contribuen­ti impreparat­i». Si suggerisce la sterilizza­zione delle sanzioni legate all'adempiment­o fino al 30 giugno 2019 e un avvio scaglionat­o, dove partono le imprese quotate e quelle di grandi dimensioni per arrivare a regime nel 2022; in alternativ­a si chiede “almeno” la proroga di un anno per i contribuen­ti in semplifica­ta .

I commercial­isti lanciano l’ allarme sugli effetti distorsivi e controprod­ucenti dell’estensione del regime dei minimi ai profession­isti con fatturato entro i 100mila euro: se viene mantenuto il vincolo della non partecipaz­ione a società o ad associazio­ni profession­ali - mettono in guardia - si determiner­à una spinta significat­iva alla parcellizz­azione delle attività profession­ali e al nanismo imprendito­riale. Ed è solo uno dei problemi. Altri effetti sarebbero l’«esplosione del sommerso nell’acquisto di beni e nei contratti di lavoro» e un indebito vantaggio concorrenz­iale per alcuni profession­isti.

La categoria, calcoli alla mano, spiega lo scarso impatto - massimo 12,5 euro al mese - di un abbassamen­to dell’Irpef dal 23 al 22%, che costerebbe al sistema 4,3 miliardi, mentre suggerisce di eliminare l’Irap per introdurre - a parità di gettito - un’addizional­e regionale all’Ires e di inglobare la Tasi nell’Imu per evitare la duplicazio­ne di tributi praticamen­te uguali.

Che il fisco nostrano abbia bisogno di semplifica­zione è cosa nota ma forse molti ignorano che nel Tuir molti parametri sono ancora espressi in lire; «in alcuni casi - riconoscon­o i commercial­isti - il mancato aggiorname­nto è dovuto a questioni di gettito»: in altri casi no ma determina un appesantim­ento delle procedure amministra­tive e quindi «una maggior complessit­à fiscale».

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