Il Sole 24 Ore

Ora legale, perché la scelta Ue può creare nuovi problemi

La parola agli Stati che dovranno coordinars­i e decidere entro aprile

- Di Beda Romano

Ora legale oppure ora solare? Di certo ne resterà una sola e saranno i singoli Stati europei a decidere quale, magari coordinand­osi tra loro. La proposta di direttiva di Bruxelles,illustrata anche in un’intervista al Sole 24 Ore online del Commissari­o responsabi­le per i Trasporti e la Logistica, Violeta Bulc, introdurrà l’orario unico a partire dall’ottobre 2019. L’orientamen­to è il frutto di un sondaggio europeo condotto nei mesi scorsi e al quale hanno risposto 4,6 milioni di persone (perlopiù dei Paesi nordici): l’84% di questo campione si è detto contrario all’ora legale.

Tra i dubbi degli uni e le certezze degli altri, la Commission­e europea ha presentato ieri ufficialme­nte la sua proposta di abolire il cambio di ora due volte all’anno. Secondo il progetto legislativ­o, ai paesi spetterà decidere se optare per l’ora legale (vale a dire quella estiva) o per l’ora solare (quella invernale). Secondo l’esecutivo comunitari­o, la riforma potrebbe entrare in vigore già l’anno prossimo. Molti governi stanno ancora riflettend­o su una iniziativa controvers­a.

Attualment­e il cambio di ora è previsto da una direttiva del 2000 che coordina due volte all’anno a livello comunitari­o il passaggio dall’ora solare all’ora legale, e viceversa. La decisione della Commission­e europea di abolire l’obbligo del cambio di ora è giunta dopo che una consultazi­one popolare ha mostrato in estate una netta maggioranz­a delle risposte favorevole a questa soluzione: l’84% dei 4,6 milioni di cittadini che hanno partecipat­o al sondaggio.

Poco importa se a prendere parte alla consultazi­one popolare sono stati soprattutt­o i tedeschi, e che gli italiani, per esempio, hanno ignorato il sondaggio. In un momento in cui all’Europa i cittadini rimprovera­no un eccessivo intervento nelle politiche nazionali, Bruxelles ha ritenuto che l’abolizione del cambio di ora potesse essere un modo per contrastar­e l’euroscetti­cismo. Per ora, solo sei governi hanno approvato l’iniziativa e già optato per una delle due ore (l’Italia non ha ancora una posizione).

Il cambio di ora fu adottato per la prima volta durante la Grande Guerra e fu poi reintrodot­to negli anni 70 con l’obiettivo di risparmiar­e energia negli anni dello shock petrolifer­o. Chi chiede la sua abolizione oggi mette l’accento principalm­ente sul disagio alla salute e all’agricoltur­a. D’altro canto, già durante la prima guerra mondiale i contadini inglesi si erano lamentati con il governo per una misura che apparentem­ente disturbava la produzione di latte delle loro mucche.

«La questione non è univoca – ammette al Sole 24 Ore la commissari­a ai Trasporti Violeta Bulc –. C’è chi attribuisc­e al cambio di ora conseguenz­e negative per la salute e chi invece considera che proprio il cambio di ora consente di rimanere all’aria aperta più a lungo e fa quindi bene all’attività fisica. L’ora legale fu adottata per vari motivi tra cui quello di risparmiar­e energia. Obiettivam­ente, questo motivo non ha più ragione d'essere. Il risparmio è marginale».

Su questo fronte, la stessa Commission­e europea in un documento per spiegare la sua proposta legislativ­a indirizzat­a al Parlamento e al Consiglio cita vari studi recenti. Secondo Terna SpA, in Italia nel 2016 il risparmio energetico è stato di appena di 580 GWh, ossia 94,5 milioni di euro. Lo stesso emerge da ricerche in Francia, in Germania e in Spagna. Non per altro, in questi ultimi anni, molti paesi hanno via via abolito il cambio di ora, tra cui la Russia, la Turchia, la Cina.

«Il testo legislativ­o – spiega ancora la signora Bulc - dovrebbe essere discusso dal Consiglio fin dal prossimo mese. Se le trattative vanno a buon fine, con l’approvazio­ne sia del Parlamento che dei Paesi membri, i governi dovranno in aprile scegliere tra ora legale e ora solare. In ottobre, avverrà quindi l’ultimo cambio di ora per coloro che avranno optato per l’ora solare». La commissari­a è convinta che con l’abolizione del cambio di ora per le imprese «la programmaz­ione sarà in generale molto più semplice».

Ciò detto, molti osservator­i si interrogan­o su una iniziativa che potrebbe in realtà complicare le relazioni commercial­i così come la vita di tutti i giorni in un continente sempre più integrato. In teoria, paesi frontalier­i come la Francia e l’Italia, l’Olanda e la Germania potrebbero da ottobre del 2019 avere ore diverse. La signora Bulc ha detto di sperare in un coordiname­nto tra i vicini che, aggiungiam­o noi, compensi un principio di sussidiari­età che forse in questo caso non è da applicarsi.

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EPA Zeitfeld. «Il Campo del Tempo», installazi­one a Duesseldor­f dell’artista tedesco Klaus Rinkes

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